martedì 27 ottobre 2015

S.O.S.: estranei, matrimonio, panico.

Pensavo di essere migliorata nelle interazioni sociali, anche quelle casuali destinate a non avere seguito. Invece pare di no.
Accompagno mia madre in chiesa a vedere la cerimonia di matrimonio di una conoscente, persona che conosce anche mia zia e che di conseguenza abbiamo incontrato nell'attesa della sposa. Insieme a mia zia ci sono altre persone che non ho mai visto, parlavano in continuazione di cose che io ritengo superficiali ma che questo genere di persone prende molto seriamente. Ad un certo punto, mia zia mi fa una semplice e innocua domanda di circostanza e vedo tutto il gruppetto che all'unisono, perfettamente in sincrono, si volta verso di me. Mentre avevo improvvisamente gli occhi di tutti addosso, ho perso momentaneamente l'uso della parola. Un momento di vuoto e silenzio anche dentro la mia testa, poi il pensiero "Ma perché queste qui si devono fare i fatti miei? Chi le ha mai viste? Non le voglio conoscere" e così ho risposto con una parola a mia zia, a quella e ad altre due domande. Al che, mia madre si è sentita in obbligo di parlare dei miei problemi di salute e credo proprio che il mio sguardo assassino avrebbe intimorito tutti, facendo persino arretrare qualcuno, ma per la fortuna di tutti le lenti degli occhiali da sole lo hanno nascosto. Poi mi hanno mollata per tornare a chiacchierare delle loro facezie tra di loro, io ho abbandonato mia madre al suo destino, nonostante le sue proteste, e sono scappata per rifugiarmi in macchina ad ascoltare musica metal.

A quanto pare non sono ancora pronta ad abbandonare la mia zona di comfort.

Un po' di tempo dopo ho avuto una specie di attacco di panico... C'è questo ragazzo, con cui parlo molto ogni giorno, ogni tanto usciamo insieme da soli e in ogni caso parliamo molto, di tante cose e, oddio, quante cose di me ho rivelato! Non è da me! Ma cosa è da me, in fondo? Evitare ogni situazione potenzialmente rischiosa, o mandare all'aria relazioni che promettono di diventare qualcosa di più. E adesso c'è lui che mi parla di cose serie, dei motivi per cui con altre non è andata e io continuo a pensare che non è possibile essere così perfetti, così giovani e così ragionevoli. E che finirò per essere soltanto l'ennesima delusione che racconterà a qualcun altra. Ha un anno in meno di me e ha già progetti sul futuro e un'idea piuttosto precisa su come sarà il suo stato civile. Ecco, io fiuto qualcosa di losco, nasconde delle motivazioni poco oneste. Questo oppure sono troppo paranoica. Non può essere tanto perfetto! Non a me! Non succedono cose del genere A ME; siamo seri, quando mai. E la seppur minima, minuscola possibilità che sia onesto mi mette ansia. E poi, con tutte le volte che siamo usciti, non ha tentato neanche una volta di baciarmi o di prendermi la mano, mai! Non ci sono abituata... Vero è che non mi piacciono i contatti fisici, ma il fatto che non abbia mai tentato di baciarmi mi rode il cervello... Non è così che va di solito. Di solito lui tenta di baciarmi, se mi piace è okay, se non mi piace lo respingo: semplice e istintivo. Ma lui no e questo mi confonde. Non capisco.
Vado nel panico perché mi sento una ragazzina immatura. A sedici anni ero molto matura per la mia età, ho iniziato a vivere davvero solo un paio di anni dopo, adesso invece sembro una quattordicenne e peggio: mi ci sento. Tutto mi spaventa, non so cosa fare, non ho più le mie percezioni istintive che si rivelano esatte. Non ho più percezioni. E non sono abituata a non avere le mie percezioni, sono la mia difesa e funzionano sempre bene. La verità è che non sono innamorata di lui e se la cosa andasse avanti sarebbe la prima volta che non mi innamoro a prima vista (cioè, a prima percezione). So che non ha mai funzionato, innamorarsi a prima percezione, però 'sta cosa mi spaventa non poco. Perché ho dimenticato tutto quello che ho imparato? Perché non so più a quali segnali fare attenzione? Che diavolo faccio? Come faccio a capire se provo qualcosa per lui se non sono più capace di avere le mie sensazionali percezioni? PANICO. E tremarella. Aiuto.


