venerdì 17 gennaio 2014

Guida al malocchio.

All'improvviso, senza alcun avvertimento, vi è venuto un forte mal di testa? Vi è venuta l'influenza anche se non avete stretto la mano ad un essere umano da giorni e seguite una dieta a base di vitamine, proteine e zero correnti d'aria? Vi è venuto un brufolo enorme anche se non vi siete ingozzati di cioccolato? Allora caro utente potresti avere il malocchio! Chissà, magari è stata quella vicina di casa che vi odia tanto, o quel tizio a cui avete fregato l'ultimo posto libero nel parcheggio pubblico gratuito, oppure quella collega che ha una cotta per il vostro fidanzato. Secondo antiche credenze popolari siciliane (e non solo, ma non posso mica parlare per tutti), c'è una comoda soluzione per porre fine al malocchio e tornare a fare quello che si vuole.

Prima di procedere, una premessa: non è una guida passo passo per fare il malocchio a qualcuno (chiedo venia per questa disdicevole mancanza), bensì una guida su come liberarsene secondo il metodo conosciuto da Nonna Cents. Che, detto tra noi, è una donna molto saggia. Sì, lo so, non ho molti dei suoi geni. Pazienza.
Comunque, esistono diversi metodi e varianti ma adesso spiegherò quello che ho sempre visto io.
Ecco gli ingredienti:
  • un piatto
  • un qualunque pezzo di stoffa di colore rosso
  • olio
  • acqua
  • sale da cucina
  • un complice
Colui/Colei che sospetta di avere il malocchio, per comodità chiamiamola Maretta, si siede su una comunissima sedia qualunque, badando bene a NON INCROCIARE braccia, gambe, dita o altre parti flessibili del corpo.
Nel frattempo il complice, sempre per esempio e restando in ambiente la chiameremo zì Maria (in qualunque famiglia siciliana c'è una parente adulta o anziana che si chiama così, dove zì non sta forzatamente per "zia" o "pro zia" ma è una forma di rispetto dedicata a chi non è parente di sangue ma per i rapporti intrapresi è come se lo fosse), dicevo, zì Maria mette l'olio in un cucchiaio, versa l'acqua nel piatto, sistema il pezzo di stoffa sulla testa di Maretta e poggia il piatto sopra la stoffa.
Zì Maria prosegue facendosi tre volte il segno della croce e recitando il Padre Nostro o l'Ave Maria.
Una volta conclusa la preghiera, zì Maria bagna un dito nel cucchiaio di olio e lascia cadere sette gocce, una alla volta, cercando di non farle sovrapporre o toccare. I risultati possono essere due:
  • le gocce restano integre. In questo caso gioite: non avete il malocchio.
  • le gocce si espandono, dissolvendosi. In questo caso trattenete le bestemmie e gli insulti, poiché è segno di malocchio. La forza del malocchio dipende dal numero di gocce che "si rompono".
In entrambi i casi, per allontanare il malocchio, zì Maria prende del sale e lo fa cadere in quattro punti, come per formare i quattro estremi di una croce; difatti mentre lo fa pronuncia "padre, figlio e spirito santo". Il tutto per tre volte.

Zì Maria si bagna un'altra volta il dito nell'olio e lo cosparge di sale. Con il dito tocca tre volte le tempie di Maretta (tre per ogni lato, in alternanza). A questo punto zì Maria preme un palmo sulla fronte di Maretta e l'altro palmo sopra la nuca, poi preme i palmi sulle tempie di Maretta; queste due "strizzate" si ripetono per tre volte e nel frattempo si recita:

Occhio malocchio pigghiata d'occhio
nesce u malocchio e trase u bonocchio
Sinni va pa so via
cu Gesù, Giuseppe e Maria

(traduzione alla buona: occhio malocchio presa d'occhio/ esce il malocchio ed entra il buon occhio/ Se ne va per la sua via/ con Gesù, Giuseppe e Maria).

A questo punto, per finire, non resta che gettare l'acqua ma seguendo alcune regole. L'acqua deve essere gettata fuori di casa (per evitare inutili faide tra condomini suggerirei di non buttarla dal balcone; se odiate davvero tanto i vostri vicini del piano inferiore, beh, io non vi giudico). Nel gettarla si recita:

Acqua e sale pi li mari*
acqua e sale pi cue ni vole male

Cioè: acqua e sale per i malvagi, acqua e sale per chi ci vuole male.
(*mari: antiquata espressione sicula che vuol dire "malvagi")

Maretta è libera.
Fine.


DISCLAIMER!
 
Prima che mi mandate Mingo e il buon Fabio con la loro troupe televisiva, voglio precisare alcune cose.
Questo post è un racconto romanzato di antiche credenze popolari. Non vuole essere assolutamente una cura (non essendo in nessun senso un metodo scientifico), è solo espressione di una mentalità tipica di altri tempi, più pregiudizi e scaramanzia.
Inoltre, nessuno della mia famiglia ha mai preso soldi per togliere il malocchio. Non ci sono neanche vicini che vengono a chiederlo. In sostanza, gli unici "pazienti" di mia nonna siamo io e mia madre, e capita molto di rado.
E no, non fa pagare manco noi.

Che nessun venerdì 17 vi fermi, andate in pace! :)

2 commenti:

  1. La zì Maria xD Da me son di più le zie Concettine, ma sarà che a Catania è il nome più diffuso!
    Comunque anche nella mia famiglia la tradizione del levare il malocchio esiste, solo che ai tempi lo faceva nientepopodimenochè....LA MIA BISNONNA!
    Però lei non usava il piatto con l'olio ma un'altra tecnica;si sedeva vicino alla malcapitata di turno e iniziava, facendo rapide croci con le dita su un suo ginocchio (o spalla o fronte
    ), a ripetere una litania. Alla terza o quarta volta che la ripeteva, sbadigliava facendo un rumore assurdo (non saprei spiegarlo a parole) come se con lo sbadiglio buttasse fuori il malocchio della povera vittima e tutto finiva lì, con una sua carezza sulla guancia.
    Ora, c'è da dire che ai tempi ero piccolina (è morta quando avevo 11 anni) ma riuscì ad imparare quella litania che ripeteva e di tanto in tanto scherzosamente l'ho levato al mio uomo...e beh, su di lui funziona!
    Peccato che adesso ci vuole qualcuno che lo levi a me! (In teoria lo sa fare mia suocera, ma preferirei non darle questo potere su di me) :D

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    1. Le Concettine qua sono relativamente poche, sarà che hai ragione ed è questione di diffusione... La bisnonna che bellezza! Che dolcezza la carezza alla fine, un po' come una benedizione amorevole!
      Il fidanzato potrebbe anche ripagare il favore togliendo il malocchio a te xD

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Chiedete e vi sarà dato. Forse.