Ci ho dovuto riflettere a lungo. Il fatto è che non mi confido quasi mai, mentre ad alcuni amici racconto un certo tipo di cose ad altri ne racconto di altro tipo. Per esempio, non parlerei mai al mio amico V. di "questioni sentimentali" ma gli racconto qualunque mia opinione/ commento/ ipotesi fantasiosa/ ossessione/ infatuazione/ antipatia/ ect sui personaggi e i libri che leggo. Al mio amico A., invece, riesco a confidare le mie questioni sentimentali (ho rotto a lui quanto ai miei poveri lettori riguardo alla mia cotta per Mister X), ma di contro non gli parlerei mai di ciò che riguarda le mie letture.
Quindi ho qualche difficoltà, lo ammetto.
Ma 'sta lista s'à da fà, Hillary ha detto che "se proprio non riesci ad aprirti alle persone, almeno fai qualche tentativo", sicché.
- io scrivo una storia. Mi sembra ridicolo dire che sto scrivendo una saga di romanzi stile One Tree Hill. Io non l'ho detto, eh! Comunque ci lavoro da quando ho sedici o diciassette anni, calcolando gli anni di fermo e gli anni di scrittura resta comunque un bel po' di tempo. Questa cosa la sanno soltanto due delle mie più fidate e più strette amiche, soltanto una delle due ha letto il primo "capitolo della saga". Al resto ci sto lavorando. Cazzo se è stato difficile costringere le mie dita a digitare questi tasti. Sono sempre stati così resistenti?
- passando ad aspetti meno intimi rispetto al precedente punto, sono ossessionata dai peli delle mie ascelle: faccio la ceretta DUE volte ogni settimana. Me ne frega poco se è estate o inverno, se sono single oppure no o quasi, ma quei peli non devono esistere!
- mi rilassa molto tapparmi le orecchie con le mani e ascoltare il mio respiro, costringerlo ad essere lento, profondo e ritmico.
- quando esco di casa e sono in macchina verso la mia destinazione mi controllo sempre le scarpe, controllo di aver messo due scarpe dello stesso paio. 'sta storia è iniziata a circa dodici-tredici anni, ma ricordo che già alle elementari avevo spesso lo stesso incubo: mio padre mi lasciava a scuola e mentre ero in corridoio mi accorgevo di non avere le scarpe, solo un paio di tristissimi calzini.
Lista n°26, ovvero di cose cattive fatte da me bambina. In realtà ero una tipa tranquilla che non voleva farsi rimproverare da parenti e maestri, ma ogni tanto una "cattiveria" la commettevo anche io. Ecco i mea culpa, diciamo del mio primo decennio di vita:
- quando giocavo a nascondino con i miei cugini e gli amici truccavamo la partita: ci aiutavamo a vicenda per far sì che toccasse sempre agli amici contare. Ogni tanto uno di noi si faceva beccare di proposito (per gettare fumo negli occhi a quei poveri bambini) e così doveva contare, ma anche lì c'era il trucco: tra noi cugini non ci "denunciavamo", anzi sorridevamo e indicavamo il nascondiglio degli amici. Piani malefici, lo so, ma i legami di sangue sono importanti, eh.
- un paio di volte alle elementari ho rubato i gessetti dalla lavagna.
- ho buttato nella spazzatura (e poi sempre negato alcun mio coinvolgimento nella sparizione) la lucertola di plastica di mio fratello, in primis perché già mi facevano troppo schifo quelle bestiacce, poi perché mio fratello lo sapeva e si divertiva a lanciarmela addosso o farmela trovare tra le mie cose. Ricordo che presi la pinza dalla cassetta degli attrezzi di papà per prelevare quella cosa e buttarla, un giorno che ero da sola in casa con mia nonna. Ma questa non la considererei una cattiveria, ma semplice istinto di conservazione. E vendetta anche.
Credo possa bastare (pigrizia is the way). See you soon!