mercoledì 31 dicembre 2014

L'ultima volta.

Ultimo post dell'anno, facciamo qualche conto...
Un paio di giorni fa, non ricordo esattamente quanti, è stato il terzo compleanno del mio blog.

Sono ancora capace di stupirmi: chi me lo doveva dire che dovevo vedere per la prima volta la neve proprio nella mia città? Che per inciso si trova in Sicilia, a tre chilometri dal mare, in pianura, ora fuori è tutto bianco. Purtroppo l'ho scoperto nel peggiore dei modi: mio fratello, che ho deciso d'ora in poi di chiamare Ares, mi ha bombardata con una palla di neve mentre ero sotto la doccia.

Ho finito il 2014 esattamente come l'ho iniziato: con febbre, raffreddore e mal di gola. Yeah!

C'è di buono che gli amici che temevo di aver perso lo scorso Capodanno, invece sono sempre con me e lo saranno anche stasera.

Quest'anno ho letto soltanto nove libri e ne ho riletti cinque, dei "nuovi" nove ne ho letti sei solo tra novembre e dicembre. Vergognoso, lo so, sono tanto triste...

E niente, è stato un anno abbastanza cupo. Ma hey, se ce l'ha fatta la neve ce la posso fare anche io, no?

Fantastico anno a tutti, gente! Tornerò a farmi sentire il due gennaio con un progetto per il 2015, se non mi riduco come Jordan (la più adulta nel video che segue).




Voglio chiudere con questa canzone...


L'ultima volta è un po' più in là
il sangue scorre vivo in noi
ma vedrai, vedrai, che il cielo conserverà
una stella per noi
una stella per noi

mercoledì 24 dicembre 2014

Il Rito giusto.



Perché si può non apprezzare il clima natalizio, si può odiare la forzata corsa ai regali, si può anche avere l'influenza ('nchia!) ma niente e nessuno può privarmi di un ricco banchetto e di una sbronza a Natale.
Pace.

sabato 13 dicembre 2014

Un glorioso giorno.

Fino a poco fa non sapevo, forse non è neanche ufficiale, ma perché non approfittarne? Sarebbe da pazzi!
Pare che il 13 dicembre, ossia oggi, sia l'ARANCINA DAY.

Se qualcuno non sa cosa sono le arancine (che indecenza!), ecco qualcosa che ve lo spiega per bene:


Mi sento di dissentire riguardo "l'inferno corporeo", anche se ho lo stomaco delicato non ho mai avuto problemi; più che altro, direi che raggiungi l'inferno corporeo quando la lingua si posa sul nucleo incandescente sul ripieno.
A parte questo, trovo la pagina Facebook molto accurata nella descrizione di fisime, detti popolari e comportamenti tipici siciliani. Perciò se volete favorire vi lascio il link di Siculopedia.
Oggi la mia missione sarà mangiare almeno un'arancina e finalmente mi sentirò realizzata.

martedì 9 dicembre 2014

Shatter me. And other music's stuff.

Ormai è cosa nota che mi piace la musica caotica, come la definirebbe qualcuno per farmi arrabbiare. Pure che odio la techno è cosa nota (ai più che hanno avuto in qualche modo a che fare con me). Eppure accade certe volte che mi ritrovo ad ascoltare qualcosa fuori dal mio genere ma che in qualche modo mi colpisce abbastanza da pensare: hey, questa roba mi piace!
Grazie al cielo non sono una critica musicale, ma questa è la sensazione che ho sentito nell'ascoltare questa canzone:



La canzone è Shatter me (2014), loro sono Lindsey Stirling (violinista) e Lzzy Hale (vocalist del gruppo Halestorm). La canzone parte lenta e dolce, un effetto delicato dovuto non solo alla voce calma di Lzzy ma anche all'aspetto di Lindsey in versione bambolina di porcellana. Per tutto il video sono chiare alcune cose: la ragazza sa suonare e sa ballare. Okay, non ho studiato mai né musica né danza classica, ma quando balla ha tutta la grazia e la fluidità che ci si aspetta da una ballerina classica. Nella mia breve carriera di flautista non riuscivo neanche a battere un piede a tempo mentre suonavo... Okay, andiamo avanti.
Non so spiegare come mai, ma sin dal primo ascolto sono rimasta affascinata dal modo in cui vengono uniti il suono acuto e melodioso del violino (un elemento tipico della musica classica) e gli effetti elettronici (che in generale mi disturbano). Mi è sembrato incredibile. Quante note, quanti suoni diversi tira fuori da quello strumento!
Un'altra cosa notevole è che violino e voce, anche se sovrapposti come nei minuti finali, si affiancano senza prevalere uno sull'altro. Ho sentito armonia ed equilibrio.

Quello che ho scoperto in seguito (diciamo dopo almeno tre ascolti e una ricerca su internet) è che pure il testo non è niente male. Per non capire l'inglese vuol dire che ho almeno un buon istinto. Il testo tradotto in italiano lo potete trovare al sito QUI.
A questo punto mi scappa l'ammirazione anche per il video, che segue la logica e il senso del testo: sentirsi chiusi in una bolla, in un luogo piccolo, buio e sconosciuto nonostante sia il posto dove siamo sempre vissuti. La voglia di scappare, di rompere il vetro che ci trattiene e affrontare la paura, chiedersi se i giorni allora saranno diversi o se non cambieranno, cercare di sentirsi vivi attraverso la distruzione di quello che si è adesso, per poi divenire altro. Un grido di aiuto, di paura e di speranza.
Per una masochista come me, è una conoscenza irrinunciabile.
Il video risulta quindi ben pensato e ben realizzato.
Tra l'altro non credo di aver mai visto Lzzy in versione folletto innocente che sorride come nell'ultimo suo istante in questo video.


Certo, so che Lindsey Stirling non è l'unica musicista a suonare uno strumento classico inserito in un contesto che non lo è (tra cui rock, hip-hop, r&b). Qualche anno fa mi avevano colpito anche gli Apocalyptica, gruppo di violoncellisti finlandesi (datemi un musicista nord-europeo capellone e mi farete contenta).

Apocalyptica ft. Sandra Nasic (vocalist dei Guano Apes)
Path vol. II, album: Cult (Special edition 2001) 

Più in generale, non è cosa nuova mischiare i generi, solo che a volte a qualcuno risulta meglio che ad altri. Per esempio, pur apprezzando molto Numb dei Linkin Park, ho odiato la versione mix hip hop con Jay-Z, Numb Encore. E non lo dico soltanto perché non mi piace l'hip hop (in realtà qualcuno che mi piace un po' c'è), dipende anche dal fatto che nella seconda versione hanno tagliato via la parte che più mi piaceva dell'originale, quando tra un ritornello e l'altro urla:

And I know I may end up failing too
But I know you were just like me
with someone disappointed in you

I've become so numb I can't feel you there
I've become so tired, so much more aware
I'm becoming this, all I want to do
is be more like me and be less like you.

Com'ero sedicenne e disadattata... Non che le cose siano cambiate di molto, comunque. Persino le canzoni che ascolto sono ancora sullo stesso genere testuale.


So cut me from the line
Dizzy, spinning endlessly
Somebody make me feel alive
and shatter me

venerdì 21 novembre 2014

Lo scaricabarile emotivo.

