lunedì 27 maggio 2019

Un'altra storia di tragicomica inettitudine.

La mia autostima ha sempre oscillato tra un "prenderò a calci il mondo, ce la farò" e un "non ce la posso fare, sono un relitto".

Qualche settimana fa stavo in aeroporto ad aspettare il volo del Fidanzato che, tanto per ravvivare un altro poco l'ansia abbandonica, era in ritardo.
È tardi, circa mezzanotte, quando prima del suo atterra un altro aereo.
Dalle porte scorrevoli si riversa una marea di elegantoni in completo, molti con ancora la cravatta perfettamente annodata sul collo.
Ad un certo punto la gente in attesa davanti a me inizia a mormorare...
-Hai visto chi c'è?
-Ma è davvero lui?
-Ma che davvero?

Poi ad alta voce
-Mi fai un autografo?
-Facciamo un selfie?

Signori e signore, dopo un perentorio NO vedo emergere dalla piccola folla un ciuffo di capelli che, effettivamente, mi è noto ma nell'attimo di sorpresa sono rimasta pietrificata.
Intanto Ficarra in persona mi passa accanto e attraversa la sala con falcate agili e rapide.
Ficarra non ha esitato un attimo e si è divincolato dalla gente con consumata abilità. Lo posso pure capire... appena atterrato, è tardi, sarà ancora lontano da casa sua, magari aveva appena finito di lavorare prima di andare in aeroporto, magari aveva pure mangiato qualcosa tra gli sbalzi di pressione che adesso premeva per uscire (vi assicuro che non è un'esperienza augurabile)... chi avrebbe voglia di fermarsi e prolungare il tragitto verso casa?

Ormai me lo ero giocata, almeno Picone lo volevo salutare, magari dirgli "Grazie"; avrei voluto una foto con lui, sarei stata una piccoletta felice (Ficarra è più alto di quanto immaginassi) ma non volevo approfittarne.
Cinque minuti dopo, tra gli ultimi di quel volo, vedo arrivare l'adorabile faccino sorridente di Picone.
Lo stesso ragazzo che aveva tentato di tagliare la strada a Ficarra per farsi fare autografo e selfie, fa lo stesso a Picone e stavolta è più determinato nel placcaggio e anche più fortunato: ottiene l'agognata foto con una celebrità nostrana.
Osservo quell'uomo gentile nonostante la stanchezza che fa due foto e stringe la mano a qualcuno, poi viene verso di me e il mio cuore si è fermato.
Visto che il cuore si è fermato, evidentemente non mi è arrivato più sangue e ossigeno al cervello; allorché Picone finalmente mi passa vicino, non avendo più sangue in circolo, invece di dirgli una cosa con un minimo di intelligenza, che fosse un "Grazie per i vostri film" o "Sei un grande" o un misero "Ciao" , lo saluto sventolando la mano e sorridendo come una minorata.
Cioè, gli ho fatto ciao con la mano.
Ciao ciao come i bambini, ad un uomo famoso.

Mi sono data della scema da sola.
Anzi, doppiamente scema.

Ciao dignità, ciao ciao!