Anche questo Natale è passato.
Non è certo nella lista delle mie feste preferite, non lo era neanche quand'ero piccola. L'ho sempre vissuta con ansia, vuoi perché libera dalla scuola volevo solo dormire e giocare, vuoi perché mia madre per cucinare si fa una settimana di gridare ordini e abbaiare per poi magicamente diventare una soffice dolcezza di donna quando arrivano gli ospiti, vuoi perché non ho mai ricevuto quello che chiedevo a Babbo Natale (non per niente in siciliano babbo vuol dire cretino).
Negli anni si è aggiunto il pensiero per quelli che non ci sono più... Nessun periodo dell'anno quanto questo mi fa pensare a mio zio con tanta angoscia sul petto. Ricordo continuamente che il protagonista a casa sua non era l'albero (piccolo e dignitoso in un angolo) ma il presepe enorme che preparava lui. C'erano tutti i personaggi possibili con gli attrezzi del mestiere: il mugnaio vicino al mulino, i pastori con pecore, oche, anatre, mi pare ci fossero pure i cigni, le lavandaie sul laghetto ed altro ancora. Aveva persino costruito una piccola cascata con della vera acqua che scendeva e gorgogliava.
E poi mi zio si occupava di tutta la carne per il pranzo o la cena, dall'allevamento alla cottura. Non sono mai stata molto carnivora, ma come cucinava lui la carne Cracco sei un nessuno.
Per non parlare di quando il sei gennaio, dopo la cena coi parenti, lui spariva all'improvviso e poi tornava vestito da befana, con le scarpe da ginnastica nuove di mio cugino perché lui, da agricoltore, non credo ne avesse. Metteva la parrucca grigia, una brutta maschera da vecchiaccia con tanto di bitorzoli e un enorme sacco di juta pieno di regali per noi piccoli.
E faceva battute, tante battute.
Caro zio, quante cose non ti ho detto. Chissà cosa pensavi di me...
Lo spirito natalizio non è mai stato in me, a quanto pare.
Quest'anno volevo essere più positiva, meno grinch, ma anche quest'anno non ci sono riuscita.
Prima mi sono depressa perché pensavo a parenti e amici mancanti. Poi ho pensato all'enorme fortuna di non averne persi altri.
Prima mi sono intristita pensando "Povera Nonna mia, tu così attiva e lavoratrice, ora stanca e in sedia a rotelle". Poi mi sono ripresa sapendo che questo Natale, dopo due anni chiusa in casa, finalmente sarebbe uscita, avrebbe mangiato a casa mia e avrebbe visto i cambiamenti che ci sono stati.
Prima mi tartassavo le scatole pensando ai regali che avrei dovuto comprare con un solo indizio: devi spendere tot per X, tot per Y, ect. Invece gli adulti hanno concordato che hanno l'agnuna chini (ogni superficie casalinga colma di roba) e quindi regali nisba, solo per i piccini minorenni.
All'ansia di fare l'aiuto cuoco sotto ordini sbraitanti non c'è stato scampo. Anzi è arrivata l'aggravante: la sera prima della vigilia mi è arrivato il ciclo stronzo e cattivo, quello che mi piega dal dolore e mi fa desiderare di dormire ininterrottamente per quattro giorni, quello che pure stare ferma in piedi mi sembra una impresa titanica. E nonostante questo mi è toccato pure uscire con gli amici, durante pranzi e cene portare ogni piatto ad ogni commensale (perché mettere i piatti a tavola e poi portarli via quando sono vuoti è ancora considerato "cose da femmine", quindi a mio fratello non è stato mai chiesto di alzare le sue regali terga, il suo solo compito è stato lo stappo del vino e dello spumante). Gli stereotipi mi stanno stretti, se poi sto male e devo pure fare avanti e indietro per millemila portate non chiedetemi perché ho lo sguardo alla Shining, è normale che mi sale il crimine prepotente.
Per fortuna ci pensa la Suocera a coccolarmi. Mi ha pure fatto una sciarpa di lana con le sue manine *_*
Ma non è stato il solo regalo natalizio. Visto che siamo a corto di idee, il mio Mezzo-Ingegnere ha pensato bene di farci come regali natalizi una coppia di fedine. I primi giorni mi faceva strano portarlo... mentre leggevo mi distraeva ogni tre righe, prima di dormire lo toglievo perché lasciava segni dolorosi, passavo la maggior parte del tempo a rigirarlo sull'anulare. Dopo una settimana posso dire di essermi abituata e oramai non lo tolgo più.
Quindi queste feste finora sono state una altalena continua tra stanchezza cronica e sorrisoni.
A Capodanno chissà, ma vi auguro il meglio.
Quindi queste feste finora sono state una altalena continua tra stanchezza cronica e sorrisoni.
A Capodanno chissà, ma vi auguro il meglio.