Tra poco implodo.
Non sono mai stata una che parla molto, tranne quando sono molto nervosa. Allora parlo e straparlo, dico un sacco di cose, anche senza senso, non conosco vergogna o timidezza o diffidenza che tenga: l'impulso di parlare è troppo, non si può reprimere. Non sono mai stata neanche una che si confida spesso; giusto una volta tanto basta, no? Ecco, non ci ho mai riflettuto più di tanto (devo fermare questo flusso di coscienza ma ho perso il dominio sui miei neuroni) ma già da un po' la mia principale confidente nonché amica-sorella non è più tanto confidente, non so spiegarmi perché ma non mi viene più naturale parlarle di certi moti della mia anima, così i sentimenti si stanno accumulando sulla pancia, non riesco più a contattarla e dirle Mi devo sfogare oppure chiama la neuro, sto andando oltre (a volte sono un po' masochista, spesso non so prendermi cura di me stessa come dovrei, ma questo non dovrei dirlo in pubblico, no? Vi prego fermatemi). Non riesco neanche a scaricare il mio barile emotivo a G, lei deve pensare allo studio, tra poco si laurea, non voglio che si preoccupi per me. Perciò resto io, solo io. E io sono sempre stata brava a far stare meglio gli altri, non me stessa.
E' come ferragosto, quando scolavo bicchieri di vodka pur sapendo che sarei stata male, sapendo che erano giorni che mangiavo pochissimo, ma quella notte in spiaggia volevo il devasto, volevo ubriacarmi e l'ho fatto, ho fatto entrambe le cose mettendomi a svuotare bicchieri di rum come se la notte sarebbe stata infinita. Non mi sono mai rimproverata più di tanto per questo ferragosto, non dovevo guidare ed era ubriacarmi perdutamente che volevo. Volevo anche che una persona mi fosse accanto, ma sapevo che si trovava a tantissimi chilometri di distanza, e anche se non ci fossero stati tutti quei chilometri a dividerci, anche se lui si fosse trovato nella tenda accanto alla mia non sarebbe cambiato niente (o forse no, sarebbe stato peggio), a lui non sarebbe importato e io mi sarei incazzata con me stessa perché ci avrei sperato pur sapendo che era inutile, mi sarei incazzata con lui perché non mi avrebbe dimostrato che mi sbagliavo e mi sarei incazzata con me perché mi ero incazzata con lui. Capite il circolo vizioso?
Ora lui mi commenta su facebook una foto che ho messo, di quello che so essere un interesse comune. E non ho nessuno cui dire ti rendi conto? Non ci parliamo da mesi eppure mi commenta la foto come niente fosse! Ma pure tu in queste parole ci vedi una domanda occulta? Leggi! Leggi e dimmi se ha davvero fatto quella domanda sulla foto però intendendo chiedermi sottilmente se lui mi manca! Dimmi che non l'ho immaginato... Lo ha chiesto davvero? Mi sta forse chiedendo se gli manco pensando che mi sta bene pensare a lui mentre lui sta benissimo senza di me? Oppure no, dimmi che l'ho immaginato, che quella era semplicemente una domanda senza un secondo fine! Dimmi che puoi entrare nella sua testa e trovare le risposte alle domande che, traditrici e infami, mi tornano alla mente proprio quando il suo ricordo non mi sfiora neanche lontanamente. Scopri per me se gli manco, se gli sono mai mancata, se gli stavo a cuore almeno un pochino, se mi pensa mai, se avrebbe voluto fare qualcosa in più per non perdermi, se è rammaricato di avermi persa. Oppure no, non dirmi che lui ha pensato a me più di quanto io abbia pensato a lui o che ne soffre ancora (sarebbe orribile!). Dimmi solo che non sembro una patetica quindicenne al suo primo amore: non sono una quindicenne e non è il primo amore.
Fermatemi prima che mi metta a riflettere sui miei amori passati, non voglio più soppesare i miei sentimenti passati e terminati per giudicare se e quanto ero innamorata dei ragazzi che non sono rimasti con me.
Non ho mai visto nessuno passare tanto velocemente dalla tranquillità (giornata calma) alla gioia pura (mi parla di nuovo!) passando alla furia (come si permette di chiedermelo!) e all'angoscia (non posso trattenere tutti questi pensieri ma nessuno ascolta, quindi? Quindi vomito tutto in un post, getto il sasso nel mare e chi vede i cerchi sulla superficie li percepisce). Perché mi è così difficile volermi bene? Perché ho questi momenti dove non posso fare a meno di pensare cose che mi fanno sentire male?
Non credo esista risposta. Soffocherò l'angoscia in un bicchiere (oggi sarà di the, poi chissà) e nella musica, oggi sono i Verdena, domani chissà.
Ah, devo ricordarmi di tenermi saldamente durante la parte solo strumentale, soprattutto dal minuto 5.08 al 5.14, la sua bellezza mi colpisce sempre.


 Mi illudi, distratta, e crei ciò che vorrei
con piume blu stringimi satura
tu giura e fingi
e poi cuci il limite
mi smuovi e rendimi satura
ed io saprei reagire per te
Ma tu sei ovunque
mi giungi immensa
consumati su di me
mi smuovi e rendimi sicura e satura
ed io saprei reagire per te
ma tu sei ovunque
ovunque
hai quello che io vorrei
fragile Elide
ma tu sei ovunque

[Verdena, 1000 anni con Elide, da: Solo un grande sasso, del 2001]

domenica 16 novembre 2014

Quando non si sa dove si sta.

Dicono sempre che al sud Italia le persone siano più socievoli. Io ero la prova contraria.
Fin qui tutto bene.
Mi sono chiesta spesso quale sia il confine, sottilissimo direi, tra l'essere socievoli e l'essere invadenti per natura. Qualche giorno fa si è aggiunta a quella un'altra domanda retorica filo-sociale: qual è il confine tra l'essere socievole, l'essere invadente e l'essere un po' matto?
Quale poeta o scrittore diceva che siamo tutti un po' matti, solo che qualcuno lo nasconde meglio? In ogni caso, quale che sia il nome dell'autore, credo che abbia ragione. Abbiamo tutti qualche rotella fuori posto, chi più chi meno, alcuni lo nascondono bene, altri non altrettanto, altri ancora non se ne curano. Ecco, a me in genere piace l'ultima categoria.
Le altre rare volte non saprei dire, come nel caso di cui sono stata protagonista/spettatore. Se non mi sono spiegata capirete tra un po'.

Qualche giorno fa ero in un supermercato con mio fratello, mi trovavo a fare la fila alla cassa, avevo messo tutto sul rullo (o nastro, o come si chiama?!) e quindi mi restava solo da aspettare che il commesso finisse di mettere sul conto la roba del cliente che mi aveva preceduta con uno scatto degno di Valentino Rossi (stupidi carrelli con le ruote che vanno in direzioni diverse!). Tamburellavo nervosamente il piede sul pavimento appiccicoso e con la coda dell'occhio vedevo, o meglio percepivo, il carrello dietro di me che si allontanava di un po'. Qualche minuto dopo, un signore di circa sessant'anni si è fatto avanti fino a raggiungermi. Cortesemente, mi ha chiesto se poteva passare, avendo soltanto due prodotti. Non sono così insensibile da far aspettare un signore gentile che potrebbe essere mio nonno. Ho sorriso, nonostante il malumore, e l'ho fatto passare. Intanto ho notato che il cliente davanti a me non ha ancora finito, non ho fatto in tempo a pensare qualche insulto ben mirato che il signore cortese di prima mi ha regalato un gran sorriso, mi si è avvicinato a mano tesa e mi ha detto allegramente

Hey, ciao!

Sono rimasta tanto meravigliata che per istinto ho risposto alla mano tesa stringendola. Aveva una bella stretta di mano: calda, sicura e ferma, senza stringere troppo. Poi mi ha chiesto, affabile

Cosa fai?

In giro... - ho risposto completamente persa. Allora lui inizia a raccontare

Ah sì, capisco! Mio figlio Roberto* si è laureato in "Qualcosa Che Suonava Come Ingegneria Di Qualcosa*, ha preso 100 ma ancora non trova lavoro. Sono tempi difficili!

*nome di fantasia
Mentre continuava da solo quella chiacchierata io pensavo furiosamente: ma chi è? Lo conosco? Sarà un parente che non vedo mai? Sarà l'amico di un parente che non vedo da un po'? Mi sembra troppo lucido e affabile per essere uno sconosciuto, forse lo conosco davvero ma come??

Prima di poter trovare una qualsiasi risposta o di prendere una qualsivoglia decisione, il commesso ha richiamato la nostra attenzione augurando buona giornata al cliente servito; il signore allora si è affrettato a consegnare i due prodotti, è tornato da me sempre sorridente con la mano tesa e ci siamo scambiati un'altra bella stretta di mano.

Stammi bene, e buona fortuna!

