giovedì 10 novembre 2022

Tempi bui per una emigrata solitaria.

 "Veramente vivo in tempi bui
riuscivi solo a chiedermi: per quanto?
e ora son diventato buio anch'io"
 
 La ascoltavo durante una delle mie lunghe passeggiate e poi eccomi qui, ancora sudata e impolverata, seduta a terra per non sporcare il divano e mi chiedo come sono arrivata a questo punto.

"E mi cambierò nome
ora che i nomi non cambiano niente
non funzionano più da quando non funziona più la gente"

Io non ho mai funzionato tanto bene. Poi ho aperto questo blog, ho cambiato nome e col tempo (taaaaanto tempo) ho imparato a funzionare discretamente bene. Ora credo di essermi persa e di essere tornata indietro.
Non leggo più, non scrivo più, non faccio più yoga, non riesco a correre per più di duecento metri perché le gambe mi diventano di cemento, dure e pesanti, e i polmoni vanno a fuoco. Ciò che prima mi dava pace non funziona più. La natura dove passeggio non è più un luogo di serenità, anzi non fa che sottolineare la mia condizione di emigrata solitaria. Ma forse ci vuole un piccolo riassunto.

Da dove inizio? Direi dalla pandemia. Si è portata via una delle mie adorate nonne e mi ha rubato gli ultimi mesi che avrei potuto trascorrere con lei. Mi resta questo cieco, velato dolore e sono ancora incredula. Non riesco a passare nelle vie vicine a casa sua perché il mio cervello bacato a volte si resetta e penso quello che penso sempre da quando ho la patente, cioè "già che sono qua, vado a trovarla". Il secondo dopo, quando realizzo che non la troverò di certo là, in quel momento, che ve lo dico a fare...

Mi sono trasferita in Veneto con residenza stabile insieme a quello che era il mio fidanzato, il quale ora risponde all'appellativo di marito. Non è andata proprio come lo avevo immaginato in un post... il mio abito da sposa non era del tipo dea greca (ma neanche principesco, ho evitato l'effetto "arancina coi piedi") e la torta non era neanche al limone, ma pare fosse molto buona. Dico "pare" perché dopo il taglio di rito mi sono distratta a parlare con gli invitati e poi non l'ho vista più. Gli invitati mi hanno riferito fosse molto buona, quindi mi fido.

La lontananza mi pesa parecchio. I miei amici vanno avanti con le loro vite, alcuni si sposeranno a breve, altri metteranno al mondo una nuova vita e mi fanno uscire dalla pelle per la gioia. Il dolore di non poter essere con parenti e amici aleggia sempre come una nebbia densa e scura attorno a me. Non posso essere accanto ai futuri genitori, mentre il pancione cresce e il bimbo scalcia e balla, probabilmente non sarò con loro quando nascerà, a meno che non stia covando un piccolo elefante e allora vedrei la fine di questa gestazione straordinaria. Non posso essere accanto ai miei parenti con gravi malattie stronze. Persone che amo soffrono e io non sono con loro, soffro io e loro neanche sanno perché io sparisco e quelle rare volte che ci sentiamo non dico niente, faccio finta che sia tutto okay. Non posso stare accanto alla mia nonnina, che di certo non ringiovanisce, ed è così preziosa per me che non posso immaginare una vita senza di lei.

Purtroppo e per fortuna io e mio marito lavoriamo, ma preferirei tornare a casa. Qualche sera fa ho avuto un momento incredibile di leggerezza e ho dimenticato dove mi trovassi: siamo andati al cinema a vedere il nuovo film de I soldi spicci, "Un mondo sotto social" (per dare una recensione spicciola: andate a vederlo, fa ridere e se siete siciliani fuori sede forse vi commuoverete come me quando Casisa proclama una serie di frasi fatte e detti popolari della nostra terra). Ad ogni inquadratura aerea del porto di Castellamare del golfo, ad ogni panorama familiare, mi scappava un sorriso, il sentire il mio dialetto e il nostro accento, forse il tutto... mi sono sentita per la prima volta a casa.
 
