domenica 16 novembre 2014

Quando non si sa dove si sta.

Dicono sempre che al sud Italia le persone siano più socievoli. Io ero la prova contraria.
Fin qui tutto bene.
Mi sono chiesta spesso quale sia il confine, sottilissimo direi, tra l'essere socievoli e l'essere invadenti per natura. Qualche giorno fa si è aggiunta a quella un'altra domanda retorica filo-sociale: qual è il confine tra l'essere socievole, l'essere invadente e l'essere un po' matto?
Quale poeta o scrittore diceva che siamo tutti un po' matti, solo che qualcuno lo nasconde meglio? In ogni caso, quale che sia il nome dell'autore, credo che abbia ragione. Abbiamo tutti qualche rotella fuori posto, chi più chi meno, alcuni lo nascondono bene, altri non altrettanto, altri ancora non se ne curano. Ecco, a me in genere piace l'ultima categoria.
Le altre rare volte non saprei dire, come nel caso di cui sono stata protagonista/spettatore. Se non mi sono spiegata capirete tra un po'.

Qualche giorno fa ero in un supermercato con mio fratello, mi trovavo a fare la fila alla cassa, avevo messo tutto sul rullo (o nastro, o come si chiama?!) e quindi mi restava solo da aspettare che il commesso finisse di mettere sul conto la roba del cliente che mi aveva preceduta con uno scatto degno di Valentino Rossi (stupidi carrelli con le ruote che vanno in direzioni diverse!). Tamburellavo nervosamente il piede sul pavimento appiccicoso e con la coda dell'occhio vedevo, o meglio percepivo, il carrello dietro di me che si allontanava di un po'. Qualche minuto dopo, un signore di circa sessant'anni si è fatto avanti fino a raggiungermi. Cortesemente, mi ha chiesto se poteva passare, avendo soltanto due prodotti. Non sono così insensibile da far aspettare un signore gentile che potrebbe essere mio nonno. Ho sorriso, nonostante il malumore, e l'ho fatto passare. Intanto ho notato che il cliente davanti a me non ha ancora finito, non ho fatto in tempo a pensare qualche insulto ben mirato che il signore cortese di prima mi ha regalato un gran sorriso, mi si è avvicinato a mano tesa e mi ha detto allegramente

Hey, ciao!

Sono rimasta tanto meravigliata che per istinto ho risposto alla mano tesa stringendola. Aveva una bella stretta di mano: calda, sicura e ferma, senza stringere troppo. Poi mi ha chiesto, affabile

Cosa fai?

In giro... - ho risposto completamente persa. Allora lui inizia a raccontare

Ah sì, capisco! Mio figlio Roberto* si è laureato in "Qualcosa Che Suonava Come Ingegneria Di Qualcosa*, ha preso 100 ma ancora non trova lavoro. Sono tempi difficili!

*nome di fantasia
Mentre continuava da solo quella chiacchierata io pensavo furiosamente: ma chi è? Lo conosco? Sarà un parente che non vedo mai? Sarà l'amico di un parente che non vedo da un po'? Mi sembra troppo lucido e affabile per essere uno sconosciuto, forse lo conosco davvero ma come??

Prima di poter trovare una qualsiasi risposta o di prendere una qualsivoglia decisione, il commesso ha richiamato la nostra attenzione augurando buona giornata al cliente servito; il signore allora si è affrettato a consegnare i due prodotti, è tornato da me sempre sorridente con la mano tesa e ci siamo scambiati un'altra bella stretta di mano.

Stammi bene, e buona fortuna!

Ho ricambiato le belle parole come ho potuto (Grazie, anche a lei credo sia sufficiente, no?), l'ho visto pagare, salutare ancora me e il commesso e andarsene a passo veloce. Sono rimasta spaesata ancora per un poco, poi mi sono dovuta scuotere per rimettere i prodotti nel mio carrello sgangherato.
Una volta in auto, mangiucchiando un dolce di pasta sfoglia contenente crema e mele, ho chiesto a mio fratello se lo conosceva. Mi ha risposto di no.
Chi fosse lui e chi lui credeva che io fossi resterà per sempre un mistero.
Sono così rari i buoni sentimenti, la cortesia, la buona educazione! Quanto è triste che le parole più gentili che mi siano state rivolte in almeno due mesi siano di un autore sconosciuto? Comunque sia, la conversazione con lo sconosciuto, con la mia partecipazione passiva, mi ha resa di buon umore.
Mi sono sempre piaciuti i racconti, soprattutto quelli inediti di persone che parlano tranquillamente, non perché io li stimolassi a parlare ma spinti dalla voglia di condividere puramente qualcosa, racconti che non sono permeati di giudizi, di falsità spacciate per verità, di frasi manipolanti, privi di malignità. Semplicemente il gusto della socialità.

Ma quel giorno non avevo motivi di essere malinconica, non quando l'autunno siciliano mi riserva una giornata simile dopo due giorni di pioggia torrenziale, tuoni e strade allagate.




7 commenti:

  1. Tanto tempo fa, quando andavo a scuola, c'era un tizio di colore che qualche volta mi salutava con gioia mentre camminavo. Non so per chi mi scambiasse ma dirgli che forse si sbagliava non ha cambiato nulla.. ha continuato a salutarmi ogni volta :D

    A volte sono le piccole cose a fare stare bene :-*

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    1. Gli facevi simpatia! :D
      E se sono improvvise è ancora meglio :-) :-*

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  2. Quando capita di scambiare due parole con degli estranei in situazioni come quella che hai descritto, si prova sempre un po' di stupore che rasenta la sensazione di essere matti o di avere a che fare con uno squilibrato. Quello che dovrebbe essere un comportamento normale, naturale, civile viene spesso scambiato per follia, invadenza o peggio... siamo ridotti proprio male.

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    1. C'è davvero una linea sottile tra l'essere invadenti e l'essere semplicemente qualcuno che vuole scambiare due chiacchiere... Il dramma non è tanto lo sconosciuto che ti parla, quanto lo sconosciuto che ti parla come un ritardato mentale, costringendoti a starlo assentire mentre spara a raffica parole tipo "cazzo - tu non capisci - come me nessuno mai - cioè", o del conoscente che continua a sparlare della gente anche se gli fai presente che non lo conosci o che non te ne frega niente. Poi mi capita pure che voglio il mio spazio di silenzio e quando lo faccio notare mi sento rispondere "ah sì... comunque sai che ect ect", questo è fastidioso da perdere la testa.
      Siamo ridotti male, ma alcuni pure peggio!

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    2. * starlo a sentire.
      Magari si è pure suicidato il mio italiano per il nervoso :D

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  3. Hai la capacità di trasformare quadretti di vita quotidiana in narrativa.

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    1. Grazie :) è proprio quello che tento di fare.

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