lunedì 16 aprile 2018

Dopo il caos.

Febbraio è stato un mese breve ma tosto. Tosto, pesante e incredibilmente lungo. Avrei voluto scrivere due post al mese durante questo 2018, anche per recuperare un paio di anni piuttosto scarsi di scrittura, ma a quanto pare (parafrasando un po' la pubblicità) non mi piace vincere facile. Anzi, pare proprio che non mi piaccia vincere.
Non sono una persona logorroica e ciò vale anche per la scrittura; non riuscirei mai a scrivere e pubblicare un tot numero di post in sequenze ravvicinate. Magari prima riuscivo a sfornare qualcosa una volta a settimana, anche se non pubblicavo tutto, ma quei tempi ormai sono lontani. Fino a cinque-sei anni fa ero una persona molto più cupa, isolata e inquieta e scrivere mi scaricava dalle energie negative che mi logoravano. Ora scrivo più per piacere che per psicofarmaco, purtroppo non succede spesso di ritrovarmi a riempire la pagina bianca.
Insomma, volevo ritrovare la mia verve letteraria e invece questo febbraio mi ha travolta e ancora sono bloccata tra le sue spire, un po' come nei cartoni animati quando il personaggio si ritrova a fluttuare nella scia del profumo di una pietanza appetitosa.
Tutto è iniziato con la febbre alta, che mi dava nausea, vertigini, crisi di pianto incontrollato, tremori alle mani, sbalzi di temperatura tra l'artico e l'equatore e scarsa visibilità. E per impreziosire il tutto, la febbre è iniziata mentre ero a cena fuori con il mio Lui. Non una cena qualunque, tipo il kebabbaro il martedì sera, bensì a san Valentino in un ristorante raffinato con menù a base di pesce e vino bianco.
Che cavolo, per una volta che volevamo fare gli adulti inquadrati! Per dire, và: lui aveva messo la camicia, era elegantissimo mentre io, bianca come il piatto, avevo la nausea. Bello schifo.
Aneddoto carino: a fine pasto ho preso delle compresse e, come mi succede spesso quando sto molto male, il farmaco mi ha dato alla testa. Il risultato è stato molestare il mio Lui con una serie di note vocali alle tre di notte dove gli dedicavo pezzi della canzone Se bruciasse la città di Massimo Ranieri. Non potete capire quante risate si è fatto, mentre ero chiaramente SBALLATA.

Con ancora addosso gli strascichi di quei malori, mia madre "si è incidentata" finendo con il dover subire un intervento. Ho passato quasi una settimana in ospedale con lei ed è stata un'esperienza agghiacciante che mi ha procurato una crisi di pianto al giorno. La notte era inquietante e non riuscivo a dormire, mentre mia madre si godeva i farmaci. C'erano rumori strani provocati dall'impianto di aerazione e di riscaldamento, l'erogatore di ossigeno di una signora frusciava e gocciolava in una maniera tale che sembrava di avere qualcuno che camminava con i tacchi sul tetto e non si riusciva a capire da dove provenisse quel rumore. Come se ciò non fosse sufficiente ad impedire il sonno, c'era pure una vecchietta in stanza che parlava nel sonno. Mentre dormiva lei parlava a voce normale (che nel silenzio della notte pareva gridare), facendomi saltare in aria. Ad esempio "parlava"con suo figlio, che non era neanche presente, dicendo cose tipo "Peppe (nome di fantasia), statti fermo, droco, fermo! U vire, u vire! Ti l'avia rittu eo, statti fermo, u vire chi truppicasti. Ora t'arrangi!" . Oppure vedeva delle belle bambine e chiedeva di vederle più da vicino. Oppure indicava in quale cassetto si trovasse il prezzemolo. Cose così, tutta la notte. E quando finalmente si era stancata e stavo per addormentarmi, zac! Le infermiere entravano accendendo la luce e gridando buongiorno.
Per non so quante settimane successive, anche nel caldo accogliente del mio letto, mi svegliavo intorno alle tre e alle sei del mattino, orari in cui nella stanza di ospedale entravano gli infermieri.
Perseguitata.
Dopo il ritorno a casa, mia madre è ancora debilitata perciò tocca a me e a mia nonna occuparci della casa. In questi giorni ho stirato per la prima volta una camicia e devo ammettere che detesto stirare, quindi preferisco che a stirare ci pensi la forza di gravità dopo che li ho stesi.
Nel frattempo anche il mio Lui si è ammalato, lui che non si ammala mai; neanche gli antibiotici e l'aerosol hanno battuto quella brutta tosse, che probabilmente si era trovata bene nella sua gola perché ci è rimasta per tre settimane. Siccome non ci facciamo mancare mai nulla, ha ricevuto LA MAIL. La mail importante che aspettava da mesi è arrivata quando proprio non se la aspettava più. Sto parlando della mail dell'università che lo convocava per la sua laurea. Nei primi di marzo siamo quindi partiti alla volta di Roma per il suo gran giorno, con lui che ancora tossicchiava e io con il ciclo.

