mercoledì 29 agosto 2018

Tour estivo anche in grotta.

L'estate dovrebbe durare molto più di soli quattro mesi scarsi. Questa estate, nello specifico, sto viaggiando più di quanto abbia mai fatto. Certo, sono piccoli viaggi in provincia, massimo un'ora e mezza di macchina perché il portafogli langue disperato, eppure sento che ne ho bisogno. Ho bisogno di viaggiare, di fare escursioni avventurose, di passare del tempo col mio fidanzato, perché settembre è vicinissimo e mi mette un'ansia incredibile. Settembre è sempre stato il mio capodanno, è a settembre che iniziano i progetti, è a settembre che faccio i conti. Questo settembre è oscuro e incombe spaventoso. Perciò faccio pressing per viaggiare, non importa dove, anche senza lasciare la città, non importa basta che andiamo insieme.
Per mia fortuna, le bellezze in provincia non mancano e sto pian piano scoprendo molto più di quanto pensassi e sperassi, allontanando almeno per un po' l'avvicinarsi del temuto settembre e delle prove che porta.



Per la serie "Bellezze del trapanese", vi presento un'altra delle mie tappe estive: la Grotta Mangiapane, che sarebbe una delle Grotte di Scurati (Scurati è una frazione di Custonaci, dove poi siamo andati a fare il bagno, con la dovuta attenzione visto che i primi due-tre metri di acqua scorrono su rocce lisce ma scivolose). La grotta Mangiapane si trova vicino alla Riserva naturale del Monte Cofano, la strada è facile da trovare con l'apposita app di geolocalizzazione e sarete subito immersi in una atmosfera molto bucolica e affascinante, a me ha dato l'impressione di un viaggio nel tempo (l'aria è pulita, natura selvaggia, sterpaglia, i versi degli animali, fiori, piante...).



Appena varcato il cancelletto di assi di legno, vi accolgono subito in una casetta dove pagare un biglietto di 3€. Il prezzo è ben misero se pensate che servono al mantenimento di tutte le casette, degli oggetti e dei macchinari antichi, a tenere puliti e percorribili i sentieri, alla cura degli animali (due cavalli, due asinelli, oche con relativo stagno, il pavone che passeggia per le stradine, due caprette dalle corna ricurve, galli, galline e altri pennuti dal verso strano che sinceramente non so come si chiamano), in più nel periodo natalizio vi si svolge annualmente un presepe vivente (per il quale ovviamente sto già rompendo le scatole al Fidanzato per andarci, che ve lo dico a fa!).

Al momento del biglietto, ci sarà una persona che vi darà qualche informazione: innanzitutto il percorso nel borgo è delimitato da una corda, quindi seguite la corda e farete letteralmente tutto il giro completo.
Questa grotta è stata abitata sin dal Paleolitico, ne testimoniano graffiti e oggetti (come strumenti di ossidiana), ormai relegati a musei italiani e parigini.
Da metà Ottocento (se non ricordo male, perdonatemi) fino al periodo seguente alla seconda guerra mondiale, in questa grotta e nelle sue immediate vicinanze visse la famiglia Mangiapane, da cui il nome, finché le condizioni di vita non li spinsero gradualmente a trasferirsi altrove fino a lasciare il "villaggio" disabitato.
Nei primi anni 2000 alcuni ragazzi del posto si adoperarono per sistemare e far conoscere questo luogo, che è stato anche scenario di pellicole tra cui Montalbano e un film di Pif.

Ogni "casetta" ha una targa in legno con l'indicazione della professione in ben tre lingue: siciliano, italiano e inglese. C'era infatti il mugnaio, lo smielatore, il calzolaio, il fornaio, il puparo (cioè il creatore delle marionette che in siciliano si chiamano "pupi"), il sarto, chi tesseva la canapa, il vasaio, l'oste e il fabbro. Mi sembra di ricordare almeno un paio di altri mestieri ma non mi vengono in mente, in caso li aggiungerò dopo.
Alcune casette sono ammobiliate come al tempo, ad esempio la camera da letto e la "sala pranzo".

