Il bello dei blog è che ne esistono svariati per qualunque argomento.
Il brutto dei blog è che ne esistono svariati per qualunque argomento.
Il bello dei blog è che se non ti piace quello che leggi, puoi anche farne a meno.
Puoi scrivere tutto quello che vuoi (o quasi). Puoi raccontare ogni cosa della tua vita e delle vite annesse tramite nickname (ventunesimo secolo forse sto arrivando anche io) e non rischiare cazziatoni da parte di amici/ conoscenti/ parenti, che magari ti guardano come se non ti avessero mai vista o direttamente ti sputano in faccia perché "sennò la gente cosa penserà a causa tua?"
Quindi a questo giro, butto giù qualche riga pensandoci poco. Perché? Perché con le lettere scritte sono sempre stata più brava che con quelle pronunciate; perché non voglio costringere nessuno ad ascoltarmi; perché ho bisogno, una volta tanto, di portare alla luce qualche pezzetto nascosto di me e non ricevere commenti, senza vedere occhi che mi scrutano, che valutano. Perché quando dico basta, è basta: metto un punto e chiudo.
Ricordo quando una cara amica mi diede il soprannome Cipollina, per una storia collegata alla pubblicità di cui sotto.
A me l' idea della cipolla piaceva. E non è nemmeno la cosa più strana partorita dal mio cervello! Sto divagando, vabbé. Dunque, mi piaceva pensare a me come una cipolla perché questa da gusto a molte pietanze... Che battuta infelice, quasi quasi la cancello (ma anche no, sdrammatizza).
Ahum... Come una cipolla, sono fatta di strati: all' esterno c'è misantropia; tolta questa c'è diffidenza. Sotto vari strati di diffidenza c'è malinconia e più inoltrato ancora rabbia. Una rabbia che spesso non percepisco, ma è qui da qualche parte, che si annida, si apposta, si assopisce, poi certe volte si stanca di stare in agguato e parte all' attacco. E non so bene da dove venga o come sia iniziata. Non ricordo.
Ricordo invece una bambina sempre malinconica, molte volte tendente al triste; sempre educata e corretta, taciturna e solitaria. Poi è sopraggiunta una rabbia cieca e la convinzione che ciò che sta dentro deve rimanere dentro e ciò che sta fuori deve restar fuori. Ma così non ricordò più chi fosse e pensò che forse non era tanto male essere dispersi. Non ricordava nemmeno dove si era persa, così non tornò indietro. Non si sta poi tanto male, no. E poi si sta bene con la testa in aria, in mezzo a nuvole di storie irreali.
Ricordo di essere sempre stata, diciamo, malinconica ma non ho idea di preciso su quando sia arrivata la rabbia. A volte è fondata, altre volte è perché ho dormito male, altre volte non saprei dire. Ma quando c'è qualcosa che non mi va a genio o mi sfugge dalle mani mi fermo. Tiro i remi in barca e attendo la bassa marea. Non significa che io voglia scappare o nascondermi, semplicemente mi spengo, cado in stand-by.
Mi sblocco all' improvviso. Basta una canzone a caso giusta per il momento, un ricordo del passato, una idea o un sogno sul futuro, un libro che conosco tutto a memoria.
La canzone giusta per il momento è questa.
Il ricordo del passato sei tu, che non ci sei più da nove anni.
Il sogno del futuro è un café letterario di mia proprietà.
Il libro che conosco a memoria è sempre "Il fiore e la fiamma", di K.E. Woodiwiss.
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Chiedete e vi sarà dato. Forse.