Follow me!

lunedì 12 ottobre 2015

The Infernal Devices.

Più passa il tempo più mi rendo conto che non sono in grado di spiegare i motivi per cui mi sono innamorata tanto della trilogia urban-fantasy The Infernal Devices, di Cassandra Clare. Ho capito però il perché i fans la chiamano amorevolmente la sadica Cassie. Caspita, se sa essere crudele! Prima di parlarne e di lasciare qualche citazione, vorrei tranquillizzare coloro che hanno letto il post precedente: ho deciso che non decapiterò il mio amico con una katana per avermi prestato i libri, anche se una katana ce la vedrei proprio bene messa in mostra sopra quell'orribile divano bianco... A quanto pare in famiglia Cents il buon gusto scarseggia ovunque. Ma basta ciance, basta tergiversare.
La saga è ambientata in una grigia, nebbiosa ed inquinata Londra del 1878, in un mondo pieno di demoni da cacciare, mondani (cioè umani) inconsapevoli, branchi di lupi mannari, stregoni che non invecchiano e con bizzarri segni distintivi (ad es. occhi da gatto, pelle blu, corna di capra, mani artigliate e via dicendo), vampiri assetati di sangue coi complessi di superiorità e/o di onnipotenza, esseri fatati di vario genere e, infine, loro: i Nephilim, nati dalla leggenda secondo cui un angelo diede da bere il suo sangue ad un uomo che desiderava proteggere il mondo dalla distruzione demoniaca dando a lui, ai suoi seguaci e ai loro discendenti, diciamo una marcia in più (più forti, veloci e resistenti).
Will, Tessa e Jem. Trovo questo disegno bellerrimo! Preso da: phantomrin.deviantart.com/

Il luogo principale è l'Istituto, che fa da ambasciata, ufficio politico e da casa affidataria per ragazzi che hanno perso i genitori. Quello di Londra è diretto da Charlotte, che viene osteggiata nella sua posizione in quanto giovane donna, e da suo marito Henry, professione inventore pasticcione. Con loro vivono: Jessamine, che è stata allevata come una mondana e sogna di sposare un umano perché odia il mondo dei cacciatori; una cuoca di nome Aghata, la cameriera Sophie (che è stata sfregiata dal suo precedente datore di lavoro, immaginate il perché), il tuttofare Thomas e, dulcis in fundo, Will e Jem.
James "Jem" Carstairs è un ragazzo gracile, gentile, buono e molto malato, William "Will" Herondale un'arrogante, sarcastico e irriverente diciassettenne che dimostra cura e affetto soltanto a Jem. I due sono amici inseparabili, nonché parabatai, ossia due cacciatori che hanno fatto un patto legandosi uno all'altro, giurando di combattere insieme e di proteggersi a vicenda, diventando più che fratelli.
Disegno di Cassandra Jean.
Usando un linguaggio poco consono, quella di Will & Jem è una "bromance" a tutti gli effetti. Non è il classico romanticismo, ma è decisamente una relazione d'amore, un'amicizia così profonda che niente può spezzare, né il caratteraccio di Will né l'amore per la stessa ragazza (la introduco dopo, per ora vorrei concludere questa riflessione). Jem non sospetta mai niente, come all'inizio neanche Will si accorge dei sentimenti dell'amico per lei, ma quando Will scopre che Jem è innamorato di Tessa giura a se stesso di negare ai propri sentimenti di emergere, che mai avrebbe fatto qualcosa per averla o per dispiacerlo in alcun modo, mai, neanche dopo che Jem sarà morto. Will sa che non sarebbe mai stato felice se fosse stato la causa dell'infelicità di Jem. Anche se Jem è molto malato e morirà entro pochi mesi o un paio d'anni, Will rinuncia ad una vita piena di amore pur di dare a Jem anche un solo giorno felice.
Quanti lo avrebbero fatto di questi tempi? Certo ci piace pensare che lo faremmo, magari ci crediamo pure, ma alla fine dei conti rinunciare alla felicità è complicato, difficile e non tutti ci riescono.
Jem e Will farebbero letteralmente di tutto l'uno per l'altro e si amano al di là di ogni possibile difetto o azione, eppure la lettura non risulta mai stucchevole o troppo zuccherosa, ha un tono molto realistico. Così realistico che persino una cinica disillusa come me ci ha creduto, ci ha sperato, ci ha messo il proprio cuore gelido e impietrito divenuto in questi tre libri tiepido e palpitante.

