venerdì 10 maggio 2013

Una gabbia di matti.

Oggi sono salita sul tetto di casa mia e ho fotografato il cielo. Mi sono chiesta in quali altri posti il cielo fosse sempre (o quasi) così azzurro e limpido. Per esempio in Francia...
Ebbene sì, la Maya sbarcherà in Francia con quattro colleghi!


Non potevo aspettare domani per dirlo (anche se sono le 1.16 e quindi è già domani, in teoria): a fine mese partirò, anche se all'inizio se ne parlava per gioco davanti ad un bicchiere di vino, dopo esserci abbuffati ad una mangiata. Mi chiedo se tutti questi autori francesi capitati per caso ai miei occhi di lettrice non fossero un avvertimento, una sorta di premonizione, come per dire: dai, visto che non hai sbroccato del tutto ti diamo un colpo di fortuna; basta che non ti ci abitui!

Mentre oggi ero sul tetto a rilassarmi, pensavo vagamente; lassù io ritrovo sempre la calma. Da piccola era il mio rifugio e ancora qualche volta, quando mi sento soffocare da mani impalpabili, io mi arrampico in cima alla casa e la presa si allenta. Torno a respirare. Non ho mai avuto molto senso del pericolo.
O forse ne ho anche troppo.

Fatto sta che fino alle otto di stasera, il viaggio sembrava un sogno e mi mancava il respiro. Ho tanto voluto questo viaggio e rischiavo di vederlo andare in fumo... Non era tanto il pensiero della Francia (del resto io avevo proposto la Svezia) ma era il vivo desiderio di cambiare del tutto aria, come strappare una cicas dal suo comodo vaso e vedere se, chissà come, sopravviveva in un terreno sconosciuto e diverso da quello che lo aveva ospitato fino a quel momento.

Rileggendo questo ultimo pezzo, devo essere onesta e ammettere che la metafora non è molto originale :P Nel libro Il fiore e la fiamma (anno 1978) di Kathleen E. Woodiwiss, la protagonista Heather si era appena sposata ed era costretta a trasferirsi dall'Inghilterra alle terre del marito in America; sola, sulla barca che la portava lontano, guardava l'immenso oceano e si chiedeva se un albero strappato via dalla terra poteva crescere rigoglioso in un'altra terra.
Che dolci ricordi mi riporta alla mente quel libro...

Tralasciando... Dicevo, temevo che il viaggio non si facesse e invece ci siamo ritrovati tutti a casa mia a prenotare tutti insieme i nostri biglietti aerei, compresi genitori ansiosi di conoscere i colleghi dei propri pargoli. L'onore (o l'imbarazzo) è capitato a me e a un altro.
Può capitare di ritrovarsi in una gabbia di matti estranei, matti amici o parenti, matti di passaggio e di personaggio; a volte la gabbia di matti sembra essere il tuo soggiorno (manco avessimo tredici anni, ma almeno ci fanno sentire cciovani) AH, dalla regia mi avvertono che non posso più dire "cciovani"... insomma, siamo dei forever young. Comunque... Può capitare di trovarsi in una gabbia di matti, ma di solito l'unica gabbia di matti che individuo è quella dove sono chiusa IO.
Ma ormai la porta della gabbia è aperta. Prego. Entrate. Fate come a casa vostra (ma se siete dei bifolchi che si puliscono le orecchie con l'unghia col caz** che fate come a casa vostra, zozzoni. Fate come a casa mia, e quindi con garbo lavatevi le mani prima di farvele stringere).

Aaahh, che post pieno d'amore, questo.

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