giovedì 29 dicembre 2016

Il Conte ed altri conti in sospeso.

Sono abile, che dico, abilissima a procrastinare.
Tipo che se ci fossero delle gare di procrastinazione non mi qualificherei neanche, perché ovviamente avrò procrastinato il momento di compilare il documento di partecipazione fino a quando (ops!) sarà scaduto il tempo massimo per le iscrizioni. True, sad story: sul sito della Virgin Radio qualche mese fa si poteva vincere un super cofanetto degli Iron Maiden semplicemente iscrivendosi al sito e rispondendo a qualche domanda. Ecco, un giorno mi sono detta "Basta! Nessun impegno mi deve più distrarre, nessuna pigrizia mi deve fermare stavolta", vado sul sito, mi iscrivo, leggo il regolamento e... boom! Il concorso era terminato la settimana prima. E ogni tanto penso ancora a quella fortunata persona che si è portata a casa gratis quel... super... meraviglioso... cofanetto degli Ir...
Scusate non ce la faccio (dove sono i dannati fazzoletti?!).
Sigh.



Qualche mese fa, ho finito di leggere il Conte di Montecristo (qui sopra nella mia splendida versione) e volevo scrivere un post tutto dedicato all'opera di Alexandre Dumas (padre, bisogna specificare; l'autore aveva un figlio, per chi non lo sapesse, non solo omonimo ma anche lui scrittore). Mi ritrovo qui così tanto tempo dopo aver procrastinato che ormai le sensazioni si sono affievolite, facendomi perdere la verve e l'entusiasmo derivato dall'aver finito un bel libro, perdendo nel frattempo anche il foglietto con gli appunti. Perciò sono scomparse le frasi che avevo estrapolato per citare e per condire il mio post sul coraggioso Edmond Dantès. Indi per cui, avendo ormai poco da dire, ho pensato di leggere qualche altro libro e raggruppare così le mie letture. Ma procediamo con ordine.

Edmond Dantès è un giovane marinaio, innamorato della bella catalana Mercédès, in vista di una gratificante promozione che, malgrado il suo carattere docile, buono e socievole, desta le antipatie e le invidie di alcune persone a lui vicine: il vicino di casa (un sarto) è Gaspard Caderousse e lo invidia per il denaro che riceverà dalla sua promozione a capitano, Fernand Mondego lo odia perché è innamorato della sua fidanzata, Danglars lo invidia per la promozione che Edmond ha ottenuto e a cui lui aspirava da tempo.
Fernand e Danglars, riuniti ad una tavola dove assiste anche un ubriachissimo Caderousse (e perciò poco in grado di intendere e di volere), escogitano un piano per liberarsi del nemico comune: scrivono una lettera e lo denunciano come bonapartista, cioè un partecipante al complotto mediante il quale far scappare Napoleone dall'Isola d'Elba, dove era stato esiliato, e farlo tornare al trono di Francia. La lettera arriva sino al magistrato e sostituto procuratore Gérard de Villefort, il quale, per sposare la figlia di un ricco marchese e salvare suo padre (che è un attivo bonapartista), decide di condannare Edmond alla prigionia nel Castello d'If per tutta la vita, nonostante sappia che Edmond è innocente. Senza neanche spiegarne le ragioni, durante la notte Edmond viene portato nell'isola della prigione e vi rimane chiuso, disperato e quasi annientato, per 14 anni.
In prigione Edmond conoscerà un altro prigioniero incarcerato a vita, che si trova come lui nei sotterranei e che lo salverà dalla sua decisione di morir di fame. L'abate Faria scavava dei tunnel sotterranei sperando di giungere al di fuori della fortezza, invece si ritrova nella cella di Edmond. Dopo le prime esitazioni, i due diventano più che amici, Edmond lo considera un padre, il vecchio gli insegna tutto ciò che sa su svariati argomenti, nel frattempo continuano a scavare tunnel per cercare la salvezza. L'abate però è anziano e malato, dopo un attacco muore. Nonostante il dolore, Edmond è abbastanza lucido da capire che l'abate è l'unico modo che ha per scappare incolume e senza causare la morte di alcuna guardia: si sostituisce al corpo del morto, progettando di scappare. Ciò che non sa è che i morti del Castello d'If non venivano sepolti, bensì gettati in mare. Lotterà con la zavorra che lo porta a fondo e con la tempesta fino a rifugiarsi su uno scoglio, dove verrà raccolto da una barca di passaggio. Da qui inizierà il suo viaggio che lo porterà ad arricchirsi grazie ad una leggenda fortunatamente vera (che Faria gli aveva raccontato con precisione) riguardo l'isola di Montecristo; ci vorranno decenni per farsi una cultura vastissima, diverse esperienze e per raccogliere tutte le informazioni sui suoi nemici. Infatti, come credo sia noto, l'intento di Edmond è di vendicarsi. E chi avrebbe potuto dargli torto? Era innocente, non aveva fatto del male a nessuno, eppure si era ritrovato intrappolato a vita in una minuscola cella sempre al buio, non sapendo i motivi della sua condanna, senza neanche essere informato della morte del padre, dovuta al dolore e alla miseria nella quale era caduto. Quindi, con le ricchezze, le conoscenze e le informazioni di cui era entrato in possesso, si vendicherà ad uno ad uno di tutti quelli che gli avevano rovinato la vita.
Ci sono davvero tanti personaggi, ognuno diverso per storia, indole, morale, estrazione sociale, intenti; alcuni sembrano "inutili", come se l'autore volesse solo raccontare molte storie all'interno della trama, invece in qualche modo ognuno di loro svolge un ruolo fondamentale per Edmond, facendolo arrivare ben oltre i suoi propositi. Libro lunghissimo (circa novecento pagine), all'inizio magari un po' lento, ma con determinazione si può leggere benissimo e restarne alla fine anche piacevolmente coinvolti.

