Per la prima volta dopo tanto tempo sento il bisogno di scrivere. Molto recentemente ho anche riscoperto il piacere di scrivere a penna sulla carta, di trovarmi in qualche modo con le dita tratteggiate dalla biro.
Non era così che volevo tornare su Blogger dopo quasi due mesi...
Volevo iniziare parlando del Conte di Montecristo, felicemente letto e concluso.
Poi sarei passata ad un regalo inaspettato che mi ha fatta camminare a un metro da terra per giorni.
Ci sarebbe stato anche un resoconto di un'escursione per la montagna di Erice.
Invece mi ritrovo con l'umore nero, con nessuna voglia di parlare ma solo di scrivere.
Mio prezioso strumento, per quanto tempo ti ho ignorato e messo da parte! Eppure pare non ci sia amico migliore... Sono qui, un po' con la coda tra le gambe, sperando che il tempo passato separati non abbia scalfito la nostra intesa.
Sono qui, per la prima volta dopo sei mesi, con una coperta scura su testa e spalle.
Credevo archiviata nel passato, questa sensazione. La sensazione di essere inadeguata, di non essere all'altezza, di avere nell'anima qualcosa che non va.
Penso che "infelice" sia un aggettivo eccessivo, ma "felice" sarebbe una bugia.
Mi trema la terra sotto i piedi per una causa a me sconosciuta: io amo e sono amata, ma se non fosse abbastanza?
Non mi è mai importato che la gente non mi capisse, adesso c'è qualcuno a cui voglio far capire ma non ci riesco. Mi chiede "Perché?" e io resto in silenzio per minuti interi, trovando spesso una sola risposta: "Non lo so". Una sola, inutile, patetica risposta.
Come si fa a spiegare anni di misantropia a qualcuno che non l'ha mai provata? Come spiegare a una persona audace cos'è la paura di sbagliare? Come si fa a spiegare a qualcuno che è stato amato con tutto il cuore, senza riserve, cosa significa passare una vita intera sapendo che l'unico motivo che spinge la gente a starmi intorno è solo l'opportunità, la convenienza?
Forse in questi sei mesi ho sbagliato a non pretendere niente da lui, ho solo preteso che mi dicesse sempre e solo la verità. L'unica cosa che finora lui ha preteso da me è che io ci provassi, che provassi a fare le cose che mi spaventano. Ora inizia a pretendere, a chiedere, a mettermi faccia a faccia con le cose che non voglio vedere. Lui ha delle convinzioni, io ne ho altre. Non mi brucia per niente ammettere che lui è più maturo di me. Questa è la verità.
Però devo esaminare altri dettagli di questi sei mesi (so che non si ragiona in termini razionali con l'amore, ma è l'unico metodo che conosco), quindi...
Voleva che conoscessi i suoi e l'ho fatto.
Voleva che cenassi con i suoi e l'ho fatto.
Entrambe le cose hanno causato lunghe ed estenuanti discussioni; non erano veri e propri litigi, forse un'anticipazione di come sarebbe un Litigio.
Io cosa ho preteso da lui? Non gli ho mai detto le seguenti frasi, neanche una volta: oggi voglio uscire, voglio andare in quel posto e mi ci devi portare, andiamo a fare shopping, comprami questa cosa.
Non credo di avergli mai chiesto niente, né di aver fatto i capricci per ottenerlo. Non l'ho mai accusato di non lottare per me o per il nostro rapporto. Da ieri so quanto questa accusa possa fare male. E soprattutto perché infondata.
Quindi analizziamo altre cose che ho fatto per lui, cose per cui ho lottato contro me stessa (chissà di cosa si trattava, se paura, scarsa autostima o entrambi):
Ogni giorno gli esprimo i miei sentimenti, che sia un "ti amo" oppure "mandami un sms quando arrivi a casa" quando la sera usciamo e facciamo tardi.
Ha conosciuto i miei e le mie nonne, nessuno era mai entrato in casa mia o di mia nonna con il titolo di "fidanzato". Non avevo mai presentato nessuno ai miei.
Non mi pare di non aver fatto niente per dimostrargli quanto è importante, quanto credo in questa relazione. Trovo ingiusto che mi dica "Lo so che mi ami, però non lotti per me".
Un grandissimo punto va a mio favore perché quando mi ha detto "Anche noi ragazzi abbiamo bisogno di conferme, come voi ragazze" non mi sono messa a ridere. Grazie, questo era ovvio, cara bertuccia. Ma perché le uniche conferme dovrebbero essere fare un viaggio fuori dalla patria Sicilia oppure fare l'amore? Se non mi sento pronta vuol dire che non sono pronta, e basta. Lui mi chiede perché non sono pronta a fare una o l'altra, io cazzo non lo so! Non lo so perché, non ho spiegazioni! Ho forse una laurea in psicologia? Sento il panico e l'ansia che crescono solo a parlarne, come diavolo pensa che io possa farcela così?
Finora ha avuto pazienza, non lo nego. Non nego neanche che la pazienza di chiunque ha un limite. Forse sto tirando troppo la corda ma non voglio un giorno guardarmi indietro e scoprire che non era il momento, che ho accelerato troppo, o peggio: ritrovarmi con un problema psicologico in più. No grazie, ho già beghe psicologiche in abbondanza.
Non vedo soluzioni che vadano bene per entrambi. Cosa diavolo dovrei fare?