giovedì 27 febbraio 2014

The Listography Project pt. 7 + 8: favorite teachers + "se una notte d'inverno una sognatrice".

Salve!
So che avevo scritto l'ultima volta, avevo detto che avrei postato queste due liste martedì. Lo avrei fatto, ma ho avuto un impegno improvviso e solo adesso sono riuscita a fermarmi, a trovare qualche momento libero. 'na faticaccia. Ma bando alle ciance!



The Life In A Year


Lista  #7 dedicata agli insegnanti che mi hanno influenzata in positivo. Devo dire che sono stata abbastanza fortunata con gli insegnanti, solo pochi erano... discutibili.
  1. Maestre delle elementari: quella di italiano, quella di storia/ geografia/ scienze sociali (che ora chiamano "cittadinanza"), quella di matematica/ scienze, quello di inglese: mi piacevano tutti, forse perché ricevevo più attenzioni e approvazione da loro che da mia madre.
  2. Scuole medie: non ho molti ricordi di quel periodo, quindi anche i prof sono sfumati.
  3. Liceo, e qui il discorso si allunga un po'.
  • prof di ed. fisica: adoravo quell'uomo. Ero sempre in palestra, io, che sono la pigrizia in persona, c'ero anche se la prima ora era buca o se in classe capitava una supplenza. Mentre il prof di ed. fisica delle medie mi diceva che non sapevo correre (costringendomi a un'odiosa marcia che mi faceva scoppiare la milza), lui indicava me come esempio. La miglior cosa era che (oltre all'aiuto sfacciato agli esami di stato) ci faceva giocare a pallavolo e fare l'alzatrice mi riusciva bene, giocando in squadra con lui non ho perso neanche una partita in cinque anni. Mi ricordo di una partita memorabile: eravamo io, il prof e un altro compagno di classe contro sei giocatori di un anno più grandi; il punteggio era di un set pari, il set decisivo era arrivato a 24 loro contro 16 noi. Noi già arresi, stanchissimi, con la testa eravamo già in classe. Finché il prof (che odiava abbastanza perdere) pensò di esortarci urlando "Se mi fate vincere vi metto dieci nella pagella finale!". Dieci in pagella? E quando ci ricapitava?? Mai, infatti. Però la partita si concluse 24-26 e un dieci sulla mia pagella.

  • prof di filosofia: donna con le palle, lei. Nessun collega osava farla incazzare, alcuni bidelli cambiavano strada appena la vedevano, lei era la Donna Invincibile. Lei era la donna che, consapevole del mio livello di pigrizia magnum, mi punzecchiava; andavo bene ma lei voleva di più. Ci è quasi riuscita. Comunque ha cambiato il mio modo di pensare, di cercare, perché lei non si limitava a insegnare concetti filosofici. Lei voleva insegnarci a pensare con la nostra testa, a fare critica invece di abbassare la testa su quello che ci dicevano. Durante le sue lezioni non si poteva dormire perché con i suoi suggerimenti eravamo noi a creare la lezione. Con lei non si faceva solo filosofia, con lei si facevano lezioni di vita.

  •  Prof di inglese: ah, santo uomo lui. Non saprei cosa raccontare di lui, che era così pacato e preparato.

  • Prof di matematica: molti lo odiavano e lo odiano a distanza di anni, molti mi prenderebbero per pazza, pochi mi darebbero ragione. Lui, che avrebbe fatto scappare Ivan il Terribile strillando come una ragazzina, incuteva una paura non indifferente. Nonostante fosse irascibile, era capace di spiegare matematica e di far capire persino me, era davvero preparato nella sua materia e nei giorni buoni avrebbe potuto dissertare con noi di storia, letteratura italiana, inglese e latina, biologia, filosofia e fisica con una facilità scorrevole tale da far risultare qualunque argomento semplice. Una volta capito il livello di apprendimento, anche se non avevi risultati eccellenti (io, per esempio), anche se durante l'anno ti insultava, ti sgridava, ti metteva due o tre nei compiti in classe, a fine anno chissà come la media dei voti si alzava: i due diventavano quattro, i quattro diventavano 6, i 6 diventavano 7. Tutto purché durante l'anno si dimostrasse impegno costante. Ho un ricordo molto buono di lui perché cercava di ammorbidire i suoi modi se dimostravi di voler imparare e di voler capire quel maledetto esercizio, perché dietro i suoi modi burberi c'era un uomo che amava il suo lavoro e la sua materia, era uno che aveva a cuore che noi zucconi imparassimo davvero qualcosa. Quanti prof possono dire lo stesso?