 
Mi manca tantissimo il mare, con il suo profumo e il suo suono

 

Ma l'unica persona che capisce, almeno in parte, la mia sofferenza è mio marito. Sì, quando me lo chiedono dico a tutti che voglio tornare a vivere in Sicilia, nonostante le strade asfaltate male e riparate peggio, i bus ogni due ore, i servizi in generale carenti e maledetti... io voglio tornare perché è là che sta il mio cuore. Ci sono cose che si possono esprimere solo in siciliano, tutto il colore del mondo sta lì.
Non so se voglio avere figli... sono a malapena di supporto per mio marito che è un adulto normodotato e sono già spossata così. Sono troppo stanca per la palestra, a malapena siamo andati a scarpinare in montagna quando le temperature lo permettevano ancora (ormai per me fa troppo freddo e i cieli grigi non mi attraggono). Abbiamo comprato una x box di seconda mano e la situazione non è certo migliorata, ci passo fin troppo tempo ma non riesco a limitarmi.

Quando parlo con gli amici o il marito li faccio sempre ridere. Se ci stiamo scrivendo, magari mi mandano pure un audio e li sento ridere per davvero. Mi dicono "mi fai morire - ho sputato il caffè". Quindi la mia vena tragicomica c'è ancora, solo che è talmente fitta la nebbia che non la vedo più e mi viene da chiedermi se esista ancora. Non faccio battute di proposito, ma loro ridono e a me piace così. Vorrei solo esserne capace a piacimento. Vorrei essere più spesso quella persona allegra, che ride e fa ridere... il mondo è così pieno di schifezze e di eventi imprevedibili e terribili... Vorrei più giornate di quelle del tipo che si raccontano dopo anni, dove fa male la pancia per il troppo ridere. Da troppo tempo la mia pancia molliccia non si contrae in quel modo.

Dopo anni, sono tornati i pensieri sabotatori. Tipo, a volte attraverso un piccolo ponte sopra un canale e guardando l'acqua lurida ma piena di ninfee mi viene da pensare "magari mi tuffo". Stupido, no? Non so nuotare. A volte invece mi sveglio la mattina e alzandomi penso "fanculo tutto, appena lui va al lavoro faccio una valigia e me ne torno dai miei". Follia di un momento, amo mio marito e non lo voglio certo lasciare.
Nonostante mi renda conto che sono solo pensieri dettati dallo stress, mi spaventano. Mi spaventa che un giorno potrebbero non sembrarmi così irrazionali, stupidi e/o assurdi. Ma non riesco a chiedere aiuto, come sempre rimango bloccata.
 
Ho scritto questo post di getto, non mi aspetto niente ma spero che mi faccia del bene, come in passato. Sono in un certo senso a casa.





3 commenti:

  1. Ciao Carissima, che bello ritrovarti qui anche se è un po' triste quello che hai scritto. Penso che mi sentirei anch'io spossata e apatica se i casi della vita mi portassero a vivere in un luogo che non mi piace, sradicata dagli amici e dalle persone care e mi rendo conto che non sia facile farsi delle nuove amicizie.
    Cerca però di non perdere la vena umoristica e autoironica che ti ha sempre contraddistinta, mi rendo conto che non sia facile però in qualche modo bisogna resistere. E poi per fortuna non sei sola ma con l'uomo che ami.
    Un abbracio a distanza!!
    PS ma lo sai che mi sono sposata pure io due mesi fa?!? niente di particolamente romantico, diciamo che dopo più di vent'anni di convivenza era "quasi" ora di regolarizzare l'unione e di godere dei 15 giorni di congedo.

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    1. Ciao! Mi scuso per il ritardo assurdo, ma sono così fuori allenamento che non so più usare blogger... il tuo commento non mi risultava pubblicato e non lo avevo letto prima di ora. Ancora non ho capito che sia successo!
      Purtroppo la situazione mi risulta ancora difficile, nonostante abbia fatto un paio di amicizie... continuo a sentirmi un pesce fuor d'acqua, sulla terra oscura. Il tempo non migliora le cose, nel mio caso.
      PS vale la pena sposarsi anche solo per i 15 giorni di congedo :D anche se dopo vent'anni era pura formalità, congratulazioni!
      PPS sai che un paio di mesi fa sono stata a Torino e me ne sono innamorata? Non vedo l'ora di tornarci <3

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  2. Sono contenta di leggere tue notizie non importa se in ritardo, come vedi anche io ho diradato molto la mia presenza su blogger. Spero che piano piano le cose per te inizino a girare per il verso giusto e se tornerai a Torino contattami, magari riusciremo a conoscerci di persona.

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