Poco fa ho letto un articolo QUI sul blog della dolce Nella che mi ha dato parecchio da pensare e sul momento non ho saputo cosa commentare. Troppo confusa per poterlo sapere. Nell'articolo Nella mi ha fatto scoprire l'esistenza di un film documentario su Kurt Cobain uscito quest'anno e sono stata travolta da emozioni contrastanti, perciò mi va di condividere alcune idee e qualche ricordo.
Chi ha apprezzato la persona o la musica di Kurt Cobain non ha bisogno dell'ennesima effrazione nella sua vita privata. Lo ascolto da quando avevo quattordici anni e dieci anni dopo ho ancora i Nirvana sempre a portata di mano, è uno di quei pochi gruppi che può cambiarmi l'umore in un istante.
Non so, forse questa cosa mi urta particolarmente perché in una intervista Cobain aveva detto di non voler mai pubblicare il suo diario, ma poi lo hanno fatto lo stesso.
Mi ricordo che una volta in libreria vidi una copia del suo diario, lo presi con una mano mentre con l'altra contavo le banconote dentro la tasca della giacca, mi sentivo quasi innamorata. Mi misi a sfogliare le pagine, guardai qualche disegno restando a bocca aperta, incantata. Poi lessi una frase qui, una frase là e prima di rendermene conto ero fuori dalla libreria a mani vuote. Non ce l'ho fatta, non me la sentivo di leggerlo, mi sembrava una cattiveria, uno sgarbo, una cosa ingiusta.
Magari è vero che per i "volti noti" non esiste privacy, ma trovo disonesto intrufolarsi a questo modo nella vita di qualcuno che non può fare niente per proteggersi, per dire la sua. Mi sembra solo una mancanza di rispetto per la sua privacy e per i suoi dolori più intimi, una mancanza di rispetto per tutte le volte che lo hanno deriso o emarginato.
Beh, mi ricorda un po' quelle interviste da cronaca nera: oh, ma era un caro vicino! Salutava sempre, sorrideva, dava dolci ai miei nipoti e innaffiava le mie piante, non potevo immaginare che il mio caro vicino avrebbe sterminato una famiglia di brave persone!
Oppure: Che peccato che il mio caro vicino si sia suicidato! Era proprio una buona, cara persona... sì, lo so che ho chiamato la polizia più volte perché di notte faceva casino con gli amici e ho detto agli agenti che era un criminale drogato... però era tanto una brava persona!
Ecco, ipocrisie del genere mi fanno incazzare.
Perciò ho anche aggiunto stima a quella che già avevo per Dave Grohl, batterista dei Nirvana e in seguito creatore e frontman dei Foo Fighters, che non ha voluto partecipare al film documentario.
Ma tornando a Kurt Cobain, se ne sono dette di cose, se ne sono fatte di cause legali, di dichiarazioni, di smentite e quant'altro. Semplicemente, data la situazione, non mi sembra il caso di continuare con questa linea d'azione. Per capire o conoscere una persona, o qualunque verbo si voglia usare a seconda dei casi, non basta sentire quello che hanno da raccontare gli altri. Neanche se raccontassero sotto giuramento, con una mano sulla bibbia e l'altra sul petto.
Sarebbe bello sentire Cobain raccontare se stesso, chiedere direttamente a lui, o sentirsi mandare a fare in culo perché gli scoccia ricevere sempre le stesse domande. Sarebbe davvero bello, ma oramai non si può più. Il tempo delle interviste e dei racconti è finito. Quello che si poteva sapere del vero Kurt si è già saputo, il resto sono speculazioni di vari gradi e misure.
Se mi va di ricordarlo, personalmente ascolto le sue canzoni o le sue interviste o guardo i filmati dei live. Non vado a pagare della gente per scavare alla ricerca di nuove informazioni.
Il denaro, poi, guida le azioni di molte persone; so che non dovrei giudicare, ma questo lo capirei se qualcuno rischiasse la fame, la miseria e la vita sotto i ponti, invece se i soldi già ci sono e se ne vogliono semplicemente aggiungere altri allora per me possono e devono andare a fanculo.
Non si sfama la gente ricordando la pizza mangiata un anno prima, se si capisce cosa intendo.
E non intendo neanche trovare un finale per questo post, questo flusso di coscienza, questo something in the Way.
Mi ricordo che una volta in libreria vidi una copia del suo diario, lo presi con una mano mentre con l'altra contavo le banconote dentro la tasca della giacca, mi sentivo quasi innamorata. Mi misi a sfogliare le pagine, guardai qualche disegno restando a bocca aperta, incantata. Poi lessi una frase qui, una frase là e prima di rendermene conto ero fuori dalla libreria a mani vuote. Non ce l'ho fatta, non me la sentivo di leggerlo, mi sembrava una cattiveria, uno sgarbo, una cosa ingiusta.
Magari è vero che per i "volti noti" non esiste privacy, ma trovo disonesto intrufolarsi a questo modo nella vita di qualcuno che non può fare niente per proteggersi, per dire la sua. Mi sembra solo una mancanza di rispetto per la sua privacy e per i suoi dolori più intimi, una mancanza di rispetto per tutte le volte che lo hanno deriso o emarginato.
Beh, mi ricorda un po' quelle interviste da cronaca nera: oh, ma era un caro vicino! Salutava sempre, sorrideva, dava dolci ai miei nipoti e innaffiava le mie piante, non potevo immaginare che il mio caro vicino avrebbe sterminato una famiglia di brave persone!
Oppure: Che peccato che il mio caro vicino si sia suicidato! Era proprio una buona, cara persona... sì, lo so che ho chiamato la polizia più volte perché di notte faceva casino con gli amici e ho detto agli agenti che era un criminale drogato... però era tanto una brava persona!
Ecco, ipocrisie del genere mi fanno incazzare.
Perciò ho anche aggiunto stima a quella che già avevo per Dave Grohl, batterista dei Nirvana e in seguito creatore e frontman dei Foo Fighters, che non ha voluto partecipare al film documentario.
Ma tornando a Kurt Cobain, se ne sono dette di cose, se ne sono fatte di cause legali, di dichiarazioni, di smentite e quant'altro. Semplicemente, data la situazione, non mi sembra il caso di continuare con questa linea d'azione. Per capire o conoscere una persona, o qualunque verbo si voglia usare a seconda dei casi, non basta sentire quello che hanno da raccontare gli altri. Neanche se raccontassero sotto giuramento, con una mano sulla bibbia e l'altra sul petto.
Sarebbe bello sentire Cobain raccontare se stesso, chiedere direttamente a lui, o sentirsi mandare a fare in culo perché gli scoccia ricevere sempre le stesse domande. Sarebbe davvero bello, ma oramai non si può più. Il tempo delle interviste e dei racconti è finito. Quello che si poteva sapere del vero Kurt si è già saputo, il resto sono speculazioni di vari gradi e misure.
Se mi va di ricordarlo, personalmente ascolto le sue canzoni o le sue interviste o guardo i filmati dei live. Non vado a pagare della gente per scavare alla ricerca di nuove informazioni.
Il denaro, poi, guida le azioni di molte persone; so che non dovrei giudicare, ma questo lo capirei se qualcuno rischiasse la fame, la miseria e la vita sotto i ponti, invece se i soldi già ci sono e se ne vogliono semplicemente aggiungere altri allora per me possono e devono andare a fanculo.
Non si sfama la gente ricordando la pizza mangiata un anno prima, se si capisce cosa intendo.
E non intendo neanche trovare un finale per questo post, questo flusso di coscienza, questo something in the Way.