Sorvolando sul fatto che non riuscivo a collegarmi a internet, causa guasto del pc, guasto della rete telefonica e impegni vari, e sorvolando sul fatto che avrei da scrivere quattro parole su un libro, oggi vorrei semplicemente narrare una gita in auto.
Il piano era semplice: io, la mitica Q (lei capirà) e due amici avremmo imboccato l'autostrada e saremmo andati a perdere tempo al centro commerciale di Castelvetrano. Semplice, tanto l'autostrada è sempre dritta, l'auto ha il pieno e noi ragazze ci siamo andate talmente tante volte che, anche se non eravamo noi a guidare, la strada ce la ricordiamo. Sbagliato. Oh Castiel, se ci sbagliavamo!
Eravamo in auto belli tranquilli e allegri, parlando e straparlando di tutto e di più, quando all'improvviso S. decide di metterci al corrente di un suo lecito timore:
Mica sbagliamo uscita e andiamo a finire a Palermo?
Io e Q., quasi in coro, ridendo: mafffigurati se capita a noi! Stai tranquillo che NON SBAGLIAMO NULLA!
Ecco, sospetto che mi sono tirata sfiga da sola. Per qualche strano motivo, la nostra sicurezza non tranquillizza il nostro amico. L'altro è talmente concentrato sul non fare casini mentre guida che ci dà carta bianca:
Boh, ditemi voi dove devo girare.
E noi ragazze: vai tranquillo, ancora ce n'è.
Il problema è che non immaginavamo quanto fosse vero...
S. vede un piccolo cartello che indica una uscita imminente per Castelvetrano e la indica al guidatore.
E lì iniziò la breve diatriba:
No, S., vedi che non è questa.
No, è questa! C'è scritto!
Non può essere, è troppo presto!
Picciò, può essere mai se c'è scritto così? E se poi sbagliamo e andiamo a Palermo?
Ma siamo appena passati da Mazara e non siamo ancora passati da Campobello di Mazara!
Dai, giriamo, tanto che può succedere? Almeno non andiamo a finire a Palermo!
E insomma, tanto fu detto, tanto non fu detto (noi pensammo di ricordare male, nessuno è infallibile), il guidatore ascoltò l'amico seduto al suo fianco e svoltò verso l'uscita dall'autostrada.
Dopo una manciata di minuti, Q. dice:
Io non me la ricordavo così, questa strada...
A dirla tutta, non me la ricordo così nemmeno io..., ammetto.
Qualche minuto dopo ci fu tutto chiaro: era l'uscita sbagliata e per di più siamo finiti in mezzo al nulla. E quando dico "nulla" è davvero il nulla.
Nessuna abitazione, nessuna macchina, solo terra, erba, alberi e ruderi abbandonati mezzi crollati. Vi mostro qualche scatto:
Vi lascio immaginare la gioia nello scorgere le prime tracce di vita, sebbene non ci aspettassimo di incappare in un "attraversamento pecorale" (cit. by Q.). Approfittiamo della presenza del pastore per chiedere informazioni, per sapere se da lì si potesse andare a Castelvetrano. La risposta lascia tutti basiti: quattro siciliani restano muti davanti ad un siciliano che parla siciliano.
'Azz ha detto? chiedo a Q.
Boh! risponde lei.
Illuminante.
Capiamo il messaggio dal linguaggio del corpo: non lo sapeva con precisione.
Ci fa segno di aspettare con la mano e va a chiedere alla macchina che si trovava sull'altra corsia, anch'essa solitaria e bloccata dagli animali lanuginosi. Torna da noi e dice che sì, questa strada alla fine porta a Castelvetrano.
Salutiamo e via, verso altri campi, verso altra natura solitaria, ogni tanto un palo a comunicare che lì ogni tanto passa qualche essere umano. Mentre tutti, io compresa, pensiamo che è a questo punto che di solito spunta il serial killer... e io ho più motivi degli altri per preoccuparmi perché di solito la stronza è l'ultima ad essere ammazzata.
Finalmente, dopo un tempo indeterminato, cominciano a vedersi un paio di case, qui e là.
Purtroppo arriviamo anche ad un bivio: dove si va? Visto che S. diceva una direzione, scherzavamo dicendo che forse era meglio andare nella direzione opposta. Cosa strana, decisi di essere ragionevole e proposi di tornare indietro di un paio di metri perché in prossimità di un cancello c'era un uomo. Fortuna volle che un'auto passasse di lì. Il nostro guidatore si fermò in mezzo alla strada costringendo l'auto a fermarsi. Prima che potesse affibbiarci qualche brutto epiteto, S. chiede "Scusi, per Castelvetrano?"
