martedì 23 ottobre 2012

Io & gli emittenti religiosi.

Inizio con il dichiarare che sono agnostica e io non ho nulla contro le religioni e la spiritualità. Io ce l' ho con gli emittenti della religione. Non mi interessa se uno è cattolico, buddhista, hippy, prete, o commerciante: mi girano male le ovaie quando si cerca di convertire a forza qualcuno, di proteggere un pedofilo indipendentemente dal mestiere che pratica; ma quello che mi fa incazzare oltre ogni misura civile sono le prediche minatorie che dimostrano soltanto violenza psicologica e tanta ignoranza.
Dalla home di Facebook, noto questo post e spinta dalla curiosità vado a leggere.


Halloween e Cristianesimo.
Ora non mi venite a dire che il Cristianesimo è una religione del tutto originale, perché non è vero. Molte festività, quali Natale e Capodanno, non solo casualmente si svolgono durante giornate che i "pagani" dedicavano alle loro festività, ma persino simboli come l' albero addobbato sono elementi presenti anche in epoche precedenti alla nascita del Cristianesimo. E questo non lo dico io, non l' hanno inventato gli storici i satanisti o gli scienziati: esistono reperti storici, oggettistica e documentazione CONCRETI.
Quindi non serve additare questo o quell' altro come "MALE", perché se lo dite voi allora noi tutti ci dobbiamo credere oppure siamo "maligni" pure noi. E forse qualcuno potrebbe dire "Hey, signorina, si calmi: non la voglio convincere con la forza". Ebbene, conosco molta gente religiosissima che, pur manifestando questa obiezione, in realtà non sono coerenti con i fatti. Qualora ritengo possibile che un Cristiano possa dire e realmente accettare le diverse credenze altrui, spesso mi sono ritrovata di fronte ad un sostanziale cambiamento di comportamento. In breve, è capitato che si dicesse "va bene, puoi pensarla come vuoi"  e poi venir trattati diversamente, quasi non si fosse più degni di rispetto.

Ma torniamo a Halloween.
Halloween era, secondo la tradizione celtica, una festività sacra che rappresentava la fine dell' estate e l' ultimo raccolto.
L' articolo dice espressamente:
"... Di carnevalate oscene ve ne sono a iosa, cui vanno aggiunte le veglie sataniche mascherate proposte da alcuni gruppi..." 
 
Questa dichiarazione è fallace.
Mascherate sataniche? Ma di grazia, cosa state dicendo? 
Secondo la tradizione celtica, durante questa festività per loro Sacra (e già soltanto per questo, per un senso di rispetto verso la spiritualità altrui, che si tratti indipendentemente di vivi o di persone vissute secoli fa), il velo tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti si faceva molto sottile, permettendo così un contatto più stretto tra vivi e morti. Durante questa festa si rendeva onore ai morti e si credeva che i morti tornassero nei luoghi dove avevano vissuto e che cercassero i loro cari ancora in vita.
Vi ricorda forse qualcosa? Ad esempio un certo 2 Novembre?
In ogni caso, l' unico accenno che ho trovato dalle mie ricerche su internet riguardo i "demoni" e il mascherarsi, riguarda l' intenzione di nascondersi dagli spiriti maligni (che potevano tornare insieme ai "buoni") confondendosi in mezzo a loro con la stessa APPARENZA.

La loro tesi basata su stregoneria e satanismo è altrettanto fallace.
E' vero che si facevano riti propiziatori, offrendo frutta o carni; ma è davvero così tanto diverso dal pregare? Cambia la forma, ma la sostanza non è forse la medesima? Ossia sperare che qualcuno più grande e più forte di noi ci aiuti?

Tutte le religioni sono state, sia in origine che in seguito, fortemente contrastate da altre religioni. Quindi finiamola di fare le vittime, di accusare i musulmani di voler uccidere il Cristianesimo, di parlare degli atei come del diavolo, come se fossero un pugno nell' occhio del buon samaritano innocente, e cose simili. Conosco atei che sono persone così generose, altruiste e MORALI, da far invidia ad un cristiano che va ogni domenica in messa e che trascorre il resto della settimana a giudicare, quando il loro stesso credo impone loro di porgere l' altra guancia e di non giudicare. Gesù non disse forse "Chi è senza peccato scagli la prima pietra"? Allora perché lanciate sassi sulle tradizioni altrui?