A sinistra Castel Sant'Angelo, a destra il Tevere, nel mezzo le bancarelle

Sarà che sono innamorata di Roma, ma anche con il cielo grigio è bellissima. Sono stati tre giorni faticosi ma molto belli ed ora non posso più chiamare il mio Lui con l'appellativo di Quasi-Ingegnere, o Ingegniero, o cose così: l'ho promosso all'appellativo ufficiale di Ingegnere Junior. Ovviamente a Roma abbiamo mangiato, ad esempio in un posto dall'arredamento discutibile (il cui bagno dorato era una miniatura di come mi immagino uno dei bagni di Arcore) e in una pizzeria carina abbiamo mangiato la pinsa circondati da romani (dopo essere stati esclusi il giorno prima perché il posto era tutto pieno e non avevamo prenotato). Abbiamo pernottato nello stesso albergo dell'anno scorso, ma in un piano diverso.

Attacchi di felicità alla vigilia della laurea

Mi sono mancati i comodini kitsch laccati di rosso, ma tutto era ben pulito e profumato, cosa che non posso proprio dire dell'albergo tre stelle dove abbiamo pernottato a Parma.
Sì, giacché eravamo in viaggio abbiamo voluto fare una visita a sorpresa alla mia adorata amica G. E non solo: abbiamo visitato anche Bologna (per la quale non provo nessun sentimento, non mi ha colpita; neanche la sua Feltrinelli mi ha fatta emozionare) e girato qualche città del Veneto (dove non ho visto Feltrinelli, mia tappa obbligata in ogni città dove passo, in compenso però ho trovato una libreria Libraccio ben fornita e Tiger, dove ho comprato degli oggetti colorati bellissimi che neanche mi servono).
A quanto pare era tutto troppo bello perché atterrare a Palermo è stato un incubo: pioggia, forte vento e nuvoloni scuri hanno fatto ballare e tremare l'aereo così tanto che nessuno parlava e ci si guardava straniti l'un l'altro; è stata così brutta la discesa che siamo tutti scoppiati ad applaudire quando l'aereo ancora correva e frenava sulla pista. I piloti sono stati bravissimi, viste le condizioni, e il sollievo di essere sani e salvi è stato grande. Da allora però sia io che il mio Ingegner Junior abbiamo avuto problemi di nausea e vertigini che ci hanno assillato per quasi un mese.

Gocce di pioggia pirotecniche

Insomma, è stato un mese e mezzo abbastanza complicato e difficile, fatto di male e di bene, dolceamaro. C'è stato sia dolore sia gioia. Ci sono state delle belle lezioni, ma alla lezione sull'uso dello strumento demoniaco noto come ferro da stiro, ne preferisco un'altra: non so se siano state le difficoltà e chi c'era effettivamente accanto a me, oppure sia stato per l'ennesimo colpo goffo in fatto di amicizie (capitolo tristemente lungo che finisce sempre con la scomparsa) ma sembra che io abbia imparato a lasciar scorrere senza attaccarsi, senza appiccicarmi addosso rabbia, risentimento, delusione o altri tipi di agitazione.
A volte si da ma non si riceve. Semplice, succede sempre. E sempre sono andata avanti.