  • infine, la prof di musica: ci faceva vedere film sulla musica tipo i Blues Brothers, La musica nel cuore (quello con Jonathan Rhys-Meyers), uno su Ray Charles, ect. E ogni anno ci portava a Palermo, la nostra unica occasione di andare in gita.
Mi fermo qui con questa parte di lista, nella speranza di non dover fare una lista dei peggiori prof. Sarebbe complicato.
La Lista #8 è: e se vincessi milioni di milioni alla lotteria? Ahahahahahahahahahahahaha! L'unica cosa che io abbia mai vinto è stata l'influenza. Essendo abituata a risparmiare ho un po' di difficoltà a immaginare, ma avendo a disposizione un'improbabile vincita da fare invidia a zio Paperone...

Una casa al mare un po' come quella di Montalbano. Con un bel giardino dietro, la piscina al coperto, un enorme camino e il parquet. Caspita, ho sempre voluto camino e parquet.

Sistemerei il giardino con gli alberi di limone della nonna. E la casa della nonna.

Viaggi, tanti viaggi. Andrei finalmente a vedere l'aurora boreale in Finlandia, magari dentro uno di quegli alberghi che hanno le stanze con il soffitto di vetro. Ma anche Stoccolma, Malmo (e altra Svezia), partirei da Helsinki per vedere la Finlandia, partirei da Oslo per vedere la Norvegia, sia città che boschi, insomma sia artificio umano sia natura. Andrei a Londra, Birmingham, da qualche parte in Svizzera, di nuovo a Parigi (ho ancora l'amaro in bocca per non aver potuto visitare il Museo d'Orsay), il Galles, poi ho 'sta strana curiosità di visitare il castello del presunto conte Dracula.

Aprirei nella mia città un pub, un locale insomma, a più piani in modo da poter scegliere tra rock classico, indie rock e almeno un paio di stili metal. Con una bella scorta di birra e rum (mi piace molto anche il rum, problemi?).

Qualche collana o anello particolari, tipo di Vivienne Westwood o cose così.

Prenderei in gestione (o comunque darei supporto) case famiglie e un consultorio, con orari più permissivi (per la clientela, non per gli impiegati). Il primo impiegato che timbra il cartellino e se ne va lo spedisco a vivere in un' igloo.

Ah, quanto è bello sognare!

giovedì 20 febbraio 2014

Listography Project pt. 4+5+6: my favorite bands + my biggest fears + my past jobs.

The Life In A Year 

Sono un po' stanca di essere indietro, quindi oggi tre liste al prezzo di una e martedì altre due. Così dovrei essere al pari, spero.

Iniziamo con della roba bella, le imprescindibili presenze nei miei dispositivi musicali. Ovvero il cellulare, che l'i-pod, pace all'anima de li mortacci sua, mi ha abbandonata. Ecco quindi i musicisti che ascolto di più, in ordine sparso, niente classifiche:
Ministri
Iron Maiden
Verdena
Nirvana (da disadattata potevano mai mancarmi?)
Muse (fate voi che all'inizio volevo chiamare il mio blog "come in my cave"; ora mi rendo conto che la frase, tagliata fuori dal contesto, è piuttosto... ambigua)
The Doors
Led Zeppelin
The All American Rejects
Nofx
Pan del diavolo (niente di satanico, giuro)
Articolo 31 (mai rinnegare le proprie origini, anzi, immaginatevi me a sette anni che canto Ohi Maria)
Halestorm
Sonic Syndicate (finché la metà migliore del gruppo non ne è uscito per formare il seguente)
The Unguided
Renan Luce (ascoltatelo QUIQUI e ditemi se non vi salgono i valori della glicemia)


Ascolto molto altro, anche se di certi gruppi mi piacciono solo determinati album, ad esempio le greatest hits degli Offspring che mettono tanto di buon umore, o degli Avenged Sevenfold, o dei Good Charlotte (The chronicles of life and death, Good morning Revival).

Con la lista numero 5, quella delle paure, si spalanca una finestra aperta! Ma cercherò di limitarmi:
  • perdere le persone che amo: penso sia un terrore piuttosto comune. Essere abbandonata non mi preoccupa, ma la morte è tutta un'altra cosa.
  • filofobia: paura di amare. Ho paura di amare, di affezionarmi. Lasciamo perdere ogni analisi psicologica.
  • lucertole: ne ho già parlato ma rinnovo l'orrore. Non importa se siano dal vivo, in foto o in tv, a me salta il cuore in gola come una bottiglia di spumante troppo agitata prima di stappare.
  • aghi di siringa: esperienze spaventose quando ero troppo piccola. L'incompetenza di certuni è stata determinante.
  • nei film non riesco proprio a guardare le torture applicate agli occhi. E' davvero troppo per me.