Disegno di Cassandra Jean, il suo sito è qui: cassandrajp.tumblr.com
Will sulla malattia di Jem (chiedo scusa, ho dimenticato di segnarmi le pagine, ho copiato solo i testi):
C'erano volte, nei momenti peggiori della malattia, che il colore gli defluiva perfino dagli occhi, lasciandoli orribilmente sbiaditi, quasi bianchi, con la pupilla nel mezzo come una macchia di cenere sulla neve. C'erano volte in cui Jem delirava. Will l'aveva tenuto fermo mentre si dimenava e gridava in un'altra lingua con gli occhi rovesciati, e ogni volta che succedeva Will credeva che fosse finita, che quella volta Jem sarebbe morto per davvero. Allora gli capitava di pensare a cosa avrebbe fatto dopo, ma non riusciva a immaginarlo più di quanto non riuscisse a rievocare e a rammentare la propria vita prima del suo ingresso nell'Istituto. E nemmeno riusciva a sopportare di pensarci troppo a lungo. Ma poi c'erano altre volte, come in quel momento, in cui guardava l'amico e non scorgeva in lui tracce della malattia, e si chiedeva come sarebbe stato un mondo in cui Jem non fosse stato in pericolo di vita. E non sopportava di pensare neppure a quello. Era come uno spazio terribilmente nero dentro di lui da cui emanava paura, una cupa voce che poteva zittire solo con la rabbia, il rischio e il dolore.

Jem, disegnato sempre da Cassandra Jean.

Già alla fine del prologo avevo una cotta per Will, ma con un bizzarro scambio di battute pochi capitoli dopo mi sono innamorata di lui e avevo già capito che questo germoglio d'amore era destinato a crescere. E infatti così è stato.
Durante un'indagine all'interno di un edificio sospetto, Will entra in una stanza dove trova una ragazza, Tessa Gray, segregata e torturata. La ragazza, che credeva di essere una mondana, aveva lasciato New York per raggiungere il fratello Nate a Londra, ma al suo arrivo viene portata via da due streghe che con la tortura le mostrano ciò che è in grado di fare realmente: prendere un oggetto e trasformarsi completamente nella persona che l'ha posseduto. Quando Tessa sente aprirsi la porta decide di reagire, afferra una brocca e la cala sulla testa dell'intruso, scoprendo che non era una strega ma un ragazzo. Il loro primo dialogo è come molti altri: vivace e dinamico, con uno sprazzo di follia, come nella citazione che segue (mentre i due scappano nelle cantine dell'edificio)

-Per l'Angelo, sembra il nono girone dell'Inferno qui sotto!- esclamò Will.
-Il nono girone dell'Inferno è freddo- lo corresse lei meccanicamente.
-Come dite?
-Nell'Inferno di Dante... il nono girone dell'Inferno è freddo- spiegò Tessa -e ricoperto di ghiaccio.
Will la fissò per un altro lungo istante, con gli angoli della bocca contratti (...) -Quanto alla temperatura dell'Inferno, signorina Gray, lasciate che vi dia un consiglio: il bel giovanotto che sta cercando di salvarvi da un destino spaventoso non sbaglia mai. Nemmeno se dice che il cielo è viola e fatto di porcospini.

Tessa, disegno ancora di Cassandra Jean.

Ecco, io già qui amavo Will. Dall'arrivo di Tessa all'Istituto inizia la storia: per qualche motivo un individuo che si fa chiamare Magister ha bisogno delle capacità uniche di Tessa per il suo piano, che consiste nella distruzione totale dei Nephilim. Per farlo, costruisce delle creature meccaniche umanoidi. Quando trovano una di queste creature la cosa dice:

Attenti Nephilim! Come voi uccidete gli altri, così sarete uccisi. Il vostro angelo non potrà proteggervi da ciò che non è opera né di Dio né del Diavolo, da un esercito che non è stato generato né dal Paradiso né dall'Inferno. Attenti alla mano dell'uomo!