La spiritualità è un fatto RIGOROSAMENTE PRIVATO E PERSONALE e le modalità non dovrebbero essere fonte di aspre critiche e di comportamenti ingiusti, bensì di unione contro chi davvero ha commesso e commette atti ignobili quali assassinii e violenze.

venerdì 19 ottobre 2012

Storie di ordinaria follia.

Come si dice da queste parti, gira vota e firria siamo sempre allo stesso punto. Se non lo siete, buon per voi.
Cose strane capitano a tutti, forse solo un eremita fa eccezione. Sto facendo un trasloco di tutta la roba che ho sul mio pc al portatile di Genitrice per riformattare e provare a risolvere errori di sistema. Non chiedetemi cosa cazzo ho detto o cosa ho fatto e farò perché non ne è ho la più pallida idea. Se proprio volete saperlo, chiedete a Fratello, che è tutta farina del suo sacco. Io e la tecnologia non abbiamo feeling, per quanto io possa corteggiarla e blandirla teneramente.
Per comprendere i motivi che spingessero il mio pc a rallentare manco fosse in una corsia a senso unico dietro una Fiat Uno guidata da un ottantenne attempato sprovvisto di occhiali anti miopia (che poi bisogna dirlo, nel mio quartiere e nei dintorni gli anziani mi fanno corse da Formula Uno), è stato necessario corrompere Fratello. Mi ha spiegato il problema e come risolverlo ma non potrei ripeterlo nemmeno se fosse in gioco la vita mia e dell' intera Europa. Vié, si salverebbero giusto gli svedesi, tanto quelli hanno soluzione per tutto. Insomma, non c' ho capito na beneamata mazza. E lui lo sa, perciò ha tradotto a livello di comunicazione demens, ossia il mio. "Prendi il cavetto con le estremità uguali che sta in posto X", dove X sta per "nell' angolo più recondito del ripostiglio". Roba che se mi diceva di cercarla in una discarica abusiva facevo prima. Comunque, da ignorante che ignora, non sapevo che cippa fosse. Per fortuna non c' erano altri fili dentro quella scatola o sarei ancora immersa in paccottiglia varia. Quindi trasloco un sacco di cartelle. Il prossimo passo lo delego a Fratello, che lui di 'ste cose ne capisce.

Non è il primo intoppo tecnologico, questo. Il mio I-pod, per esempio, perse tutti i pixel dello schermo dopo una settimana che lo usavo. E dire che ero riuscita a non farlo cadere per terra! Va beh, in fondo mi serviva per la musica, ché senza andare a scuola era un problema. Sennonché, trascorso un anno, le canzoni subivano dei trucchi degni del mago Silvan: o mi sparivano oppure si troncavano a metà. Ero nel bel mezzo del filo logico di un testo che PUFF! iniziava qualcosa di un altro genere senza preavviso. Maledetto!

E ancora mi viene da ridere, se penso a quella volta, due anni fa, che dimenticai di avere in mano il cellulare, oltre all' indumento che stavo lanciando da piano terra al balcone. Non potei fare altro che assistere impotente al cellulare che ruotando su se stesso andò a sbattere contro il balcone, poi su un muretto e infine rotolò lungo lo scivolo del garage. Penso fosse fatto con i pezzi di scarto di Iron Man perché non si fece nulla. Rimase completamente intatto, nemmeno un graffietto.
Cadde anche in una pozzanghera, e anche stavolta sopravvisse. Non per molto, comunque.

La scorsa settimana stavo per avere un dannato infarto.
Dormivo beata quando una voce maschile mi giunge all' orecchio e fastidioso si insinua tra le nubi di Morfeo. Con un principio di incazzatura (già presente anche prima, visto che sapevo di dovermi alzare molto presto) riconosco la televisione del piano sottostante di casa mia e penso che Fratello, per farsi uno spuntino notturno, si sia acceso la tv, non curandosi di abbassare il volume. Aspetto quei cinque minuti che magari ha tra le mani una merendina e non trova il telecomando. Alla voce maschile si aggiunge una voce femminile e sirene di sottofondo. Ora basta, vado a reclamare. Mi avvicino alla scala e noto una cosa strana: la luce è spenta. Non va bene, non ha senso. Acchiappo un ombrello lì vicino e chiamo "Hey?! Oh-ooh??" ma non risponde nessuno. Cazzo ho sonno, fatemi dormire o non vi dico che ci faccio con questo ombrello! Scendo, accendo la luce e... niente. Niente; sono le tre, nessun intruso, la tv chissà come si è accesa da sola. La tv sta prendendo vita!