Ho ricambiato le belle parole come ho potuto (Grazie, anche a lei credo sia sufficiente, no?), l'ho visto pagare, salutare ancora me e il commesso e andarsene a passo veloce. Sono rimasta spaesata ancora per un poco, poi mi sono dovuta scuotere per rimettere i prodotti nel mio carrello sgangherato.
Una volta in auto, mangiucchiando un dolce di pasta sfoglia contenente crema e mele, ho chiesto a mio fratello se lo conosceva. Mi ha risposto di no.
Chi fosse lui e chi lui credeva che io fossi resterà per sempre un mistero.
Sono così rari i buoni sentimenti, la cortesia, la buona educazione! Quanto è triste che le parole più gentili che mi siano state rivolte in almeno due mesi siano di un autore sconosciuto? Comunque sia, la conversazione con lo sconosciuto, con la mia partecipazione passiva, mi ha resa di buon umore.
Mi sono sempre piaciuti i racconti, soprattutto quelli inediti di persone che parlano tranquillamente, non perché io li stimolassi a parlare ma spinti dalla voglia di condividere puramente qualcosa, racconti che non sono permeati di giudizi, di falsità spacciate per verità, di frasi manipolanti, privi di malignità. Semplicemente il gusto della socialità.

Ma quel giorno non avevo motivi di essere malinconica, non quando l'autunno siciliano mi riserva una giornata simile dopo due giorni di pioggia torrenziale, tuoni e strade allagate.




lunedì 10 novembre 2014

The Listography Project pt. 43: things you wish you had a second chance to do.

Ormai mancano pochissime liste, dovrò inventarmi qualcosa per continuare a scrivere, soprattutto se la bella ideatrice del progetto non posta un prossimo capitolo... Se tolgo i post sulle liste, infatti, quest'anno ho scritto pochissimo. Probabilmente nel 2015 mi dimenticherò di questo spazio virtuale. Vedremo.
Intanto ecco la lista delle cose per cui spero di avere un'altra occasione da sprecare come la prima/ le prime.

  • Tornare a Parigi e magari restarci a tempo indefinito. Non c'è niente per me qui.
  • Andare all'estero e trovare un posto che sia più adatto a me, che mi aiuti a crescere, a capire, a vivere meglio. Sono stanca di essere un fottuto pesce smarrito e fuor d'acqua.
  • Innamorarmi di qualcuno che mi ami. So che morirò zitella, con sette gatti (per i miei periodi da eremita sociopatica) e sette cani (per i momenti in cui avrei bisogno di affetto), ma sarei ipocrita se dicessi che non mi piacerebbe. Solo non credo sia possibile per me, ecco.

Ho solo ventitre anni, direi che tre forti rimpianti siano più che sufficienti. Se poi ci dovessi mettere anche i rimpianti per cui è impossibile rimediare beh, finisce che gatti e cani li prendo adesso seduta stante.

Cià.


The Life In A Year

giovedì 30 ottobre 2014

The Listography Project pt. 42: memorable birthdays and holidays.

Ma perché non c'è più una lista semplice? Che so, i miei dolci preferiti, o le mie bevande alcoliche preferite. Quelle le farei in una manciata di minuti, per questa ci ho dovuto pensare una settimana e con risultati non proprio dignitosi.

Compleanni memorabili: nessuno spicca tra i miei ricordi, soprattutto non per particolarità. I compleanni erano festeggiati fino a nove o dieci anni, tutti con nonne (non ho mai conosciuto i miei nonni), zii, cugini e padrini. In realtà i miei padrini sono anche i miei zii, perciò si capisce fin troppo bene che tentavo di allungare la lista degli invitati. Un paio di volte ho ottenuto che venissero invitate alcune amichette, ma vabbè, con loro giocavo spesso sicché erano giornate come altre.

Vacanze memorabili: a sei anni sono stata con la famiglia in Svizzera per partecipare ad un matrimonio. La Svizzera è bellissima in estate, in inverno non ho mai avuto il piacere (o forse no, odio il freddo).
Non per essere ripetitiva, ma anche qui ci devo mettere i miei sette giorni a Parigi.

Paris, je reviendrai!


Notre-Dame au chocolat.



The Life In A Year

sabato 18 ottobre 2014

The Listography Project pt. 41: your favorite movie stars.

Se non potessi metterci il cast dei miei telefilm preferiti credo che potrei fare un telegramma (ebbene sì, esiste ancora gente che fa telegrammi!), invece ce li metto tutti (o quasi) con il rischio di perdere il mio titolo di "Misantropia mon amour". Ah, ordine sparso, nessuna classifica (sto cercando di disintossicarmi dalla mia incetta di mania ossessiva-compulsiva dell'ordine che ho sviluppato nei mesi di lavoro).

  • Jennifer Garner (in Affleck): mi è piaciuta sin dalla prima occhiata che ho dato ad Alias, la adoro da quando ho scoperto che per le scene di combattimento e d'azione non usava controfigure. Poi è bella, brava e un sorriso che le invidio parecchio (con quelle adorabili fossette).
  • Jensen Ackles, Jared Padalecki & Misha Collins: da Supernatural ad altre cose (Ackles in Ten Inch Hero era meraviglioso... ma quando non lo è?!).
  • Colin Firth. Senza fronzoli ed altri commenti <3
  • Chad Michael Murray, Hilarie Burton, Bethany Joy Lenz, James Lafferty e soprattutto Sophia Bush: praticamente il cast principale di One Tree Hill.
  • Matthew Gray Gubler, alias Dottor Reid nel telefilm Criminal minds: semplicemente adorabile. Mi piace tutto il cast principale, ma lui sta un po' più su.


The Life In A Year


Ci sono tanti attori che mi piacciono molto, diciamo che questi sono quelli che occupano la "classe d'onore".

mercoledì 8 ottobre 2014

Ansia e pianoforti.

Tanta, tanta, tanta ansia.
Finito settembre sento solo sapore di ansia.
Non ho più un lavoro e ritorno al punto di partenza: in questi, diciamo, ultimi dieci mesi io non ho capito niente. Non so ancora cosa voglio, non ho ancora un progetto o un'idea di progetto. 

Adesso ho le mattine e le sere libere, il pomeriggio è di nuovo in mano al dopo scuola ed è un po' troppo tardi per recuperare un'estate siciliana vissuta a circa quattro chilometri dal mare, senza mare. In quattro mesi sono andata al mare cinque volte, è una vergogna. Però ora che potrei andarci, per di più godendo della quasi totale assenza di persone, non ne ho proprio voglia. Io, che non volevo mai uscire dall'acqua, non ne ho voglia. Io che adoravo l'acqua fredda ora la rifiuto, io che uscivo dalle fredde acque coi piedi blu eil sorriso in faccia, magari ridendo perché i denti battendo mi hanno tagliato il labbro inferiore. Il tempo non mi assiste: c'è ancora sole e un discreto caldo, ma non abbastanza da fare un bagno al mare senza congelare.
Perciò oggi, per combattere questo stato di ansia perenne sono uscita da sola. Ogni tanto sento questo bisogno di girare a piedi per le vie principali della città, per fare qualcosa da sola, per sentirmi sola in mezzo alla folla, lasciar fluire tutto e tutti attorno a me senza esserne toccata. Non so se tutto ciò ha senso...
Quindi ho girato a piedi, con la musica nelle cuffie e gli occhiali da sole, e nessuno mi ha disturbata. Non mi sono fermata né sono stata fermata da due turisti che giravano e rigiravano la cartina, piegando le teste come bionde civette tedesche, persi anche loro. Non mi hanno chiesto aiuto e io non mi sono fermata. Mi sono sentita libera. Certo anche un po' stronza, ma illusoriamente libera, senza catene.
Mi si è aperto uno spiraglio nel muro di misantropia quando un ragazzino di una decina di anni ha fermato la sua bici per dire "ciao cagnolino" ad un randagio.

