Bonjour!
Dopo la spiacevole esperienza della letteratura francese (a cui darò senz'altro una seconda opportunità, visto che Alexander Dumas mi fa una certa simpatia, ma non in un futuro prossimo recente) ho voluto iniziare questo post proprio in francese. Ieri mattina ho avuto tre brutti presentimenti su altrettanti ragazzi. Mi piace abbastanza, lo ammetto, poter dire "lo avevo detto!", oppure "io l'avevo immaginato/sognato prima!". Il fatto è che mi capita ogni tanto di avere dei presentimenti che dopo alcuni giorni/settimane/ mesi si avverano. Ecco, in questi tre casi spero proprio di sbagliarmi. Non voglio nemmeno esprimerli, sarebbe come tirarsi addosso la sfiga. Sono tre ragazzi diversi, tre caratteri diversi in tre diversi ambienti; non vorrei una relazione con nessuno di loro ma questo non significa che io auguri loro delle grane, tipo quelle che immagino. Se si avverassero i miei sospetti, tanta gente starebbe male, alcune a causa mia. E io non lo voglio, anche se so che in tali casi potrei farci ben poco. Comunque, lascio perdere queste storie per sguazzare un po' nelle cose di cui sono sicura: le cose che odio.
Odio le foto (quelle dove ci sono io soprattutto). Servono a ricordare le cose belle e allegre che ci sono successe (spesso facendoci riflettere sul fatto che nel momento in cui le guardiamo non lo siamo più) e a ricordare persone che non ci sono più. Le ultime sono comunque le peggiori, quelli che ti lasciano dei segni dentro come vecchie cicatrici. Ma basta con le cose serie, passiamo al lato "spensierato".
Non sono per niente fotogenica e ho la fortuna sfacciata di avere un'amica che vive in simbiosi con la sua malefica macchina fotografica. Un incubo. Così spesso applico la tattica del "Guarda là!", nota anche come "Per favore, ti puoi distrarre?". Una volta su tre non funziona, aiutatemi.
Odio telefonare.
Se volete rintracciarmi mandatemi un sms, o al massimo una mail. Ricevere una telefonata mi mette ansia, sia per la mia tendenza a dimenticare certe cose o a distrarmi, sia perché è facile avere delle incomprensioni. E poi sono un disastro, al telefono non mi so regolare; è come se il mio cervello mi dicesse "Senti, io me ne vado", lasciandomi in balia di un pessimo quanto imbarazzante senso dell'umorismo, o frasi del tutto fuori luogo. Per dire, se mai lavorassi in un call center erotico sarei in grado di dare del pervertito al primo cliente.
Insomma, mandatemi un sms, così sto tranquilla che non dimentico niente e soprattutto potrò sempre difendermi mostrando il testo in questione. "Ma io al telefono ti ho detto..." macché, non esiste proprio. Non voglio essere incastrata. Se una persona ha qualcosa da dirmi allora per favore perde un po' di tempo in più per scrivere un sms, che magari impara pure l'italiano. E' un po' più impegnativo per certi cervelli, lo so, ma al solo pensiero di fare una telefonata mi prende l'orticaria. E poi per telefono sono stata mollata due volte. Dalla stessa persona.
Ma comunque, questa è un'altra storia.
Odio la gente che mi chiede "Perché sei depressa?"; non se sono triste (e che cazzo, scusate, impariamo la differenza tra la tristezza e la depressione!) ma proprio perché sono depressa. E 'sti cazzi perché non ce li hai messi? Io non sono depressa, sono semplicemente incazzata, va bene? Se ascolto Apocalypse please, Blackout e Map of the problematique dei Muse non è perché sono depressa.
Se ho letto Delitto e castigo in tre pomeriggi e ho dichiarato che mi è piaciuto molto, che l'ho trovato scorrevole e gradevole, non è perché sono depressa; è perché il signor Dostoevskji ha descritto con la dovuta attenzione e cura il dramma sociale e personale di Raskolnikov (forse fino all'esasperazione, ma ci stava).
Ogni tanto, quando leggo un buon libro mi perdo. Non vedo altro che le lettere nere su uno sfondo bianco. Ormai ho perso l'abitudine di leggere in luoghi pubblici (più che altro perché potrei impazzire se qualcuno avesse l'ardire di disturbarmi e attaccare bottone chiedendomi "Stai leggendo?"; no, cara testa di cavoletto di Bruxelles, sapevo di incontrarti e mi sono attrezzata per evitarti); ma ogni tanto capita ancora che qualcuno venga a interrompere. Tipo Genitrice, che ha la strana quanto snervante abitudine di parlarmi in momenti piuttosto inopportuni, compresa la sosta in bagno e il terribile momento del mattino in cui apro gli occhi e non capisco ancora se sogno o son desta. Poche settimane fa, c'è stata una volta in cui credevo di essere sola nella stanza e leggevo tutta presa un libro (che adesso non ricordo di preciso quale fosse). All'improvviso mi sento fare pat-pat sulla testa.
"Hai capito quello che ti ho detto?" sbuffa Genitrice indispettita.
"Oh mà, se ti dico che mi sono accorta adesso che sei qui, basta come risposta?"
Da qui a "tu non mi ascolti mai", seguita da una lista interminabile di recriminazioni, il passo è un niente.
Saluto con una canzone che ho fissa in testa ogni mattina, da una settimana.
"Hai capito quello che ti ho detto?" sbuffa Genitrice indispettita.
"Oh mà, se ti dico che mi sono accorta adesso che sei qui, basta come risposta?"
Da qui a "tu non mi ascolti mai", seguita da una lista interminabile di recriminazioni, il passo è un niente.
Saluto con una canzone che ho fissa in testa ogni mattina, da una settimana.