E' arrivato il giorno della partenza. Sette giorni di vacanza. Dopo tanti programmi entusiasti, tutto sta per essere concretizzato, anche se dicono che Parigi è fredda e piovosa in questo periodo. Ma va bene, chissene, no? Ci si diverte, si vedono tanti posti, tanta gente, e bla bla bla...
E ho l'umore sotto i piedi. Calpestato e lasciato a marcire in un angolo. Quanta luce.
E ammetterlo è un po' una contraddizione, considerato che odio sentirmi vulnerabile ma ancora di più ammetterlo... Ma chissene.
Oggi è finito il corso ed è stato più triste di quanto immaginassi; sento che qualcosa mi scivola via. Sembra tutto già lontano. Ma forse è l'influenza a parlare, a confondere le mie percezioni... E forse sono io che cerco solo scuse perché sono un'idiota. Sono un'idiota per questo e perché mille e mille paranoie giocano contro me stessa. La scrittrice americana Laurell K. Hamilton in un romanzo, non ricordo bene quale, scrisse:
la paranoia è la madre dell'ingegno.
Beh, forse è vero in generale ma nel mio caso è una stronzata (il più delle volte). La paranoia è la madre delle mie stupidaggini più grandi, di tutti i bei momenti che ho distrutto, delle piccole gioie che ho bruciato, delle belle cose che ho allontanato prima ancora di poterle sfiorare... E sono stanca. Stanca delle paranoie e degli auto-sabotaggi. E spero che questo viaggio ricarichi le mie batterie consumate.
Il mio saluto a Blogger con una citazione e una canzone.
"Attendeva che qualcuno la prendesse in braccio e le dicesse: adesso basta camminare, ti porto io."
(A. D'Avenia)
Ciao Blogger! M.C.