Ma è stato ancora più bello scoprire in piazza un uomo dai lunghi capelli bianchi che suonava un pianoforte. Non avevo mai incontrato un artista di strada, ad eccezione fatta di quel sassofonista su di una metrò di Parigi che ha espresso la sua teoria circa la paternità del mio amico, che non gli ha voluto dare qualche moneta. Io come al solito stavo sonnecchiando seduta lì vicino, ebbra del consueto effetto della metrò.
Comunque, tornando alla mia piccola città sicula, questo signore suonava un piano sgangherato, sempre una canzone che sembrava un po' da saloon del vecchio west e un po' un film in bianco e nero degli anni venti o trenta. Non era neanche tanto bravo, ma ci metteva così tanto impegno, le sue dita si muovevano molto veloci e indossava un frac con tanto di coda che rendeva tutta l'immagine meravigliosamente retrò. Adorato.
Ecco alcune foto, so che non si vede bene, ma non me la sono sentita di avvicinarmi e disturbarlo.




Come sembravano allegri quei vecchietti lì!
Ho sentito l'ansia allentare un po' la presa. Spero che questa brutta sensazione svanisca presto.
Non posso passare la vita a fare la turista nella mia città.

venerdì 3 ottobre 2014

The Listography Project pt. 40: the best gifts you've ever received.

I più bei regali ricevuti, diciamo solo i materiali.

  • Soldi. Non vorrei sembrare ingrata, ma non sono ipocrita: i miei parenti mi hanno sempre fatto regali di compleanno che non mi sono piaciuti, roba inutile o comunque bruttina. Poi, quasi si fossero messi d'accordo, hanno iniziato a darmi soldi al motto di "Compra quello che vuoi! Cose che ti piacciono, non solo che ti servono". Trovo sia liberatorio per tutti.
  • Salvadanaio. So cosa ho appena detto, ma la mia madrina di battesimo ha degli ottimi gusti e i suoi regali mi sono sempre piaciuti, quel salvadanaio di ceramica però me ne innamorai appena lo scartai.
  • Orecchini. Regalo di nonna per la cresima, l'unica cosa materiale che mi ha comprato. La migliore seconda mamma-babysitter del mondo.

The Life In A Year


Non mi viene altro in mente, forse perché ho dei gusti che non si accordano con il resto della parentela/ amici/ più che amici; forse perché ricevere un regalo mi mette a disagio; forse non ho mai ispirato voglia fare regali; forse perché in vita mia do più di quanto io riceva; forse perché dico sempre che non mi manca nulla, anche se evidentemente non è vero (ma forse sono convincente, no?). Non lo so davvero, forse la ragione non è tra queste, o forse lo sono un po' tutte.

martedì 30 settembre 2014

Inferno postale.

Attraverso la vita camminando sul filo dell'esasperazione.
In una funesta mattina soleggiata, mi viene da pensare "Mi scoccia troppo fare pulizie oggi, ma non posso guardare altri episodi di Criminal Minds altrimenti mi finisco una stagione in tre giorni. E quindi? Ma sì, dai, andiamo alla posta. I vecchietti per la pensione non ci saranno... Sì sì, vado alla posta e TORNO PRESTO."
Boom! Sfiga. 

Vado alla posta per depositare un assegno di un centinaio di euro, tutta tranquilla perché ho beccato solo semafori verdi e nessun autista che sembra aver preso la patente da autodidatta (o che l'abbia vinta con un gratta e vinci).
Entro nell'edificio e trovo un terminale vuoto ma in funzione. "Bella lì! penso Guarda un po' che culo, uscirò di qui in meno tempo di quello che mi ci è voluto per arrivarci", continuo a pensare nella mia beata ignoranza degli eventi prossimi futuri.

- Buongiorno.
Nessuna risposta. Già iniziavo a capire qualche cosa, ma non riuscivo a crederci... penso "Ma quanto cazzo è spesso 'sto vetro??". Alzo un po' la voce

- Buongiorno.
Dieci secondi di silenzio.

- Ciao.
Cazzo, ma allora sa parlare! Carramba che sorpresa! Sposto il peso da un piede all'altro, con la smania di andare via. Ormai avevo capito in quale trappola infernale ero caduta.

- Sì, ciao (balbetto). Devo depositare questo assegno.
- Un assegno?
(Perché, che ho detto?) - Sì, un assegno. Eccolo.
E gli sventolo il pezzo di carta davanti alla faccia. Lei annuisce e inizia col farmi un paio di domande. A chi è intestato? Intestato a te? E dove li vuoi mettere? E via dicendo. A quel punto ho un flash.
Oh santa pazienza martire, lei è...



Oddio, è Fabrizio Biggio dei Soliti Idioti! Solo che quella che ho beccato io era vestita meglio ma truccata molto peggio. Sembrava reduce da una sbronza non ancora smaltita, con la matita nera degli occhi sciolta fino alle occhiaie (pur non nascondendole) e una coda di cavallo con ciuffi che puntavano in direzioni diverse.

Ma perché è capitata a me!!! Inizio a urlarmi in testa. Poi sospiro e mi rassegno, sono già cinquanta domande che mi fa, con la lentezza nel parlare che una storia della buonanotte a confronto pare un rave, mi dico per consolazione che ormai stiamo finendo... Sbaglio.

Mentre pigia le sue ditina sulla tastiera di inizio anni 2000 del pc, mi estraneo un po' dal mio compito. Mi giro e scopro che ci sono almeno cinque persone dopo di me, che aspettano pazientemente il turno. Ma non è colpa mia se sono diventata quella che crea fila, è la tizia che è lentissima! Come se non bastasse, chiede al collega se può fare una certa azione (roba da posta), il collega non sa e la tizia inizia a chiamare il direttore a gran voce (si chiamerà mica Bertelli??).
Dopo cinque minuti di urla, esce un signore panciuto da una stanza e le dice che il direttore è in vacanza chissà dove. Torna a picchiettare sulla tastiera e riprende a farmi domande; per rincarare la dose, in linea con le sue azioni, la tizia mi parla a bassa voce, così sono costretta a chiederle di ripetere la domanda almeno una volta su tre.
Vorrei tanto darmi un facepalm, oppure assestare a lei una cinquina ma aimè il vetro ci separa!

Continuo a pensare, un po' per intrattenermi e un po' per trattenermi. "Perché questa si accanisce proprio con me? E dire che sono vestita abbastanza decentemente! Okay, i capelli sono ancora un po' da pazza, ma poco poco giuro, sono legati! Va bene, ho infradito, pantaloncini e t-shirt neri ma non sono vestita nello stile di Francesco Mandelli in quello sketch! Lì mi è sempre sembrato il sosia di J Ax... Ma a me manca decisamente barba, quindi perché ha scelto di andare in letargo proprio adesso!"




Okay, magari non si somigliano neanche e me lo sono immaginata, abbiate pietà di me. Hanno ampiamente abusato della mia già scarsa pazienza.
Ah, e mi hanno detto di tornare quando ci sarà il direttore.
E che cavolo, voglio depositare i miei soldi non voglio mica rapinarvi!

venerdì 26 settembre 2014

Listography project pt. 38 + 39:hobbies past and present + my favorite magazines.

The Life In A Year

PT. 38: essenzialmente ho gli stessi hobbies da quando avevo circa sei anni.
  • Leggere storie
  • Scrivere storie
  • Giocare a Super Mario
  • Ascoltare musica che da sui nervi a mia madre ma che io adoro
  • Dormire (se può essere definito hobby)

E basta, credo... O quanto meno sono i più salienti.

PT 39: giornali o riviste preferiti.
Ecco, so che può sembrare strano detto da una che voleva fare la giornalista, ma non ho mai avuto preferenze. Forse perché non ho mai comprato un giornale, leggendo solo quelli che mi capitavano quando mi capitavano; a tredici anni credo di aver comprato due-tre Cioè (non di più) ma principalmente li ho comprati per il "regalo" allegato. Dire "regalo" mi ha sempre fatta arrabbiare: col cazzo che è regalo, per quello che costa il giornaletto ci ho comprato eccome l'allegato! Però riconosco che ha un fascino particolare dire "regalo" e non "allegato incluso nel prezzo, alzato di poco per giustificare la sua presenza".
Ah marketing, che strano essere...

domenica 21 settembre 2014

Nuovo Ufficio Sinistri, Cap. 3: l'influenza del gruppo sociale su di un Nuovo Individuo.