Quindi, non mi rivolgi più la parola? STI CAZZI.
Parli male di me agli altri? STI CAZZI.
Quegli altri non mi vogliono più frequentare? STI CAZZI AL CUBO.
Non vuoi più uscire in mia compagnia? STI CAZZI.
Vuoi offrirmi la colazione al bar dopo tutto ciò? STI...amo appena mangiando un cupcake, che non ne prendiamo almeno tre?

Anche se si tratta della stessa persona? . Ho scoperto che si può e la situazione non mi brucia. Okay, qualcosa mi brucia ancora ma è solo il dolorino che provoca lo strapparsi la crosticina da una vecchia ferita. Sbandiero l'inno delle ovvietà: tutti sbagliano, il passato non si può cambiare, ci si gode il sole finché c'è.
Non potete capire come mi sento zen in questi giorni! Certo, fa male pensare a quante belle amicizie ho visto rovinarsi senza neanche validi motivi, tuttavia ho accettato finalmente che le cose sono cambiate. Senza rancore. In pratica ho imparato a chiudere la porta lasciando un pezzo di soglia libero, un ingresso per far entrare solo eventi piacevoli, che sia una chiacchierata, una uscita, una telefonata. Ho scoperto il mondo tra l'essere veri Amici e i conoscenti.
Non so se questo possa essere chiamato "perdono". So solo che questa è una situazione nuova per me e mi sento più leggera.



Direi che non manca nulla in questo resoconto, nulla a parte tantissimi momenti stampati nella memoria, risate, biscotti, metro, treni nordici di inizio Novecento (che davvero hanno il coraggio di dire a noi siculi che siamo retrogradi, con quella schifezza di treno che ancora gira?), foto e momenti privati e non, dei quali temo che parlarne rovinerebbe la magia. Nel dubbio, li tengo per me.
Appena smetto di fare la casalinga disperata mi metterò a leggere i vari blog e magari anche quell'Oliver Twist abbandonato sul mio comodino da almeno due mesi.
Santa pazienza!

Per ora è tutto 😊

18 commenti:

  1. Ok !! Ho letto tutto il tuo racconto, a tratti divertente, a tratti molto meno del mese di febbraio. Purtroppo, negli ospedali , è così, anch'io ho fatto la mia esperienza, con mia madre e non sono bei ricordi. Però c'è stata la laurea, il viaggio a Roma ...un pò di tutto, anche cose belle. Un saluto.

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    1. Già è difficile vedere i propri cari che soffrono, figuriamoci se ci si aggiunge un luogo tetro e inospitale come l'ospedale. Mi dispiace per tua madre, un abbraccio ♥

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  2. Ho letto il post tutto d'un fiato, volevo commentare sulla mamma e su un sacco di altre cose, ma poi la mia attenzione è stata distratta da "Bologna non mi ha colpito".
    Io ho studiato a Bologna, ci ho lasciato il cuore e non ho ancora avuto il coraggio di tornarci da quel 7 Gennaio 2011 quando l'ho vista per l'ultima volta.
    Di recente ho avuto però il coraggio di mettere nero su bianco il mio amore per Bologna, consapevole che quella che sono oggi è in parte grazie a lei e, anche se non lo faccio mai, il mio post su Bo te lo lascio, chi sa che tu possa cambiare poco poco idea prima o poi https://www.nonpuoesserevero.it/2017/10/bologna-e-un-punto-capo.html

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    1. Ricordo quel tuo post, mi fece venir voglia di fare l'università solo per le esperienze di vita sociale... Non sei la prima persona che sento con questi sentimenti verso Bologna, l'unica "giustificazione" che mi sono potuta fare è che piace tanto solo a quelli che ci hanno vissuto. Perciò essendo solo di passaggio non ho recepito la magia 😁

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  3. Ma ma ma...avevo scritto un post lunghissimo ed è sparito =°° Comunque mi dispiace per la parte negativa di Febbraio (ammazza che sfigaccia la febbre proprio a S.Valentino e a cena fuori!) e spero che tua madre stia bene :*
    Detto ciò, ammiro il fatto che sei riuscita a raggiungere la pace interiore dello STI CAZZI.
    Credo dovrebbero aggiungerlo nei manuali di training autogeno e perchè no, pure in quei manuali orientali in cui parlano di chakra, zen e compagnia bella :D :D
    Insegnami, ti prego, oh somma maestra!

