Credevo in molte cose.
Credevo che la gente sapesse che mentire è sbagliato e che non lo facesse mai (beata ingenuità).
Credevo che la gente sapesse che mentire è sbagliato e che non lo facesse mai (beata ingenuità).
Da piccola credevo che a Dio non piacessero i cani perché la mia adorata cagnolina era terrorizzata dai tuoni e stava sempre fuori dalla cuccia, anche a costo di bagnarsi tutta. L'inverno era un'angoscia continua.
Da piccola credevo che a venti anni avrei avuto una casa tutta mia, che non ci sarei stata spesso perché avrei viaggiato. Avrei avuto un lavoro, quindi avrei viaggiato, magari con una persona che mi amasse e non mi avrebbe lasciata mai, mai, mai. Odio ripetermi ma beata ingenuità.
Da piccola papà mi pagava con una banconota da mille lire ogni settimana se innaffiavo ogni giorno le sue piante (tranne la giummara, cioè la palma nana, ma papà non l'ha mai saputo perché quella dannata non si è mai decisa a perire; quella la odiavo perché ci bucavo sempre i palloni di mio fratello, rischiando così cazziatoni colossali e ripicche).
Da piccola volevo diventare cantante (prima di scoprire l'ineluttabile verità: sono stonata. Questo comunque non mi ha impedito di entrare nel coro della scuola media, solo perché ero una delle cocche della prof di musica e non mi ha fatto fare le audizioni. Grazie a lei ho saltato la maggior parte delle noiosissime lezioni di storia dell'arte, delle quali ad oggi ricordo a malapena che libro sembrava scritto in una lingua oscura).
Da piccola sognavo il futuro e volevo avere un lavoro per essere indipendente. Quale lavoro, oltre alla precedente? Camionista. Ebbene sì, era una delle opzioni che andavano per la maggiore; vuoi mettere? Essere pagata per viaggiare, stare svegli tutta la notte e mangiare schifezze super caloriche, che era tutto quello che volevo fare. Poi ci sono stati fotografa, botanica, vigile del fuoco, ciclista, maestra di italiano, pittrice, architetto, giornalista, scrittrice. E i sogni di carriera delle elementari sono completi.
Adesso ho quasi ventitré anni, nessun sogno di carriera, nessun sogno di amore imperituro, nessuna speranza che il futuro mi riservi qualcosa di grande e bello. Ho la crisi di mezza età, ancora una volta una crisi di identità fuori tempo. Crisi di identità pre-adolescenziale? Sedici anni. Crisi dei trenta anni? Ventitré meno due mesi. Caspita, spero che la soglia dei trenta sia un passaggio più semplice.
-Sono paranoico ed ossessivo fino all'abiura di me-
[citazioni da "Abiura di me" di Caparezza, da Le dimensioni del mio caos, 2008:
Io non vengo dalla strada, sono troppo nerd. Non sposo quella causa ho troppi flirt.
Nemmeno Freud saprebbe spiegarmi [...], perché la terra mi pare talmente maligna che in confronto Silent Hill assomiglia a Topolinia. Io devo scrivere perché sennò sclero.]