L'uomo sorride beffardo, come se un po' non ci credesse, ma sembra pensare "Come siete arrivati fin qui? Dite sul serio?". Invece l'uomo, gentilissimo, ci spiegò la strada e, vedendoci confusi e incerti, ci propose di seguirlo. A me la storia sapeva ancora di film horror; dopo tutto (attenzione spoiler) in La maschera di cera il vecchietto che da un passaggio ai giovani era complice dei killer della storia.
Però sto zitta. Sesto senso, credo.
Dopo pochi minuti siamo di nuovo nel ventunesimo secolo, con case, palazzi, auto e persone.
Gridiamo al MIRACOLO.
L'uomo accosta e ci dice che siamo arrivati, questa è Castelvetrano. A quel punto S. chiede indicazioni per raggiungere il centro commerciale. Dopo un attimo di meraviglia, l'uomo si mette a ridere. Affascinante, comunque... Poi ci dice che siamo praticamente dalla parte opposta e di seguirlo.
Lo seguiamo, concedendoci di pensare con ottimismo che, nonostante ci siamo persi, nonostante siano passate due ore dalla partenza e di arrivare ancora non se ne vedeva l'ombra, almeno abbiamo visto una città che non avevamo mai visitato.
Ad un certo punto perdiamo di vista l'uomo gentile e S. indica un'auto e dice "Eccolo!".
Peccato che l'auto che stavamo seguendo era blu scuro, non nera.
Lo abbiamo perso.
Altri cittadini da infastidire con le nostre domande ma ce l'abbiamo fatta. Q. ed io riconosciamo il raccordo, gli edifici e quant'altro. Ci siamo, adesso sappiamo dove siamo e che stiamo finalmente arrivando.
Lieto fine, tra centro commerciale e McDonald.
Al ritorno ha guidato Q. e non c'è stato nessun intoppo. Però c'è stata una scena particolare: Q. era indecisa tra tentare un sorpasso in autostrada oppure no. Accelerava ma poi S. le diceva di stare attenta e lei rallentava. In fondo non era la sua macchina e non aveva mai guidato un'auto di quel vecchio modello. Ha provato di nuovo, ma ancora i ragazzi le dicevano di stare attenta, ma adesso il tizio davanti a noi stava andando davvero piano. Lei era stanca del rallentamento inutile, lo spazio c'era, l'auto ce la faceva, ma i ragazzi le dicevano di stare attenta e quel tentativo di sorpasso si stava prolungando troppo. Mentre i ragazzi continuavano a dirle di sorpassare facendo molta attenzione io mi sono messa a gridare con entusiasmo, stile ultras:
VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI!
Inutile dire che ce l'ha fatta alla grande e con precisione. E che alla fine è stata una gita folle però anche allegra e divertente.
Beh, questo è semplicemente girl power, alla faccia di chi dice che i maschi guidano meglio delle femmine!
Ecco, sospetto che mi sono tirata sfiga da sola. Per qualche strano motivo, la nostra sicurezza non tranquillizza il nostro amico. L'altro è talmente concentrato sul non fare casini mentre guida che ci dà carta bianca:
Boh, ditemi voi dove devo girare.
E noi ragazze: vai tranquillo, ancora ce n'è.
Il problema è che non immaginavamo quanto fosse vero...
S. vede un piccolo cartello che indica una uscita imminente per Castelvetrano e la indica al guidatore.
E lì iniziò la breve diatriba:
No, S., vedi che non è questa.
No, è questa! C'è scritto!
Non può essere, è troppo presto!
Picciò, può essere mai se c'è scritto così? E se poi sbagliamo e andiamo a Palermo?
Ma siamo appena passati da Mazara e non siamo ancora passati da Campobello di Mazara!
Dai, giriamo, tanto che può succedere? Almeno non andiamo a finire a Palermo!
E insomma, tanto fu detto, tanto non fu detto (noi pensammo di ricordare male, nessuno è infallibile), il guidatore ascoltò l'amico seduto al suo fianco e svoltò verso l'uscita dall'autostrada.
Dopo una manciata di minuti, Q. dice:
Io non me la ricordavo così, questa strada...
A dirla tutta, non me la ricordo così nemmeno io..., ammetto.
Qualche minuto dopo ci fu tutto chiaro: era l'uscita sbagliata e per di più siamo finiti in mezzo al nulla. E quando dico "nulla" è davvero il nulla.