I primi giorni, a volte anche le prime settimane, incidono molto sul Nuovo Individuo che si aggiunge alla routine del nuovo gruppo sociale preesistente, dove gli individui che generalmente lo compongono sono ben amalgamati (tra gli alti e i bassi che generano le relazioni umane) e rendono compatto il gruppo tramite la condivisione stabile di un lasso di tempo non trascurabile, che va ben oltre il normale orario di lavoro (intendo extra non pagati).
Il Nuovo Individuo, da qui in poi abbreviato semplicemente in NI, deve trovare il proprio spazio, il proprio campo abitativo e il campo d'azione, deve riuscire a cogliere la direzione del flusso sociale, deve carpire e appropriarsi di nuovi ruoli e competenze; tutto contemporaneamente, altrimenti si rischia l'espulsione (altresì chiamato "licenziamento") o l'alienazione dal gruppo sociale. I comportamenti indicano inevitabilmente tratti del carattere e da ciò può dipendere il corso della vita dell'NI. Si viene etichettati con speciali cartellini che vengono inglobate dall'epidermide del nuovo arrivato e niente, nessun comportamento considerato "normale" o "accettabile" dalla società moderna (vedi: omicidio, oppure: disturbo psichico), può modificare le parole scritte sul cartellino.
Perciò se il primo giorno non parli sei timido, se fai una critica sei un flagellatore di attributi intimi maschili, se stai tranquillo sei disinteressato e/o pigro, se parli di continuo sei una pettegola arrogante, e così via. E finché si farà parte di quel gruppo l'aggettivo scelto dalla maggioranza sarà il vostro tratto distintivo.

Essere l'NI del gruppo farà dell'individuo in oggetto un caso da osservare, studiare e teorizzare (spacciandolo poi per verità dei fatti). Nel precedente Capitolo, ero io l'NI, la scimmia ammaestrata, a formulare teorie sulla fauna umana che mi circonda; adesso sarò io ad analizzare la mia figura all'interno del gruppo. Perché non solo l'NI deve integrarsi nel nuovo ambiente, ma deve anche fare i conti con l'influenza che tutti i fattori ambientali generano su di lui-lei-esso.


  • Dislessia portami via: grazie al cielo la mia voce pensiero non è come quella di John Dorian, che si conclude con una affermazione incoerente e sconclusionata per le orecchie di chi lo circonda dal vivo. Resta tra me e me, così nessuno sa che il frutto nato dal seme del lavoro e dalla ninfa della distrazione ha creato pensieri o atteggiamenti come i seguenti:
  1. La dicitura "Dati fornitura" era diventata per venti minuti buoni "Dati fortunati", con conseguente stupore. COSA AVRA' VOLUTO DIRE? Risuona da qualche parte nel mio cervello, NON andiamo a scoprirlo, risponde un'altra.
  2. Tale Signor Ciccarelli si chiamò prima CICCIABELLI, in seguito CINCIALLEGRA, quuest'ultima per colpa del passerotto che fissai per qualche minuto mentre beccava qualcosa sul davanzale della finestra.
  3.  Il signor Rivoli diventò RAVIOLI (che volete, erano le 13.00, avevo fame)
  4. Il signor Lazzarini divenne Lazzaroni-quelli-buoni (erano sempre le 13.00 e non avevo fatto lo spuntino di metà mattina, né colazione).
  5. Organico venne letto orgasmico.



  • Flessibilità cognitiva e comportamentale coercitiva: se l'NI è un soggetto che rifulge dalle relazioni sociali e che mantiene una parvenza di equilibrio tendendo ad offuscare le proprie lacune, si modellerà secondo le correnti principali del gruppo sociale. Per cui moltiplica i suoi sforzi nel portare a termine i propri compiti pur di non restare indifesa in balia del suddetto gruppo. Tutto ciò non è affatto privo di conseguenze per la vita psichica dell'NI:
  1. Sebbene per i numeri l'NI abbia la memoria di un muro di tufi, le pressioni ambientali aumenteranno tale capacità in maniera esponenziale e sorprendente.
  2. Il neonato feeling con i numeri ha come effetto collaterale la permanenza di sequenze numeriche nelle sinapsi dell'NI, comprese durante svariate parti del giorno extra-lavorative; non capita di rado che l'NI si svegli da sei ore di sonno mormorando: sì, 1856, 1857, 1858, 1859 e nota di credito 724, aprile 2013 nel raccoglitore rosso.
  3. Per mantenere il controllo, l'NI svilupperà un radicato e inalienabile bisogno di ordine. Tutto il materiale verrà disposto nel suo spazio secondo metodo e ordine ben precisi, nonostante l'NI ami (o amasse?)  il caos. Si annovera quindi qualche sintomo di comportamento ossessivo-compulsivo.
  4. L'instancabile stacanovismo farà guadagnare all'NI dei soprannomi adeguati apposti dai suoi nuovi colleghi più vicini, come ad esempio Super Vicky.


Tutto ciò non può non avere delle conseguenze sull'NI...
Questo l'identikit di un NI prossimo al collasso: pupille fisse, comportamenti insensati/ paranoici/ parossistici, -ati-ici-anti. Consultate un DSM per sicurezza o rivolgetevi ad uno specialista.
Io mi curo da sola.

    martedì 16 settembre 2014

    Listography Project pt. 35+36+37: things you like to do on your day off + most memorable injuries and illness + names of your past schools.

    Le ultime settimane stanno correndo ad una velocità assurda, a confronto quelli di Fast&Furious sono vecchietti a bordo di un treruote.
    Comunque, vado altrettanto di fretta, ma 'ste liste si stanno accumulando e di questo passo so bene dove arrivo. A rinunciare. Quindi no, grazie, vado di corsa ma ci sono, ho dato la mia parola (a chi non è chiaro neanche a me). E vabbè, procediamo.

    PT. 35: cose che mi piace fare nel mio giorno libero:
    • niente
    • meno di niente
    • il niente assoluto.
    • se proprio mi va qualcosa: musica, lettura, scrittura, o qualche giro con gli amici.

    PT. 36: gli infortuni e le malattie più clamorose:

    Anche se facevo giochi violenti e/o pericolosi (tipo wrestling con mio fratello, o arrampicarmi su qualunque tipo di albero, o andare in bici troppo veloce su terreni tutt'altro che pianeggianti, o visite in case abbandonate dagli anni '50) non mi sono mai fatta più male di ginocchia e gomiti sbucciati.

    Una volta, a circa nove anni, sono salita sui ponteggi dei muratori e sono caduta da quasi due metri; non ho respirato per un bel po'... mi si era anche appannato lo sguardo per mancanza di ossigeno. Poi mi sono calmata e mi sono costretta a respirare piano e poco, dopo una decina di minuti ero completamente okay.

    A undici anni sono stata operata di ciste al polso. Il mio dottore era gentilissimo e bello da panico.


    PT. 37: nomi delle scuole che ho frequentato.
    Rispondere nuoce al mio anonimato, credo, mi mette in difficoltà... è come se raccontassi le mie cose a persone che conosco. Essendo molto, troppo, chiusa, questa cosa mi viene difficile...

    Ho fatto un liceo di indirizzo umanistico.
    Ho fatto un anno di università a Palermo, da cui mi sono ritirata.
    Ho fatto un corso di formazione in Sicilia.

    Basta.
    Davvero.

    See you next time. Or never. Or maybe.
    Okay, have nice day!




    The Life In A Year

    mercoledì 3 settembre 2014

    Nuovo Ufficio Sinistri, Cap 2: la convivenza della specie.

    Nonostante abbia avuto i giorni contati nel nuovo ufficio (e intendo proprio letteralmente) sin dall'inizio, non ho saputo resistere neanche un giorno senza osservare la curiosa fauna umana che mi circonda, senza archiviare quei dettagli che vanno ad arricchire il quadro di una teoria.
    Tralasciamo che mi sono improvvisata sociologa e ne sono rimasta un'approssimazione solo perché ho bisogno di svariate distrazioni mentre lavoro per non finire protagonista di una puntata di Criminal minds.

    Cap. 2: la convivenza della specie è il mio post-documentario.