Magari un giorno sarà consapevole di cosa trasmette, e deciderà di sbarazzarsi (e di sbarazzarmi) di programmi scomodi quali Pomeriggio 5, tutti quelli firmati Maria de Filippi, di tutta la montagna di miniserie italiane semi-omologate con Gabriel Garko, la Arcuri e compagnia briscola (manco avessimo solo questi attori, per la miseria!). E poi: L' onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna, Un amore e una vendetta, Il lupo e la Colomba (no, aspé, quest' ultimo è un intruso con nessun nesso; difatti è un capolavoro nel suo genere)  ma che davvero? Che minchia di titoli sono? Vi illudete forse di competere con il successo mondiale e secolare di Orgoglio e pregiudizio?
Per non parlare di RIS, misera imitazione delle serie di CSI, che fa solo ridere (o piangere, dipende da come gira l' umore). Ma perché? Ne abbiamo davvero bisogno?
Se poi mi metto a parlare dei vari telefilm di mafia non finisco più, stendiamo un velo pietoso e stop.

sabato 13 ottobre 2012

Inglese al liceo.

E niente, poco fa pensavo a una cosa che mi è successa al liceo.
Al liceo mi piaceva l' inglese; mi sembrava una lingua affascinante, anche perché senza nessun impegno avevo 9. Non conoscevo la "brutta copia" nei compiti di inglese, e in mezz' ora avevo finito il mio e quello di qualcun altro. Mai aperto il libro di inglese, SE portavo il libro a scuola (mica ero un mulo, che mi trascinavo appresso quaranta libri al giorno) era per scarabocchiarci sopra, oppure per metterlo sotto il banco che tremava. Tenevo il mio piccolo vocabolario Oxford sempre nello zaino perché non mi ricordavo mai il giorno delle verifiche (lo scoprivo sempre nel medesimo dialogo sull' autobus, con la mia compagna di banco che domandava "Hai studiato per il compito di inglese?" e io "Perché, quando è?"). I compiti li facevo tra le domande del prof  "Avete fatto i compiti?",  "A che pagina erano?" e "State zitti almeno un minuto". I brani di letteratura da imparare a memoria li studiavo mentre l' autobus mi portava a scuola.
Poi venne il giorno che il caro prof dovette assentarsi a lungo. Non so per quanto tempo mi mangiai le unghie. Perché le lezioni con quel prof erano delle migliori, quanto la prof di musica che ci faceva vedere in classe il film The Blues Brothers e le partite di pallavolo. Probabilmente la voce calda e leggera del prof mi induceva in dormiveglia, fase notoriamente nota come la preferita dei miei neuroni per mettersi in moto. Per dire, meno facevo più imparavo.
Di facce nuove, quindi, ne vedevamo in quantità. Di minimo dieci professori, non ne odiai solo una (che riuscì a capire il declino del mio voto nonostante non le avessi detto niente). E una la detestai con tutta me stessa, credo che pure lei se ne fosse accorta nonostante non le rivolgessi parola.
Forse la signora non aveva ben capito che eravamo diciassettenni in quarta o quinta superiore e non un branco di scolaretti ritardati. I compiti che ci assegnava erano di una demenza unica, roba che il test di "conoscenza" della prima media a confronto era un test universitario. E mi ricordo di questa volta che la tizia chiese ad una ragazza di leggerle la traduzione italiano-->inglese che aveva fatto. La ragazza se ne venne fuori con un termine che nel contesto era opportuno quanto mettersi a ridere sonoramente ad un funerale. Era più o meno al livello intellettuale di "Io non banana".
La prof chiese perché avesse usato quel termine e la ragazza, solita paraculo, rispose che "il vocabolario diceva anche così". Mah, secondo me ha tirato a caso. Poi fai tu.
La prof a quel punto ha avuto il coraggio di affermare che non lo sapeva. NON LO SAPEVA e VA AVANTI. Com'era che diceva Bonolis al gioco dei pacchi sulla Rai: scavicchi ma non apra.
Mi incazzai; cara prof, io già non ti posso vedere, vediamo se può andare peggio: alzai la mano per parlare. Tanto vale essere gentili prima di tentare lo sputtanamento pubblico. Si sa, a volte i liceali sono belve feroci. E poi ero risentita verso tutti, che le leccavano il culo, facevano le simpatiche, le secchione, mentre al nostro Professore impedivano di fare il suo mestiere.
Io e la tizia abbiamo avuto uno scambio di occhiate, la mia diceva "Sappia che quello che dirà influenzerà da adesso fino alla fine del suo mandato ciò che io penso di lei" e il suo diceva "Ma te frequenti questa classe o sei nuova? Suvvia, ci sono cinque gradi qui dentro e manco una fottuta stufetta".