 E per concludere in bellezza (come? Dove? Quando? Eeehh???), i lavori che ho avuto per la lista numero 6:
  • raccoglitrice di olive: era il giardino di famiglia e l'ho fatto solo un anno, data la mia paura delle lucertole capite che le due cose non potevano coesistere.
  • commessa: negozio di oggetti per la casa posseduto da certi palermitani che vabbè, non mi hanno impressionata in modo favorevole. Mica i palermitani potevano essere tutti simpatici come Cristina. Ci ho lavorato solo un paio di settimane, metà del tempo col negozio ancora chiuso. Quindi ho passato la maggior parte del tempo a montare scaffali, sistemare la roba che era buttata a malo modo dentro gli scatoloni, pulire, fare l'inventario nel magazzino (che in realtà era una stanza polverosissima) e ovviamente tutto in nero. E poi mi hanno indicato la porta.
  • doposcuola: niente da dire, quell'unica alunna mi impegna quattro-cinque ore, cinque giorni a settimana.

Ecco, ora sono in paranoia al pensiero di lucertole in agguato e con la depressione da disoccupazione. Vado a consolarmi con la musica, và.
Buonsalve!

domenica 16 febbraio 2014

Party planner no grazie.

In famiglia hanno tentato di combattere la mia vena asociale dandomi il compito di organizzare la festa di compleanno di papà IN CASA NOSTRA. E già lì è sfumata la mia prima idea, ossia andare nella pizzeria più buona della città. Sigh. Non mi capacito di come Genitrice abbia potuto dire di no a quella squisitezza (melodramma is the way).
Da questa esperienza ho capito un paio di cose:
  1. I supermercati alle 19.30 sono un covo di individui mentalmente instabili (e io ho alzato la media).
  2. Se ti va male in un supermercato, andrà sempre peggio.
  3. Se sei alta, diciamo, come un folletto (a voi la scelta tra la figura mitologica e l'aspirapolvere omonimo) e indossi jeans scuciti, se ti presenti alla cassa con una bottiglia di rum in mano, ti chiederanno un documento di riconoscimento. Seguito da un attento scrutare da parte della commessa e sguardo a metà tra le scuse e la derisione.

Se non dovessi fare la baby-sitter nel pomeriggio sarei certamente balzata alla guida molto prima delle sette di sera. Avrei cominciato prima anche se Genitrice si fosse fermata alla seconda lettura della lista di cose da comprare, invece di proseguire fino alla sesta. Sarei anche tornata prima delle nove se non fossero accadute quelle sfighe.
Visito il primo supermercato: tre delle cose elencate non ci sono, due costano il doppio rispetto ad un altro venditore. Avanti un altro.
Il secondo luogo pare essersi smaterializzato dalle coordinate geografiche in cui solitamente si trova e ricomposto in un cosmo la cui unica fonte di luce sono gli abbaglianti delle vetture che provengono dalla corsia opposta. Come se non bastasse la quasi cecità indotta dal contrasto buco nero/luce divina, il tizio nella vecchia auto dietro di me pensa bene di non rispettare la distanza di sicurezza e mantenere in attività i suoi abbaglianti, cosa che riflettendosi sullo specchietto retrovisore mi illumina gli occhi. Arrivo finalmente al supermercato, metto la freccia a sinistra per entrare e mentre penso "caspita, ma è chiuso o non hanno un generatore autonomo di corrente?" il simpatico autista che mi segue ha un'altra brillante idea: mi sorpassa da sinistra. Poi ci insegnano che le parolacce non si dicono, ma intanto quello mi deve spedire una cartolina dalla Casa Bianca di Fanculolandia.
Una gentile signora con pargolo alla mano mi comunica che non c'è corrente e che i commessi erano in preda alla disperazione. Non sa la mia, di disperazione. Poche ore e casa mia sarà piena di parenti che, non avendo antipasti con cui dilettare il loro palato, si diletteranno a chiedermi se ho pensato di tornare all'università, che Tizio ci è tornato, Caio ha iniziato, Sempronio ha finito, Tal dei Tali ci va ma da pendolare perché non trova un appartamento (perché è snob e altezzoso non lo dicono) quindi potrei andarci con Tal. Sì certo, corro subito a fare l'iscrizione (nel frattempo chiedo al mio nuovo amico automobilista se ha bisogno di una segretaria in quanto nuovo sindaco di Fanculolandia). Credono che il mio farmi i fatti miei sia sinonimo di paziente zerbino, peccato che io non sia nessuna delle due. Non sono paziente, non sono accomodante, non sono una che fa niente per niente (quando non si tratta di amici o di gente che trovo quanto meno simpatica). Come se il motivo per cui non voglio fare l'università sia la solitudine, come se scegliere una città in cui ho amici universitari sia un problema. Illusi.
Piuttosto che sorbirmi tutta la saga dei parenti/parenti di parenti/amici/amici di parenti/parenti di amici ect e delle loro carriere universitarie vado in un terzo supermercato.

