Niente, nemmeno le gambe scottate dal sole proprio stamattina, possono privarmi della voglia di parlare di questo libro. Gli editori, o chi per loro, lo hanno classificato come thriller (la versione che ho io è presente nella collana "Maestri del thriller" della Piemme, diamo a Cesare quel che è di Cesare). Qualcuno ci crede, qualcuno lo definirebbe "piatto e noioso", qualcun altro (come me) lo metterebbe accanto alla sezione "romanzi introspettivi/ esistenziali". Ora, non dico sia una guida psicologia, ma sostengo che l' autore sia stato davvero un maestro nel porre una netta linea di inizio verso una maggiore consapevolezza della vita sotto molti aspetti. Innanzi tutto, le domande che il protagonista si pone sono presentate in maniera tale da spingere a chiedersi quale sia la risposta e a riflettere, ad andare oltre il semplice fatto in sè, a cercare di capire meglio quello che c'è intorno. A scoprire dietrologie e teorie varie.
28 ottobre 1980. Vince Camden, un falsario di carte di credito finito nel programma di protezione testimoni dell' FBI, riceve via posta il suo primo certificato elettorale. Per la prima volta in vita sua ha il diritto di votare. Da lì inizia a farsi delle domande, a chiedere ai suoi amici, nel bel mezzo di un guaio anche ai suoi nemici. Perché i cittadini votano? Per cambiare le cose o semplicemente per sentirsi parte integrante di qualcosa di più grande e complesso? Perché un candidato è migliore dell' altro? Si stava meglio quattro anni fa oppure adesso? E' meglio un presidente autoritario, dall' aspetto severo o un uomo il cui volto è segnato dalle fatiche del suo precedente mandato? Per chi votare, per l' uomo o per il personaggio? Le idee o la morale?
Ecco qualche estratto:
(Uno dei candidati alla presidenza):
"Odiavano i suoi difetti, le sue debolezze, la sua mancanza di gravità ma anche il senso dell' umorismo? Lo odiavano come lui odiava se stesso? Aspettavano. Quanto è lungo un momento?
[...] In questo lavoro, qualunque cosa tu faccia, deludi sempre metà dei presenti. Era stato allora che si era alzato, e ora è qui, che si guarda allo specchio e cerca di ricordare l' epoca in cui era semplicemente se stesso, prima di diventare un grumo di debolezze e di idee sbagliate."
(Vince è in un bar, pochi giorni prima delle elezioni):
"E questo è tutto. Questo è quello che CREDI, questo è quello che VUOI, e tutto va bene così. Ma alla fine, sono soltanto idee. La storia, come la vita di ciascuno di noi, è fatta di azioni. A un certo punto non c'è più da pensare, da credere o da decidere, e resta solo da fare. Il barista si allontana dal televisore e sorride a Vince -Il tempo che avevi a disposizione è finito, amico- dice."
(Vince nel seggio elettorale, sta per votare per il presidente degli Stati Uniti):
"Torna alla pagina corrispondente e fissa i nomi. Si chiede che tipo di uomini siano. Buoni? Saggi? Duri? Sono davvero il meglio che la nazione ha da offrire? Si chiede anche a quali tratti della personalità dare più importanza. A quelli che possiede anche lui, o a quelli che gli mancano? Leggi i giornali, guardi i notiziari, e ti sembra di esserti fatto un' idea di come sono queste persone. Ma chi sono quando nessuno le vede, quando sono sole, di notte? Cosa faresti tu nella loro situazione? E cosa farebbero loro nella TUA situazione?"
Narrazione senza ombra di dubbio ottima, ben realizzato e in sostanza, fatta esclusione per l' ultima parte, non accade niente di eclatante, è il tuffo nella vita di uno sconosciuto (che alla fine non lo sarà più, sarà qualcuno che forse addirittura ti somiglia) che è sempre stato un criminale e che non conosce altro modo di essere. Anche se l' FBI gli ha dato una nuova identità in una nuova città (Spokane, Washington), Vince ha continuato a fare quello che ha sempre fatto: falsificare carte di credito e spacciare marijuana. Il certificato elettorale reca il nome di Vince, un onesto cittadino, non il criminale che era. Questo è il passo concreto che lo spingerà a chiedersi se PUO' ESSERE Vince il fornaio, esserlo davvero. In fondo gli piace preparare bomboloni e Krapfen e non trova sgradevole l' idea di una casa con giardino, con Beth (una prostituta che studia da agente immobiliare) sotto il portico e il bambino di lei che gioca in giardino... Ce la farà a cambiare o resterà lo stesso criminale che era?
Non lo dico, vié.
Il giudizio resta comunque strettamente personale, io l' ho trovato gradevole e coinvolgente, semplice ma profondo, intenso. Forse è stato il momento giusto per me e "Senza passato", forse mi sarebbe piaciuto lo stesso... In sottofondo qualche canzone dei Depeche Mode, ed è stato un bel viaggio. Quando l' ho finito sono rimasta almeno dieci minuti a rigirare la mia copia tra le mani, ad aprire pagine a caso, a sentire il fruscio delle pagine che scorrono. Da uno a cinque, lo quoto 4+
Bye!
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Chiedete e vi sarà dato. Forse.