Quando trovano la creatura, essa è immobile e i ragazzi pensano che sia morta...
Will: Beh, non reagisce alle mie avance perciò deve essere davvero morta.
Jem: Oppure ha buon gusto e buon senso.
Sophie e Cecily, sorella di Will, la cui improvvisa apparizione sconvolge non poco Will. Disegno di Cassandra Jean.
In tre libri ci sono tanti piccoli momenti carini o divertenti (come le storie di Will sulla sifilide demoniaca, di cui nessuno crede nell'esistenza), pieni di leggerezza e sorrisi, che bilanciano bene l'amaro di molte tragedie. Ci sono molti momenti difficili, come alcune morti, la scoperta di tradimenti, intrighi politici, sapere nel primo libro (L'Angelo) le cause della malattia di Jem (che lo costringono ad usare droga demoniaca perché senza morirebbe in pochi giorni, ma che lo uccide comunque lentamente), nel secondo libro (Il Principe) si scopre della maledizione che affligge Will e sempre qui, Will è così disperato da fare qualcosa che per la prima volta fa perdere le staffe a quel santo di Jem e gli chiede scusa in maniera così maldestra e disperata da spezzare il cuore, nel terzo libro (La Principessa) la verità sull'esistenza di Tessa. Un vortice di emozioni forti.
Non voglio dire altro, temo mie reazioni e di rivelare troppo a chi, magari, vuole leggerlo o non ha ancora finito di leggere. Perciò lascio solo qualche altra citazione, di quelle che per me hanno avuto molto peso, e qualche breve spiegazione, dove possibile, per dare almeno un'inquadrata superficiale alla scena.
Indovinate? Ancora Cassandra Jean, stavolta Henry e Charlotte. Si nota che mi piacciono i suoi disegni?

Citazioni da L'Angelo
(Tessa, mentre era rinchiusa)
Se in tutto il mondo non c'è nessuno a cui importa di te, esisti davvero?


(Tessa e Will che parlano di Thomas, il tuttofare)
-Magari è innamorato di Agatha.
-Spero di no. Agatha voglio sposarla io. Avrà pure un migliaio di anni, ma prepara una crostata impareggiabile. La bellezza svanisce, ma l'arte culinaria è eterna.


(Tessa a Will) Bisogna sempre essere prudenti con i libri e con ciò che contengono. Perché le parole hanno il potere di cambiarci.


(Will a Tessa) A volte nell'assurdo c'è molto senso, a volerlo cercare.


(Will e Jem aiutano Tessa a immedesimarsi nelle sembianze di una vampira, Camille, e potersi imbucare a casa di De Quincey, vampiro a capo di Londra, che organizza "serate con delitto" di umani e il gruppo di Nephilim sarà là in attesa, per catturare o uccidere tutti i coinvolti.)
(Will) -Camille cammina con delicatezza, come un fauno nei boschi. Non come un'anatra.
(Tessa) -Io non cammino come un'anatra.
-Mi piacciono le anatre- osservò Jem con diplomazia -Soprattutto quelle di Hyde Park (...) Ricordi quando hai provato a convincermi a dare da mangiare un pasticcio di volatili ai germani reali del parco per vedere se riuscivi ad allevare una razza di anatre cannibali?
-E loro l'hanno mangiato- rammentò Will -Piccole bestie assetate di sangue. Mai fidarsi di un'anatra.


(Durante la lotta con De Quincey, Will lo morde)
-Morirai per questo, Nephilim.
Will allargò le braccia. In ginocchio, con un sorriso da demone, il sangue che gli gocciolava dalla bocca, sembrava anch'egli a malapena umano. -Vieni a prendermi.
I fratelli Gideon e Gabriel Lightwood.
Citazioni da Il Principe
(Tessa e Will parlano di altri due ragazzi presenti nella storia, i cui disegni sono qui sopra)
-Gideon e Gabriel sono piuttosto attraenti. Per niente orribili.
-Parlavo dei recessi delle loro anime, neri come la pece- ribatté Will, in tono sepolcrale.
Tessa sbuffò -E di che colore presumi che siano i recessi della tua anima, Will Herondale?
-Color malva.


