Ci sono persone sfigate. Esistono persone delle quali invece si occupa il karma.
E poi ci sono io, che le attiro entrambe.
Questa, insomma, è un'altra delle mie storie tragicomiche.
Certo, non sono stata impalata al sedere da un pesce spada volante come in un film di Fantozzi, ma sfiga e karma si sono alleati per infilzarmi.
Un sabato sera in compagnia, ero di buon umore e, complice il clima di giovialità ricco di battute e risate, mi si era sciolta la lingua a tal punto che ho asfissiato il mio fidanzato per tutto il viaggio di ritorno in auto (che non era poco, dato che eravamo in trasferta fuori città). Ad un certo punto mi accorgo che non mi ascoltava più e siccome di parlar da sola quando sono in compagnia non mi va proprio, ho chiuso la bocca. Siamo rimasti in silenzio finché non ha parcheggiato, gli faccio un appunto su quanto detesto parlare da sola, che preferisco mi si dica che non interessa il mio argomento di conversazione piuttosto che ignorarmi. Da lì siamo passati a darci fastidio a vicenda con altre cose di poco conto, poi sono arrivate le risposte sgarbate e alla fine devo aver detto qualcosa di troppo perché siamo finiti a litigare. Per cose sceme lui ha messo il muso e io mi rifiutavo di guardarlo in faccia, così vanno sempre i copioni dei nostri battibecchi.
Il giorno dopo ne abbiamo discusso con calma (va beh, calma... diciamo irritati ma senza urlarci contro), abbiamo chiarito i nostri punti di vista, portato tutto fuori e concordato la fine della discussione. L'irritazione però era rimasta, per quanto lui negasse io sentivo la sua. Ho cercato di ignorare ma non ce l'ho fatta. Non so quante volte ho riaperto la faida quel giorno, fino a quando eravamo davvero esausti e abbiamo tirato le somme: lui non si appassiona alle cose che appassionano me e io quando perdo il controllo dico cattiverie.
Sì, sono pesante, a volte. E lui non è un santo perfetto, come è normale e giusto che sia.
Comunque, passa un altro giorno, mentre sfiga e karma covano. Camminavo velocemente su un marciapiede quando all'improvviso mi blocco perché sento un gran dolore al piede. Abbasso lo sguardo e vedo un'asticella di ferro lunga e ricurva che mi esce dalla scarpa. Ovviamente non possiedo scarpe con l'antenna televisiva, per cui il mio piede si è trasformato in uno spiedino.
Il mio primo istinto è stato quello di afferrare l'asticella con una mano e tirarla via. Un attimo di sollievo, poi il dolore. Ad ogni passo, e poi ad ogni pedata sulla frizione della macchina, il dolore peggiorava. Prima di avviarmi a prendere mia madre che faceva fisioterapia, ho controllato il danno: una goccia di sangue e un buchetto piuttosto profondo. Ho maledetto ogni cattiveria che ho detto, ogni cattiveria che ho sentito e tutte le persone malvage del mondo.
Il dolore peggiorava così sono passata in farmacia, dove il direttore se n'è lavato le mani dicendo che sì, forse serviva l'antitetanica ma che dovevo prima parlare con il medico di famiglia, intanto mi ha venduto l'acqua ossigenata per disinfettare.
Bene, ma non benissimo, visto che era ora di pranzo e ci volevano due ore all'apertura dello studio medico. Intanto il dolore andava peggiorando e dal dorso del piede era arrivato fino alla pianta, tanto che non potevo appoggiarlo a terra.
Suggeritemi portafortuna più efficaci. |
Ma poteva finire qui?
Assolutamente no, infatti abbiamo scoperto che il mio medico non sarebbe venuto quel giorno perché aveva impegni altrove. E io che cavolo dovevo fare?
Al pronto soccorso sarei morta di vecchiaia prima di vedere un medico, quindi sono andata alla guardia medica, pur sapendo che era aperta di sera e non di giorno.
Quando, contro ogni previsione, una simpatica dottoressa ha aperto la porta della guardia medica ho pensato "Dai, che magari non c'è bisogno di fare l'iniezione, magari disinfetta, infascia e mi manda a casa con delle simpatiche pillole per il dolore". Perché, manco a dirlo, ho il terrore per le siringhe e tutto ciò ne concerne l'utilizzo.
Il karma e la sfiga a quel punto si saranno fatte grasse risate reggendosi la pancia e dandosi pacche sardoniche l'un l'altra.
La nefasta soluzione mi è stata data sotto forma di ricetta medica per antitetanica e antibiotici. Sarei pure scappata a gambe levate ma, ecco, senza appoggiare un piede a terra non sarei potuta andare molto lontano senza che l'impietosa mano sana della Genitrice si fosse ghermita su di me.
A quanto pare l'antitetanica è diventata merce rara, per cui l'angoscia mi è stata prolungata da alcune visite in farmacia fino a trovarne una provvista. E finalmente una gentile signora mi ha potuto chiedere "Allora, destra o sinistra?". Quindi ho sacrificato la mia chiappa sinistra per la scienza, trasformandola nel tiro al bersaglio.
Ho zoppicato per una settimana, poi il dolore si è calmato, il buco ha perso profondità e ho camminato un po' sciancata per qualche tempo.
Conclusione: il fidanzato nega e ride quando lo ribadisco, ma secondo me quella asticella malefica era stata messa sul mio cammino da sfiga e karma come punizione per la mia boccaccia, dato che di solito guardo sempre dove metto i piedi perché tendo a inciampare persino sulle mattonelle leggermente sconnesse e giusto quel giorno non ho guardato.
Visto che mi sono bucata il dorso del piede e non la suola, un buco infame che per quanto piccolo ancora mi stupisco di tanto dolore, suppongo di aver calpestato l'asticella con il piede destro facendo sollevare l'altra estremità e con il passo successivo devo essermi infilzata il piede sinistro. A meno che non fosse caduto dal cielo!
Devo usare la mia boccaccia solo per mangiare e sparare cazzate, mannaggia.