    1. Trovarsi in una struttura isolata non crea sentimenti di paura, timore, crolli psicologici, o altre condizioni di scarsa salute psico-fisica, bensì di coesione volta alla sussistenza. La condizione di esuli favorisce la formazione di un gruppo umano autonomo, capace di soddisfare i propri bisogni di interazioni sociali anche se gli individui sono costanti e poco numerosi. Pratica diffusa è lo scambio di informazioni su componenti ed ex componenti del gruppo non presenti al momento dell'interazione, ma l'argomento prediletto risulta essere invece la vita e le abitudini della propria prole. Solo un individuo (mi do per scontata in questa categoria) non ha prole, ma ha dei cani che tratta come bambini.
    2. Inevitabilmente, essendo un Ufficio e non una piazzetta pubblica, vi sono delle figure al vertice che detengono le redini del potere. In questo specifico caso, il potere è riservato ad un individuo che verrà nominato solo con lo pseudonimo di Re Alpha al fine di mantenere un certo anonimato, nonché rendere una persona un personaggio che può adattarsi ad altri individui simili. La presenza o l'assenza di Re Alpha è percepibile dall'atmosfera: quando Re Alpha è presente nella struttura regna la calma e i compiti vengono svolti con rapida e asettica efficienza, bloccando l'ambiente in un perpetuo lunedì mattina con post sbronza da "Week-end zero acqua, solo alcool". Se Re Alpha, al contrario, è assente, sembra sia l'ultima mezz'ora di lavoro della settimana; cambia in pratica la sostanza del gruppo: è comune sentir ridere fra un compito e l'altro, scambiarsi battute goliardiche e giochi di prestigio ai danni del pacchetto di sigarette altrui, brevi ma aspri diverbi tra due o più soggetti (due soggetti secondo le statistiche è il caso più diffuso). Ma l'evento sociale che più coinvolge i componenti del gruppo pare essere l'incontro improvviso, una sorta di flash mob dove tutti i componenti (o quasi) convogliano nella medesima stanza senza che nessuno proferisca la proposta. Durante questi eventi, i componenti del gruppo sociale fumano, ridono forte, si narrano storie particolari e si scambiano battute solo all'apparenza bonarie (spesso celano infatti rappresaglie contro l'ego oppure subdoli ed occulti attacchi alla posizione del soggetto).
    3. Ciò che appare a dir poco curioso al Nuovo Individuo è che l'imprevedibilità degli scoppi d'ira del Re Alpha non unisce la specie, bensì crea spaccature che impiegano settimane o mesi per ripararsi. Il soggetto colpito da forti parole sarà o indotto a non prestare alcuna attenzione al Re Alpha (molto gettonata la locuzione "Ma fuuuttitiiinne!" con la cantilena tipica del siciliano occidentale), oppure a subire sbeffeggiamenti dovuti ad un precedente sbeffeggiamento praticato dal suddetto al collega vittima del precedente scoppio d'ira.

    Fine del capitolo (almeno per oggi).


    Disclaimer!
    - Unica nota seria è la seguente: sto sdrammatizzando la mia situazione, non intendo offendere i miei colleghi né far credere che siano persone poco affabili. Sono tutte brave persone.

    - Non scherzo, invece, quando dico che il posto è davvero isolato. Guardate CHI ho incontrato fuori dall'azienda:


    Questa ho deciso di intitolarla "Cavalla con puledro"

    "E tu chi cazzo sei?"

    mercoledì 20 agosto 2014

    Listography Project pt. 33+34: placed you'd to visit + what you've changed since your teens.

    Lista n°33: posti in cui vorrei andare. Questa lista potrebbe essere pericolosamente lunga, ma forse non quanto quella dei miei telefilm preferiti.

    • Stoccolma, Malmö e altra Svezia.
    • Helsinki e altra Finlandia, soprattutto boschi e luoghi naturali vari.
    • Parigi, ci sono stati posti che non sono arrivata a vedere e aria che non ho respirato.
    • Londra, e incrocio le dita di poterci andare in ottobre quest'anno.
    • Galles, per via di un libro che ho letto.
    • Scozia, ho visto delle foto meravigliose e conosco persone che ci sono andate.
    • Fortezza di Poenari e Castello di Bran, Romania. Il primo è il castello dove ha vissuto Vlad III di Valacchia, detto l'Impalatore e persona che ha ispirato il celebre personaggio del Conte Dracula, pare sia abbandonato e raggiungibile solo attraverso una scalinata di 1480 scalini; il secondo è quello che ai turisti spacciano come castello di Vlad, in realtà non lo è. Ma per par condicio visiterei entrambi. Mi piacciono i castelli, lo ammetto!
    • Svizzera.
    • Amsterdam.


    The Life In A Year


    Per ora mi fermo qui, ma probabilmente ne manca qualcuna. Pazienza.

    Lista n°34: cosa cambierei della mia vita da teenager. Okay, ho molti rimpianti, ma mi limiterò a qualcosa successa nei miei primi 14-19 anni di vita. Ma qui, su questo blog, ho già reso noto qual è il mio più grande rimpianto e non sarà qui di seguito perché lo scorso anno ero già fuori dal lasso di tempo 14-19 anni.

    • Non ho mai rimpianto di non essere andata allo scientifico come tutti i miei "amici" dell'epoca, però avrei voluto pensare al futuro a più lungo termine, invece di pensare solo al futuro prossimo. Ho fatto una scuola perché era quella che volevo fare in quel momento, invece avrei dovuto scegliere una scuola superiore che mi desse una preparazione migliore e più ampia, che mi avrebbe aperto più orizzonti, penso che avrei dovuto fare il commerciale, sezione turistico. Avrei viaggiato con i numerosi progetti e avrei imparato più lingue, adesso saprei meglio l'inglese. Chissà quanto sarebbe stata diversa la mia vita, chissà chi sarei oggi...
    • Dare uno schiaffo in faccia al mio primo amore prima che sparisse in seguito all'aver ottenuto ciò che voleva: dar fastidio alla sua ex sbattendogli in faccia che aveva un'altra.
    • Avrei dovuto tentare l'università in una città lontana, non in quella più vicina: la terribile UNIPA. Forse non avrei mollato, ma se anche avessi mollato almeno avrei avuto altre esperienze.
    • Vorrei essere stata più socievole. Non che adesso lo sia, socievole dico, ma più di allora sì.

    Che fatica per l'ultima lista... Così tante cose da dire e così poca voglia di dirle! Però era la giornata ideale, sia io che il cielo oggi siamo grigi.

    domenica 17 agosto 2014

    Le cinquanta sfumature del vomito.

    Questa è la poesia e la gioia di vivere che si scatena negli animi dei poveri lettori quando terminano (probabilmente dietro terribili minacce) la lettura di Cinquanta sfumature di grigio. Per questo mi avvarrò di alcune scene tratte da Willy, il principe di Bel Air, altrimenti mi fermo qui e vado a nascondermi sotto il letto.
    All'inizio ero piuttosto incerta sul parlare o no di questa mia deplorevole lettura, poi mi sono detta: se una cinquantenne non si vergogna di pubblicare delle fantasie da sessualmente frustrata quale evidentemente è, con un linguaggio da tredicenne che marina regolarmente la scuola, perché non posso scriverne io nel mio piccolo spazio virtuale? E gratis anche, eh!
    Passato questo dubbio, da amante dei dettagli, mi sono chiesta se fosse giusto mettere a questo post l'etichetta "Angolo Libro", inquinando così i sentimenti positivi che mi legano ai libri di cui ho già parlato (tranne Madame Bovary, che continua a non piacermi). Perciò l'etichetta più adatta mi è sembrata "Wall of shame" (per di più facendo concorrenza spietata a quel monumento che tanto detesto, quindi figuriamoci).

    Mi sono convinta a leggere questo cumulo di carta (mi rifiuto di chiamarlo "libro") solo perché la mia bacheca di Facebook era piena di video trailer, condivisi pure da persone che ho sempre ritenuto assennate. Manderanno il film nelle sale a San Valentino, dunque ho ingenuamente pensato che la storia del sadomaso fosse equilibrato con del sentimentalismo da diabete di tipo II. Mi sono detta, ancora più ingenuamente devo ammettere, non potrà essere davvero così orribile, no? Magari le persone che tanto lo criticano sono dei frustrati anche loro, persone che desiderano essere al posto dei protagonisti ma che al massimo posso fare la parte degli addetti alla pulizia. Ebbene, mi inginocchio sui ceci e chiedo scusa a quelle persone per i miei cattivi pensieri. E dirò di più: se il tuo partner ti propone di andare al cinema a vederlo beh, ATTENZIONE. Io al posto tuo mi farei tante scomode domande.