(Will riguardo i suoi sentimenti per Tessa)
A volte si chiedeva se facesse certe cose soltanto per mettersi alla prova, per vedere se i suoi sentimenti fossero spariti. Ma non lo erano. Quando la vedeva, voleva stare con lei; quando stava con lei, desiderava ardentemente toccarla; quando le toccava anche solo la mano, voleva abbracciarla. Voleva sentirla contro di sé com'era accaduto nella soffitta. Voleva conoscere il sapore della sua pelle e l'odore dei suoi capelli. Voleva farla ridere. Voleva stare seduto e ascoltarla parlare di libri fino a stordirsi. Ma erano tutte cose che non poteva volere, perché non poteva averle, e volere ciò che non si può avere conduce all'infelicità e alla follia.


(Tessa, durante un sogno, vede sua zia Harriet, che è morta prima che lei partisse per Londra)
Bugie e segreti, Tessa, sono come un cancro dell'anima. Corrodono ciò che è buono e si lasciano alle spalle solo distruzione.


(Will e Tessa parlano e Tessa gli confida che sa che lui ha preso e letto le lettere che lei aveva scritto mentre era prigioniera e che pensava fosse stata Charlotte ad avergliele date)
Will: Non l'ha fatto. Le ho tirate fuori dal fuoco e le ho lette tutte. Ogni parola che hai scritto. Io e te siamo uguali. Viviamo e respiriamo parole. Sono stati i libri a impedirmi di togliermi la vita dopo aver capito che non avrei mai potuto amare ed essere riamato da nessuno. Sono stati i libri a farmi sentire che forse non ero completamente solo. Erano capaci di essere onesti con me, e io con loro. Leggendo ciò che hai scritto, -come a volte ti sentivi sola e spaurita, ma sempre piena di coraggio, il modo in cui vedevi il mondo, i suoi colori, la sua trama e i suoi suoni- sentivo cosa pensavi, speravi, sognavi. Mi sembrava di pensare, sperare, sognare con te. Sognavo ciò che sognavi tu, volevo ciò che volevi tu... e poi mi sono reso conto che in realtà volevo solo te. La ragazza dietro le lettere scarabocchiate. Ti ho amato dal momento in cui le ho lette. Ti amo ancora.


Citazioni da La Principessa
Will: Credevo che perfino un idiota patentato come il nostro Gabriel, qui presente, se ne sarebbe accorto e ne avrebbe parlato a qualcuno. (...)
Gabriel: Io non sono un idiota patentato
Will: La mancanza di un attestato non è certo una prova di intelligenza.


-Non mi credi in grado di combattere, soltanto perché sono una ragazza- Tessa si ritrasse sostenendo il suo sguardo argenteo.
-Non ti credo in grado di combattere perché indossi un abito da sposa- replicò Jem -E, per quanto possa valere, credo che neppure Will sarebbe in grado di combattere con quell'abito indosso.
-Forse no- disse il parabatai, che aveva un udito da pipistrello -Però sarei una sposa radiosa.


(Woolsey Scott, un licantropo, capisce che Tessa è innamorata sia di Jem che di Will)
La maggior parte delle persone è già fortunata ad avere un grande amore nella propria vita. Voi ne avete trovati due.


(Magnus, uno stregone che ha già aiutato Will, gli dice, mentre Jem è a letto, morente, lì accanto)
Ti sei rivolto a me per la mia saggezza, come a qualcuno che ha vissuto molte vite e seppellito molti amori. Posso dirti che la fine di una vita è la somma dell'amore che vi è stato vissuto, che qualsiasi giuramento pensi di aver fatto, essere qui alla fine della vita di Jem non è ciò che conta. Lo è stato essere qui in ogni altro momento. Da quando lo hai incontrato, non l'hai mai lasciato e non hai mai cessato di amarlo. Questo è ciò che conta.