Nella mia testa suonò la sigla de "Il buono, il brutto e il cattivo", suoneria del terrificante prof di matematica. E già capite l' aria intrisa di tetra inquietudine.



Io: Prof, tale termine non significa *sinonimo1, 2, 3 e 4* ?
Tizia, con aria truce, quasi le avessi fatto la ceretta a tradimento: Sì, quindi?
Io: Com' è possibile che significhi anche qualcosa che non assomiglia per niente al senso degli altri sinonimi?
Tizia: Se la tua compagna dice che il vocabolario lo porta allora vuol dire che è così e che si può fare.

Lampi e tuoni. L' ha detto, cazzo se l' ha detto. Sorrisi strafottente e pronunciai un okay come contentino mentre pensavo che secondo Tizia, doveva essere "la mia compagna" a insegnarmi l' inglese.
Tu, prof laureata e con master, che ti vanti di aver vissuto a Londra, vieni a dire a me alunna acerbe che "se lo dice il vocabolario della mia compagna allora si può fare"?
Insomma, mi dica la verità: lei non è laureata in lingue ma in scienze della comunicazione tra scimpanzé.

Non contenta, perseverò.
Disse ad un' altra ragazza "Ti metto 8. Ma tu sei brava, come mai avevi quattro col tuo prof? E quella, sorridendo con fare innocente (tipo serpente ad Eva, solo che questa non è una metafora) "Non lo so".
E io giù di epiteti coloriti espressi tra me e me, con la voglia di urlare: perché col nostro prof non ha mai fatto un cazzo, compreso tenere chiusa la bocca e avere rispetto di lui. Ma cosa vuole saperne lei di rispetto, povera sciocchina! Che ti importa più della paga e di glorificare il tuo ego piuttosto che l' inglese!

Difatti le lezioni di inglese con Tizia si svolgevano in mezzo a profusioni mielate di: cara prof - lei prof è un tesoro - ha dei capelli bellissimi, come fa ad avere una piega così perfetta? E che capello brillante, ha mai pensato di fare la pubblicità per uno shampoo?
Tutto mentre io sussurravo dall' ultimo banco: ma tu vedi 'sta stronza! Anzi no, that bitch! That bitch says only shits. I wish she lost all her hair".

E fu così che con Tizia chiusi i battenti, in una antipatia reciproca che fece diventare il mio 9 un 5 scarso (tramutato in seguito in un sette finale per l' intervento di qualche prof).
Entra di diritto nella mia Wall Of Shame.

martedì 9 ottobre 2012

Wall of Shame. Non ho la luna storta, ho solo qualche sassolino nella scarpa.

A volte può capitare che due ragazze in apparenza delicate e fragili si scolino una bottiglia di vino rosso; così, tanto perché era sabato. Se tutto va bene, ci si ritrova nei paraggi giusto in tempo per assistere a una delle due che si sputtana con riflessioni pseudo esistenziali e a carattere sociologico che manco ad un confessionale (religioso, psicologico o da infimo talk show). Roba che la D' Urso ci avrebbe fatto quattro ore di programma (per l' occasione si necessita la seconda bottiglia). Ricordo quando io ero una di quelle che vi assistevano; appunto, ero. Pochi giorni fa una delle due sopra citate ero io e le idiozie che ho raccontato non sto neanche a riportarle. Giusto un filino imbarazzante. Del tipo che vorresti tirarti la coperta fin sopra la testa e non uscire mai più là fuori.
Ma poi penso che, tra i fumi alcolici che rendono tutto (o quasi) migliore di quel che è, ho maltrattato Cucciolo senza apparire maleducata e neppure maligna. E scopro che un cittadino locale si era iscritto ad un partito di sinistra per le prossime elezioni, salvo poi figurare in una lista di destra; sicché ci ritroviamo la città tappezzata con questa simpatica faccia paffuta, candidato con la stessa foto e lo stesso slogan da frase fatta in ben due partiti di schieramenti opposti.