Dopo tanta fatica, ho pensato di leggere un libro che avevo già letto tempo fa, di tutt'altro genere, e che mi ha portato di seguito a leggerne un altro dello stesso autore, due thriller. Lui è il tedesco Wulf Dorn e i libri sono La psichiatra e Follia profonda. Sarò breve, anche perché mi sono resa conto che ho scritto più di quello che avevo immaginato. La psichiatra si incentra sulla storia di Ellen, una psichiatra che si occupa di una paziente terribilmente traumatizzata, spaventata, sporca e picchiata, che blatera di un Uomo nero che la cerca e la troverà per farle del male e che se la prenderà anche con Ellen se cercherà di aiutarla. Ma Ellen non può fare a meno di aiutarla, facendosi trascinare sempre di più nel baratro, fino a farle dubitare di se stessa e di chi la circonda. La paziente non solo scompare dalla sua stanza nel reparto psichiatrico più controllato, ma nessun altro l'ha vista o ne ha sentito parlare, non esistono cartelle né tracce all'interno della sua stanza; come se non fosse sufficiente, Ellen inizia a ricevere telefonate minatorie dall'Uomo nero, che la costringe a cercarlo, a capire chi sia, se vuole salvare la sua paziente. A me è piaciuto molto, non avevo mai letto niente di simile; anche se avevo capito parte del finale già un centinaio di pagine prima, mi ha colta di sorpresa.
Follia profonda ha, come il precedente, una vena oscura, ansiogena e persecutoria: il concetto di base è lo stalking. Lo psichiatra Jan Forstner riceve delle lettere e in seguito delle telefonate da parte di una sconosciuta che dice di amarlo, gli spedisce disegni e rose come regali ed è convinta che lui ricambi questo sentimento (nei sogni di lei, Jan è colui che la ama e che la libererà dalla sua prigione mentale), ma stare insieme per loro è impossibile. Per il momento. Infatti lei ha un piano, dove l'eliminazione della fidanzata Carla è solo l'inizio.
Ricordo che la prima volta che lo lessi non mi fece dormire per alcune notti. Riflettiamoci: in qualsiasi luogo e circostanza, potenzialmente chiunque incontriamo nella nostra vita, qualunque sconosciuto senza volto e senza nome sullo sfondo indistinto della nostra esistenza, potrebbe avere delle serie turbe psicologiche, pur non mostrandone alcun segno in superficie. Questo soggetto ignoto X potrebbe vedere in noi qualcosa, qualcosa che lo faccia sentire legato a noi intimamente; potrebbe innamorarsi di quell'amore malato e immaginario, convincersi persino che un nostro sorriso casuale sia stato un segnale diretto proprio a lui, proprio a X, un modo per dirgli "So cosa provi, per me è lo stesso". Ditemi se tutto questo non è agghiacciante, oh.
Ecco, secondo me questo libro è agghiacciante e adrenalinico. Non mi dilungo troppo, ci sono troppe sorprese, troppe cose che fanno pensare in questo libro, che devo ammettere mi è piaciuto più del precedente.


Poi ovviamente, è tutto soggettivo, per cui se qualcuno volesse commentare in senso negativo questi libri è libero di farlo (purché spieghi le sue ragioni con civiltà e senza limitarsi a dire che fa schifo che non è piaciuto).

Tornerò chissà quando con altri libri e/o con altre storie.