(Will) "Jem è il mio grande peccato" aveva detto a Magnus, e quella, adesso, era la punizione. Aveva pensato che perdere Tessa fosse la sua penitenza; non aveva pensato a come si sarebbe sentito nel momento in cui li avesse persi entrambi.
(Jem) -Will... per tutti questi anni ho provato a darti ciò che non potevi dare a te stesso.
Le mani di Will si serrarono su quelle dell'amico, che erano sottili come un fascio di ramoscelli -E cioè?
-La fede- rispose Jem -Perché eri migliore di quanto ti reputavi. L'indulgenza, perché non bisogna sempre punire se stessi. Ti ho sempre amato, Will, qualunque cosa facessi. E adesso ho bisogno che tu faccia per me quello che non posso fare da solo. Che tu sia i miei occhi quando io non li avrò. Che tu sia le mie mani quando non potrò usare le mie. Che tu sia il mio cuore quando il mio avrà cessato di battere.
(...) Will, mi fido di te al di sopra di ogni cosa, e credo in te al di sopra di ogni cosa, sicuro che, come sempre, il tuo cuore è unito al mio anche in questa circostanza. Wo men shi jie bai xiong di... siamo più che fratelli, Will. Intraprendi questo viaggio, e intraprendilo non solo per te, ma per entrambi.

E alla fine, chiudo con la citazione di una delle più belle cose romantiche che abbia mai letto (figuriamoci sentito!) e non dico chi sono i due implicati, non mi sembra molto importante il "chi":
Le dita di lui percorsero il contorno della sua bocca -Per questo mi sarei fatto dannare per l'eternità. Per questo avrei rinunciato a tutto.

sabato 3 ottobre 2015

2015 Reading Challenge: Settembre pt. 1

Ho iniziato a scrivere questo post tipo, boh, dieci volte? E se questa è la versione infine pubblicata, immaginate quanto potesse essere sconclusionata e grammaticalmente assassina una di quelle cancellate. Via, lasciamo stare i brandelli della mia reputazione... oppure, tanto per citare un libro di cui andrò a parlare tra breve "Stai insinuando che i brandelli della mia reputazione sono rimasti intatti? Devo aver fatto qualcosa di sbagliato. O non aver fatto qualcosa di sbagliato, a seconda del caso."

Ricomponiti, Maya.
Vabbbene.
Spero si possa evincere dalla premessa che le letture del mese di settembre sono state un po', come dire... sconvolgenti. Ho terminato da poco una trilogia così intesa, così carica di emozioni, che necessito ancora qualche giorno per metabolizzare il tutto. Perciò ho deciso che ne parlerò nei dettagli, comprese citazioni e disegni (non miei, tranqui!), tra qualche giorno, dopo che avrò raccolto per bene le idee, e soprattutto le avrò organizzate, e dopo che avrò deciso se ringraziare il mio amico per avermi prestato i libri oppure se procurarmi una katana per decapitarlo.
Siccome ho per vizio di mantenere la parola data, oggi come ogni mese devo postare un aggiornamento su questa sfida e allego solo l'immagine con l'elenco dei progressi.

Punti che ho segnato con la trilogia urban fantasy The Infernal Devices, di Cassandra Clare, contenente L'Angelo, Il Principe e La Principessa: n° 32 trilogia
n° 38 un libro che ti ha fatto piangere
n° 39 libro con magia.

Spendo qualche altra parolina e poi chiudo.
In questo universo esistono vampiri (cattivoni che non sbrilluccicano ma sono per lo più dei figoni, bevono sangue e sono allergici alla luce del sole), stregoni (non maghi, che s'offendono), lupi mannari, esseri fatati ma soprattutto loro, i "figli dell'Angelo", metà umani metà angeli, i Nephilim, i quali hanno il divino compito di combattere contro i demoni e proteggere l'inconsapevole umanità dalla distruzione a opera dei malvagi.
Ecco, mi fermo qui, altrimenti nel prossimo capitolo mi confondo, non so più cosa ho scritto e perdo il filo dei pensieri. Cosa che noto essere abbastanza pericolosa, data l'apertura di questo post...
Piccola parentesi: non ricordo di aver mai pianto per un libro. Sì, è vero che non leggo racconti drammatici perciò le tentazioni scarseggiano, ma neanche nei casi tristi che ho letto mi sono mai abbandonata così al pianto. Mi sono estremamente commossa in più di un punto, arrivando anche a singhiozzare in due punti. Due volte in un solo libro... O mi sono rammollita o davvero questi racconti mi hanno toccato il cuore.
Temo che la risposta sia: entrambi.



A presto! ^_^