Nessuna abitazione, nessuna macchina, solo terra, erba, alberi e ruderi abbandonati mezzi crollati. Vi mostro qualche scatto:
Per fortuna di bivi non ce n'erano molti... |
E QUESTO E' TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO VISTO PER TRE QUARTI D'ORA. DITEMI VOI SE NON SEMBRA L'INIZIO DI UN FILM HORROR. |
'Azz ha detto? chiedo a Q.
Boh! risponde lei.
Illuminante.
Capiamo il messaggio dal linguaggio del corpo: non lo sapeva con precisione.
Ci fa segno di aspettare con la mano e va a chiedere alla macchina che si trovava sull'altra corsia, anch'essa solitaria e bloccata dagli animali lanuginosi. Torna da noi e dice che sì, questa strada alla fine porta a Castelvetrano.
Salutiamo e via, verso altri campi, verso altra natura solitaria, ogni tanto un palo a comunicare che lì ogni tanto passa qualche essere umano. Mentre tutti, io compresa, pensiamo che è a questo punto che di solito spunta il serial killer... e io ho più motivi degli altri per preoccuparmi perché di solito la stronza è l'ultima ad essere ammazzata.
Finalmente, dopo un tempo indeterminato, cominciano a vedersi un paio di case, qui e là.
Purtroppo arriviamo anche ad un bivio: dove si va? Visto che S. diceva una direzione, scherzavamo dicendo che forse era meglio andare nella direzione opposta. Cosa strana, decisi di essere ragionevole e proposi di tornare indietro di un paio di metri perché in prossimità di un cancello c'era un uomo. Fortuna volle che un'auto passasse di lì. Il nostro guidatore si fermò in mezzo alla strada costringendo l'auto a fermarsi. Prima che potesse affibbiarci qualche brutto epiteto, S. chiede "Scusi, per Castelvetrano?"
L'uomo sorride beffardo, come se un po' non ci credesse, ma sembra pensare "Come siete arrivati fin qui? Dite sul serio?". Invece l'uomo, gentilissimo, ci spiegò la strada e, vedendoci confusi e incerti, ci propose di seguirlo. A me la storia sapeva ancora di film horror; dopo tutto (attenzione spoiler) in La maschera di cera il vecchietto che da un passaggio ai giovani era complice dei killer della storia.
Però sto zitta. Sesto senso, credo.
Dopo pochi minuti siamo di nuovo nel ventunesimo secolo, con case, palazzi, auto e persone.
Gridiamo al MIRACOLO.
Questo arco ho scoperto poi essere il confine tra Castelvetrano e Campobello di Mazara. O almeno credo. |
Lo seguiamo, concedendoci di pensare con ottimismo che, nonostante ci siamo persi, nonostante siano passate due ore dalla partenza e di arrivare ancora non se ne vedeva l'ombra, almeno abbiamo visto una città che non avevamo mai visitato.
Ad un certo punto perdiamo di vista l'uomo gentile e S. indica un'auto e dice "Eccolo!".
Peccato che l'auto che stavamo seguendo era blu scuro, non nera.
Lo abbiamo perso.
Altri cittadini da infastidire con le nostre domande ma ce l'abbiamo fatta. Q. ed io riconosciamo il raccordo, gli edifici e quant'altro. Ci siamo, adesso sappiamo dove siamo e che stiamo finalmente arrivando.
Lieto fine, tra centro commerciale e McDonald.
Al ritorno ha guidato Q. e non c'è stato nessun intoppo. Però c'è stata una scena particolare: Q. era indecisa tra tentare un sorpasso in autostrada oppure no. Accelerava ma poi S. le diceva di stare attenta e lei rallentava. In fondo non era la sua macchina e non aveva mai guidato un'auto di quel vecchio modello. Ha provato di nuovo, ma ancora i ragazzi le dicevano di stare attenta, ma adesso il tizio davanti a noi stava andando davvero piano. Lei era stanca del rallentamento inutile, lo spazio c'era, l'auto ce la faceva, ma i ragazzi le dicevano di stare attenta e quel tentativo di sorpasso si stava prolungando troppo. Mentre i ragazzi continuavano a dirle di sorpassare facendo molta attenzione io mi sono messa a gridare con entusiasmo, stile ultras:
VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI! VAI!
Inutile dire che ce l'ha fatta alla grande e con precisione. E che alla fine è stata una gita folle però anche allegra e divertente.
Beh, questo è semplicemente girl power, alla faccia di chi dice che i maschi guidano meglio delle femmine!
Ahahah :) mi hai fatto ricordare quella volta in cui io e due mie amiche ci siamo perse a Piedi a Palermo!! Mezz'ora a girare invano ;)
RispondiEliminaAhahahaha oddio, un incubo! :D
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