Anche all'interno della Grotta ci sono casette, mentre in fondo c'è addirittura una piccola chiesa scavata tra le rocce umide.






Molto caratteristico anche la tettoia di legno e tegole dove appendere ad essiccare vari prodotti, come i pomodori, i fichi, i pesci salati e alcuni tipi di carne. E poteva mancare un variopinto carretto siciliano? Appunto.





Adesso, dopo le caprette dalle strane corna ricurve, vi saluto con un'altra delle mie foto (le ho scattate tutte col mio cellulare, queste e altre 36). Adoro la calma che ispira questo posto, così rustico, così lontano eppure vicino... era così il mondo non molti decenni fa. Strano, no?



giovedì 16 agosto 2018

Macari. E magari un'altra volta.

Forse non è ancora chiaro quanto mi piaccia parlare delle cose belle e positive della mia madrepatria Sicilia. Probabilmente non è neanche quantificabile quanto mi piaccia. Ma capitemi, da qui c'è passato praticamente chiunque nel mondo nel corso dei secoli, perciò i pezzi di storia non mancano, e per di più siamo stati baciati da Madre Natura (probabilmente per compensare la nostra mancanza di talento nel saper gestire adeguatamente tutto ciò). Nel mio piccolo mi piace sbandierare ogni piccola/grande meraviglia.
Ora, piccola premessa, sappiate che in fatto di mare e spiagge sono molto esigente perché quello che vedete nella foto qui sotto è quello a cui sono abituata:



Acqua trasparente e cristallina, sabbia fine, alghe pochissime. Non è sempre tutto così, eh, bisogna dirlo.
San Vito lo Capo, per esempio, mi piace andarci solo a giugno o nella prima metà di luglio, di mattina l'acqua è meravigliosamente azzurra, limpida e pulita. Se ci andate alle sei del pomeriggio a fine agosto, potrebbe non essere così idilliaco e sarete anche sepolti tra la gente.
Comunque ho degli standard abbastanza alti.

Tutti questi preamboli per dire che qualche settimana fa sono andata a Macari, in provincia di Trapani, e l'ho trovata piccola ma stupenda. C'è da camminare un po' a piedi per arrivare a una spiaggia di scogli che formano scale naturali attraverso i quali raggiungere l'acqua. L'acqua è tiepida e viva: tra gli scogli infatti vivono alghe, conchiglie, diversi pesciolini e granchi.
Vi prego, se ci andate, sforzatevi di non calpestare le alghe e lasciate vivere in pace gli altri animali. Questa è la loro casa, voi siete gli ospiti.
E fate attenzione, basta poco e l'acqua diventa alta.





Certo, tra gli scogli non si possono piantare gli ombrelloni (vi prego, vi supplico di non tentare!) ma basta ingegnarsi un poco: noi abbiamo retto l'ombrellone con un mucchietto di grossi sassi.
È stato rilassante in maniera incredibile, sono rimasta per ore come una scema a guardare la vita di quel pezzetto di mare immacolato. Più volte ho incontrato un pesciolino che al mimino movimento sospetto dell'acqua si immobilizzava tra le alghe mimetizzandosi alla perfezione, per poi riprendere a nuotare quando l'acqua tornava tranquilla.

E io tornerò, cara Macari, t'ho troppo amata per non farlo.


Suggerimento: armatevi di pazienza se siete nelle vicinanze e magari prima di immettervi in autostrada fate una sosta a Dattilo (una piccola e rurale frazione di Paceco, sempre provincia di Trapani), chiedete al primo passante dove comprare i loro famosi cannoli giganti. Chiunque incontrerete saprà di certo indicarvi il posto giusto dove acquistare dei tipici cannoli siciliani, più grandi del normale e molto, molto buoni!