E allora mi dico che l' imbarazzo non tratterrà a casa me.
Che poi il vino è un buon antidepressivo occasionale e un ottimo neurolettico: agisce contro ogni mio tipo di nevrosi. I bersagli della mia acidità scompaiono.
Purtroppo/Per fortuna mica posso stare tutto il tempo con i sensi obnubilati, no? E quindi capita che una mattina mi faccia un giro in centro città con la mia amica e mi ritrovo puntualmente a lamentarmi. Mi arrogo per la seconda volta la presunzione/l' onore di dibattere sulle scene architettoniche locali.
Non mi permetterei mai di fare "cuittigghio" (gossip) sulla tizia di duecento chili con un top taglia XS color fucsia catarifrangente, o sui due allupati dei quali si è vendicato un parrucchiere tramite acconciature indecenti, o sul coglione che mi taglia la strada e quasi mi gratta via la targa perché evidentemente il cartello STOP su quella strada secondaria significa "ACCELLERA, CAZZO! E già che ci sei prosegui a 40 km/h, tanto la corsia è vuota".
No, non posso; soprattutto perché io di mise indecenti ne sfoggio con orgoglio a bizzeffe (tipo le scarpe da ginnastica con un mini top, o le infradito il sabato sera).
Un attimo, sto divagando.
Euhm, che stavo dicendo? Vabbè, roba inutile...

Quindi, spinta dal fatto che il monumento mi ispira ancora tanta insofferenza e che a quanto pare qualcuno mi legge (suvvia, era un modo carino della mia amica per dirmi "lamentati altrove"; la diplomazia fatta persona, ficherrima), fornirò altre brutte foto. Ultimamente faccio la turista nella mia città. Mah, brutta bestia a volte il tempo libero.
Allora, inizio con questo: entriamo in una libreria, luogo di eterna serenità e di fresche temperature (al sole ci si poteva cuocere tranquillamente come polli). Mi incanto tra gli scaffali, spulcio le novità, i thriller-gialli-horror-quel filone lì, i classici, i filosofici e gli scientifici; mica lo sapevo che Margherita Hack ha scritto così tanti libri, ma dove sto di casa? Erano tutti lì, perfettamente impilati, proprio accanto a Nietzsche che mi fa l' occhiolino e mi canticchia "Comprami! Io sono in vendita, e non mi credere irraggiungibile!". I'm sorry, sono al verde. Giungo alla sezione musica, sono lì che sbavo estasiata sul diario di Kurt Cobain in una mano e nell' altra una raccolta (pesante almeno cinque chili) di locandine e copertine di album dal 1962 al 2012 al modico prezzo di 63€, e il mio sguardo incauto si posa su tre o quattro libri. Mi è crollato il mondo addosso, sono caduta in preda a un mix di crisi mistica e mental crush. Cosa mi ha scosso tanto? Vasco Rossi.
Cioè, ma quanti cazzo di libri ha scritto Vasco Rossi? Frantumarmi i timpani non vi bastava?
Piacevole quanto limonare con uno il cui fiato sa di sardine all' aceto.
Piacevole quanto fracassarsi un gomito contro lo spigolo del tavolo appena tornati -sbronzi- da una festa.
Ecco, ci siamo capiti.
Ora partiamo con le foto.


Sapendo che tutta la strada del centro è in queste condizioni, capite che calzare tacchi a spillo di dodici centimetri non è semplice tortura, ma indice di inclinazioni masochiste.


Giuro su qualunque cosa vogliate, che io non ho aggiunto nessuna scritta. Manca persino lo spazio fisico per aggiungerci il mio nome al pc. E questa, cari tutti, è la versione locale dei lucchetti a ponte Milvio. Peccato si tratti di una piccola parte degli enormi portoni della Chiesa Madre. Ebbene sì: la città pullula di ragazzi atei, eppure una relazione non vale nulla se non si trova scritta su questo legno.
Comincio a capire perché i piccioni si siano trasferiti altrove...


Chiusa la Wall of Shame, propongo il Municipio. Okay, magari è un po' cupo ma del resto ci sono scuole elementari che hanno le sbarre di ferro alle finestre. Non si sa mai che a qualcuno venisse l' istinto di evadere... Come si può notare, sugli scalini siedono sempre persone; in genere sono pensionati, a volte ragazzi; comunque ripara dal calore del sole o dal vento e la pioggia, il ché non è mica poco.

Con la seguente vignetta presa da un giornale, passo e chiudo.