    Dopo questa lunga premessa, per dire in sostanza che mi ero partita senza pregiudizi e con tanta buona volontà, procediamo per piccoli passi. Partiamo con i personaggi:
    Anastasia, detta Ana (che simpatico nomignolo, eh? Tutta farina del sacco della James), ventunenne vergine, con dei bruni e brutti capelli (per sua stessa ammissione in prima pagina), timida, impacciata, insicura, goffa, con la vivacità e la personalità di un comodino in arte povera con i centrini in pizzo della trisavola. Vi ricorda forse qualcuno? Se avete pensato a lei...



    ... complimenti! Sembrano gemelle omozigoti separate alla nascita.

    Christian Grey: giovane, ricco come Bill Gates ma bello come un dio greco, di una bellezza travolgente, splendido (tutte citazioni letterarie, non è colpa mia!). Così affascinante ed eccitante da far passare in secondo piano (e anche in terzo o in quarto, volendo) che è un maledetto psicopatico con manie di controllo e di potere (cosa che lui ammette candidamente migliaia di volte, sin dall'inizio) ben oltre il patologico, frutto di un'infanzia che dire traumatica è dire niente.

    Poi ci sono Elliott, l'allegro e spensierato fratello di Christian, e Kate, l'amica coinquilina di Ana, personaggi che in seguito (cioè a colpo di fulmine) instaurano una relazione romantica. Kate spinge la cara amica Ana nelle braccia poco raccomandabili di mr. Grey (oh ma che volete?? Lui è ricco e bello da morire, praticamente il curriculum dell'uomo da maritare!), poi vede la cara ragazza che cambia personalità (WTF?) e che piange ogni giorno come una fontana che perde acqua; dopo tutto questo, dimostra il suo profondo senso di amicizia quando nel bel mezzo della notte mr. Grey irrompe in casa loro mentre Ana piange disperata, ma Kate che fa? Gli urla che è un bastardo e poi lo lascia entrare non solo in casa ma anche dentro la camera di Ana e, nello specifico, dentro il suo letto. Per tutta la notte. Cioè, sta distruggendo quel povero comodino quella povera, innocente creatura e lei si limita a gridare qualche parola prima di sparire nel nulla. Se questa è amicizia allora io della vita non ho capito uno stramaledetto piffero.

    Insomma, già da qui si percepisce la gravosa quantità di stereotipi e banalità. E il peggio non è ancora arrivato.
    TRAMA: la narrazione si apre con questa ragazza, Ana, che davanti allo specchio inveisce contro i suoi capelli poco adatti alle pubblicità sullo shampoo (non fanno sshhwish) e procede subito a descriversi (perché tutti appena ci guardiamo allo specchio la mattina facciamo l'inventario dei nostri difetti e pregi fisici. Veridicità Rulez).
    Io a questo punto, ossia la prima pagina, mi sono data un facepalm e mi sono chiesta in quale diavoleria mi stessi immischiando, desiderando che un colpo di scirocco mi portasse via dalle mani quei fogli. Ma tornando alla storia, Ana deve intervistare l'imprenditore mr. Grey per il giornale scolastico per conto della sua amica Kate, che proprio quel giorno è malata. Ana, da bravo comodino da brava studentessa che non si è mai preparata per un colloquio di lavoro, va a intervistare un noto e importante personaggio pubblico senza neanche procurarsi prima qualche informazione di base (che comunque Kate aveva, perciò la stupidità è già fuori controllo).
    L'impacciata ragazzina, innocente quanto un'amish, commette svariate gaffe: entra in ufficio e cade dritta dritta sul pavimento, il registratore le scivola via dalle mani alcune volte, gli chiede ripetutamente come un mantra se è un maniaco del controllo (disgraziata, se ti ha già detto venti volte in un due pagine che gli piace avere il controllo, cosa cazzo gli chiedi ancora? Capisco che avere il controllo di sé e degli altri stile mentalista è una pura utopia per il tuo miserabile intelletto, ma hai scartavetrato i gabbasisi), gli chiede se è gay, balbetta intimidita dall'inizio alla fine, poi la prima illusione-cazzata-fantasia dell'autrice: il bellissimo e intelligentissimo uomo d'affari le offre uno stage nella sua azienda e rimanda un altro appuntamento di lavoro per continuare questo patetico rendez-vous.
    Ma per favore!

    Nella realtà sarebbe successo che: mr. Grey, controfigura di Briatore (con lo stesso charme e le mani più lunghe), appena sente la ragazza dire che le domande non le ha scritte lei, che lei non è neanche la vera intervistatrice bensì una mera sostituta, diventa paonazzo, urla a malo modo chi cazzo ha fatto entrare quello spreco di ossigeno e chiama la sicurezza per sbatterla fuori.


    Dalla serie de "Il lancio di Jazz"

    Ma tornando alla trama (o alla presunta tale), quando Ana finalmente toglie le tende inciampa ancora, ma Bello-e-impossibile non è presente per assistervi.
    Qui parte il primo ma non ultimo pippone di Ana: me sento strana, ma che c'ho? Quell'incontro mi ha fatto venire l'influenza oppure è stata la sua formidabile bellezza? Ma nessuno mi ha fatto mai questo effetto! Ma è perché è bello o perché è ricco? E lui è tanto bello e perfetto però io faccio schifo (ah eppure si muove un neurone ogni tanto!), come fa ad essere interessato a me? E gnegnegne.
    Ditemi la verità, non vi viene voglia di strozzarla?


    La cosa ancora più improbabile è che, dopo tutto questo, lui, il grande e perfetto super modello, inizia una intensa opera di stalker, la invita ad uscire, le fa regali costosi (Mac, Blackberry e auto di lusso) e la convince senza troppo impegno a dargli la sua verginità (più volte durante l'arco della notte). Dopo di che, Bello-e-impossibile si attacca a lei stile muschio intorno alla palude e le propone una relazione sessuale con annesso contratto. Un contratto cartaceo vero e proprio, fatto di articoli, clausole, appendici e firme da apporre in calce. Se pensate "Che squallore!", è esattamente quello che ho pensato io. Squallore e disgusto*.

    Ci sono inoltre scene indegne di essere raccontate, ma ormai che sono qui non ho altra scelta che continuare a nuotare in questo infido e becero mare di cazzate pre-adolescenziali.
    Si tratta di scene ben oltre il limite del ridicolo.


    sabato 9 agosto 2014

    Listography Project pt. 31 + 32: bands you've seen live + professions you'd like to try.

    I know, sono in ritardissimo. Se non dovessi sperperare il mio tempo nel tragitto che separa la mia abitazione dal luogo di lavoro... Nonononono, bando alle scuse: la verità è che sono sempre la solita procrastinatrice. Faccio sempre le cose all'ultimo sindacabile minuto, ma oggi (complice un raffreddore estivo) sbrigo qualche faccenda, tipo due liste. Temo che la mia blog-vita sarà malinconica quando finirà questo progetto, o forse sollevata per una incombenza in meno? Non so, mi do tempo per decidere. Come al solito.


    The Life In A Year

    Pt 31, ovvero le band che ho visto dal vivo.
    Qui apriamo un capitolo doloroso, perché se tralasciamo tutti i gruppi locali sconosciuti ai più, i concerti a cui ho assistito si riducono a... uno:
    • Marta sui tubi.
    Io prima di quel giorno estivo dello scorso anno non li avevo mai ascoltati. Mi sono piaciuti, anche se non ho ancora approfondito tale gradevole scoperta, mi sono piaciuti così tanto che ho avuto un colpo di fulmine per Carmelo. Per la verità, il gruppo mi faceva già una certa simpatia da quando scoprii che sono amici dei miei amati Ministri.

    Foto presa dal Facebook dei Ministri, dove hanno fatto una gentile richiesta: "Ai Marta sui tubi: se rivolete indietro il vostro violoncellista dovete fare una cover dei Motorhead. Altrimenti ce lo teniamo."