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    1. Ogni tanto qualcosa si perde sulla rete xD
      Mia madre sta bene, fa fisioterapia e continua a dare ordini in casa a tutti (quindi tutto nella norma).
      Anch'io non mi capacito ancora di aver raggiunto finalmente questo stato mistico dello Sti Cazzi (che credevo fosse mitologia, invece no!) e se dovessi indicare la via giuro che mi è oscura e misteriosa più della selva dantesca! Il manuale mi servirebbe come mappa!
      L'unica cosa che so è che ho ben piantato nella mente l'immagine di Ficarra a Striscia la notizia che grida "Compà, me ne fotto!" 🐱‍🏍

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    2. Ok, tua madre sta bene son contenta (anche la mia, quando sta male o altro, si diletta a darmi ordini su ordini.... come ti capisco!) :D
      Per lo 'sti cazzi...beh, forse dovremmo prendere esempio dai "saggi" detti siciliani...o dalla canzone di Litterio (Enrico Guarneri, non so se lo conosci)
      https://www.youtube.com/watch?v=7_8dgDJLHak

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    3. Oh sì che lo conosco, a mio padre piaceva quel programma, Insieme, lo vedevamo spesso ma dopo l'abbandono del signor La Rosa piano piano abbiamo smesso di seguirlo... La canzone non l'avevo mai sentita ma la adoro già! Alla fine mi stavo pure commuovendo ma poi sono scoppiata a ridere (colpa della banana!). Grazie gioia ❤

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    4. Direi di metterla come sveglia o come suoneria nel cellulare xD

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    5. Altro che inno alla gioia, con questa sì che si parte col piede giusto! xD

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  4. Quante cose sono successe in questo periodo! Ti auguro che tua mamma si rimetta in forma. Per il resto congratulazioni all'Ing Jr e congratulazioni a te che stai diventando molto saggia nei rapporti con le persone.
    Se hai bisogno di fare esercizio con lo stiro ti mando un po'della roba che si sta accumulando a casa mia. :D
    A presto.

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    1. È stata una catena di eventi senza pause, ora le cose sembrano essersi calmate... Il chirurgo era entusiasta del risultato dell'operazione, l'intervento è andato bene, ora rimane la fisioterapia.
      Grazie delle congratulazioni, sono due cose delle quali sono molto fiera! Per lo stiro ringrazio ma rifiuto l'offerta, se vuoi ti faccio la lavatrice e stendo, queste cose mi rilassano (probabilmente per l'intrinseco dato di fatto per cui è la lavatrice che lavora e io che dirigo e aspetto).
      A presto, ciao 😘

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    2. E mi ero dimenticata di dire che sono contenta che finalmente tu abbia pubblicato una foto in cui si vedono i capelli!

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    3. Crazy hair power!
      In effetti è la prima in assoluto che pubblico qui...

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  5. Sto passando anch'io un periodo particolare... tra "donne sull'orlo di una crisi di nervi" e "psyco", tutto sommato, mi dico, è vita! ;) Il mio dura da mesi e mi sa che, se tutto va bene, terminerà a fine giugno. Capisco la parte degli "ospedali". Spero che tua madre stia meglio. Mi piace leggerti, e chissenefrega se non scrivi spesso, l'importante è che tu non sparisca. Un abbraccio.

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    1. Incrocio le dita per te!
      Faccio la latitante ma torno sempre qua ��

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  6. Sera, caspiterina anche noi stiamo passando un periodo particolare... Spero anch'io che tua madre stia meglio e che tutto passi in fretta! Un abbraccio a presto!

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    1. La fisioterapia sta facendo effetto, sta sempre meglio.
      Incrocio le dita anche per voi, un abbraccio!

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