    E sono orgogliosa di poter dire che ho una foto insieme a Carmelo (e un po' meno orgogliosa nell'ammettere il fantastico odore che aveva il suo gilet di pelle). Ho anche una foto col frontman, ma non mi entusiasma molto viste le suppliche che io e la mia amica abbiamo dovuto fargli prima che, cu tanto di funcia (col broncio), accettasse di farsi una velocissima foto con noi.
    Oggi sono in vena di confessioni.
    Un paio di anni fa i Ministri dovevano partecipare ad un certo evento in un parco di Palermo, ingresso gratuito. Con le mie strette finanze e le scarse possibilità di allontanarmi da qui, e con "qui" intendo questa città sperduta da qualche parte in Sicilia, dunque chi cavolo vuoi che venga a suonare da queste parti? Comunque, dicevo... Mi ci sono voluti due mesi per convincere i miei a mandarmici, nessun amico disposto a farmi compagnia, Fratello che stava per essere convinto a portarmici (stavo per stringere un patto di sangue col diavolo, ma ne valeva la pena). Un paio di giorni prima dell'evento ecco l'imprevisto: pioggia torrenziale. Con conseguenza parco allagato ed evento cancellato. Disperazione bruciante.


    Pt 32: i lavori che mi piacerebbe provare. Questa è una lista fatta per i sognatori.
    • Scrittrice. E che ve lo dico a fare. Fino ad ora ho sempre scritto per me, perché mi piace, perché è faticoso e spesso poco soddisfacente, però mi piace. Ogni tanto rifletto sulla possibilità di spedire qualcosa a delle case editrici, ma per adesso mi va bene anche così.

    • Giornalista. Se scrivere storie inventate non fosse già abbastanza, mi piacerebbe provare a scrivere per un giornale. Niente politica, economia o cronaca nera, solo cronaca. Fatti che accadono, eventi pubblici che si organizzano, curiosità, tradizioni.
    • Criminologa: lo so, tutti questi Criminal minds, CSI e libri gialli mi danno alla testa. Ma la soddisfazione di partecipare all'eliminazione di criminali dalle strade deve essere esaltante. Un lavoro che richiede molta responsabilità, ma secondo me ne vale la pena.
    • Operatore Marketing: fare brain storming, raccogliere idee, trasformarle, creare messaggi e contenuti; in sostanza, creare.
    • Mantenuta dal coniuge: okay, questo non è un lavoro, ma al momento sono così scazzata che vorrei solo comprare libri e leggere, leggere e leggere, sommersa a turno da pop corn, the al limone, Tennent's, pizza, profitterol, coniuge mantenente.
    • Autista per bands fighe: buona musica, gente bella e strana, bus da guidare durante la notte. Sì, sono strana e mi va bene così.

    venerdì 25 luglio 2014

    Listography Project pt. 29+30: things you would save if your home was on fire + your favorite games to play.

    Ma quanto voglio bene a questo blog se scrivo un post dopo l'ultima stressante giornata di lavoro?? Eh?
    E per cosa poi, per scrivere a proposito di sfighe disastrofiche. Cosa salverei se la mia casa andasse a fuoco? Ma anche no! Preferirei salvare la mia intera casa, grazie. Da qui potrei ricavare una qualche lezione filosofica sul materialismo e simili. Mah, vabbé.
    Quindi, salverei:

    • Parenti rimasti intrappolati, compreso quel rompicoglioni plus di Fratello (vabbè, magari una piccola ustione gliela faccio provare).
    • il mio cassetto delle cianfrusaglie: ci sono ricordi, diari, i miei manoscritti... Mi verrà la depressione di 'sto passo.
    • gli orecchini che mi regalò nonna Cents per la cresima.
    • almeno quattro libri, quelli stampati negli anni '70 che hanno un odore irriproducibile. Sono i libri che mi hanno fatto amare la lettura, non potrei lasciare tutto al fuoco.

    Dopo di ché, facciamo corna a terra, tocchiamo ferro, compriamo questi


    e per sicurezza se avete altri riti contro la sfortuna beh, questo è il momento di farli.


    Bene, passiamo alla parte più piacevole: la lista 30 riguardo i miei giochi preferiti.
    Siccome gioco poco e in linea di massima gioco ancora con le stesse cose, beccatevi questi:

    • Super Mario bros.. Nessuna spiegazione. Lui è immortale. Ci gioco ancora ma solo e sempre nella stessa versione: il classico primo.

    • quel gioco della Nintendo dove si doveva sparare alle anatre e se le mancavi usciva dalle siepi quel maledetto cagnaccio al quale tutti, credo, abbiano tentato di sparare almeno una volta nella vita. Quel cagnaccio assomigliava a quello ugualmente sghignazzante della corsa più pazza del mondo. 


    • vari giochi di diverse tipologie scovate su internet. Non sono una grande appassionata, si nota?

    E con ben due liste inauguro l'inizio del mio week end esclusivo a base di pigiama, pop corn salati, Alias e the freddo al limone. Una fantastica esperienza da eremita.
    Au revoir!



    The Life In A Year

    sabato 19 luglio 2014

    Nuovo Ufficio Sinistri, Cap. 1: Scimmia ammaestrata.

    Nuovo ufficio.
    Giorno 5


    Leggo "frattura" e non "fattura" per almeno duecento fatture consecutive. Quando leggo "fattura" mi blocco, notando che suona strano.

    Comprensione degli operai nella catena di montaggio in un'azienda Ford del 1913.

    Sconosco la differenza numerica tra 2083 e 2183 e su quale arriva prima tra i due.

    Ore 19.00
    Saluto tutti prima di andare. Buona sera. Buon week end. Apro la porta in attesa di sentire il sole morente sulla pelle. Invece buio. Sono entrata nello sgabuzzino.
    Per lo meno ho potuto constatare l'assenza di prodotti per la pulizia all'ammoniaca, sebbene uno scopettone non mi abbia ghigliottinata per un soffio.

    Finalmente torno a casa e per strada una macchina mi strombazza. Due ore dopo, dopo aver fatto una doccia fredda e aver cenato, capisco che quella donna che agitava la mano dopo il colpo di clacson non era una sconosciuta: era MIA ZIA.

    Questo accadeva ieri.



    Studi le mie mosse per capire quanti passi farò
    prima di quello del penitente
    ...
    Mi presti una pistola? Ho notizie a rallentatore
    Io quando chiudo gli occhi vedo sempre una scimmia urlatore.
    ...Tutti insieme, tutti insieme credevate scherzassi!


    PS: Ti voglio bene cara Zia, anche se non ti ho riconosciuta. Che posso farci, ormai sono una scimmia urlatore ammaestrata.



    giovedì 17 luglio 2014

    Tra feriti... Euhm, traSferiti.

    Io e una collega dovevamo essere trasferite in un altro ufficio, in un'altra struttura, in un'altra parte della città.
    Niente di male, no? NO! Hanno trasferito solo me, in un posto sperduto in mezzo a chilometri e chilometri e chilometri di "ciàre", ossia terreni argillosi privi di coltivazioni. Per usare un vecchio detto siciliano, si trova UNNE PEISSE I SCAIPPE U SIGNURE (dove ha perso le scarpe il Signore). E se non mi credete guardate il video che ho fatto oggi! La desolazione pura. Altro che posti da Horror Style.


    E come se non bastasse, mi hanno messa a fare l'archivio. L'archivio, capite? Con tanta polvere che ben si addice alla mia allergia per la suddetta. Se un giorno decidessero di usare anche detergenti all'ammoniaca io da quell'ufficio ne uscirei dentro una sacca per cadaveri. Otto ore sommersa da carte polverose, niente elettronica. Adesso capisco la gente che si sveglia alle sei per andare a correre prima di andare in ufficio...
    Sono così depressa che, dopo aver trovato un documento che cercavo dalla mattina (erano le 18.05), ho festeggiato. Tra me e me, sorridendo da sola, soddisfatta e contenta.

    Mi faccio pena da sola.

    GOD SAVE ME... ché alla Regina ci pensano già gli inglesi.