Poteva mancare l'intoppo? Aspetto rosicando che un tizio esca dal parcheggio, volendo io lasciare la mia vettura all'entrata vista la pioggia che comincia a scorrere. Dopo almeno dieci inutili, stortissime manovre il genio mi si ferma davanti e un altro tizio si avvicina in controsenso e mi frega il posto. Schiaccio il clacson come se ne andasse della mia vita; il peso umano si toglie finalmente da davanti mentre il ladro di posto esce, scrolla le spalle e corre dentro il supermercato. Eccolo il prossimo sindaco di Fanculolandia.
Parcheggio a svariati metri di distanza, compro quello che c'è da comprare (e non sapendo ancora che Genitrice mi tartasserà perché ho comprato tovaglioli color senape e non giallo) esco e trovo il diluvio. Gocce grosse come cucchiai di sale e pozzanghere a dieci centimetri l'una dall'altra. Mando i miei calorosi saluti al ladro di posti, calo il cappuccio del giubbotto (perché gli ombrelli li rompo sempre) e spicco la corsa. Arrivo comunque bagnata fradicia. Giusto l'unica cosa di cui non avevo nostalgia di Parigi , i diluvi e la grandine (vedere al supermercato le Madeleine, quella sì che è nostalgia).
Torno a casa, commenti e lamenti di Genitrice. Preparo la tavola. Scelgo le ciotole per noccioline varie e lei me le cambia. Sistemo i tovaglioli, e lei li sposta. Arrivano i parenti, sistemo i loro giubbotti e Genitrice è soddisfatta. NO. Me li fa spostare. Due volte.
E a serata conclusa mi sento pure dire: non hai fatto niente! Per dire, ho persino comprato le candele che sparano scintille da mettere sopra la torta.

Col cazzo che farò la party planner.
 



Il bosco della regina a Versailles. Citare Parigi me ne ha fatto ricordare, quanto capisco l'amore della regina per il suo bosco.

giovedì 13 febbraio 2014

The Listography Project pt. 3: your favorite films.


The Life In A Year


Non ho un film preferito, anche perché guardo quasi unicamente film divertenti, leggeri, non impegnativi. E poi mi piacciono di più i telefilm.

Shining

Il destino di un cavaliere (andiamo, chi non ha mai voluto dire a qualcuno "Sei stato pesato. Sei stato misurato. E sei stato trovato mancante")

Come farsi lasciare in dieci giorni (dilettanti, io ci riuscirei in un pomeriggio)

Bad Boys

Man in Black

Il matrimonio del mio migliore amico (ricordate? Mi auto-cito: film non impegnativi.)

Se scappi ti sposo (come dicasi sopra)

Una notte da leoni (anche se per me Bradley Cooper resterà per sempre l'adorabile giornalista ficcanaso che era in Alias)

Giù al nord (fustigatemi pure, ma a me i francesi non dispiacciono; anzi, ho incontrato francesi meno antipatici di certi italiani)

Se mi è permesso citerei anche:
saga della Trilogia Millennium (versione svedese)

miniserie del 1995 di Orgoglio e Pregiudizio (per Colin Firth questo e altro)

Au revoir!

giovedì 6 febbraio 2014

The Listography Project pt. 2: pets you've had.

Andiamo subito al sodo senza prefazione, che ho come l'impressione che sarò comunque troppo loquace :P



The Life In A Year


  • Jack: pastore tedesco, protettivo ma coccolone secondo le narrazioni. E dico così perché è morto quando avevo due/tre anni e quindi non lo ricordo affatto. Da quanto racconta Genitrice, però, pare che noi avessimo un rapporto speciale, che fossimo una cosa sola tipo biscotto Ringo. Se Jack riusciva a scappare dal recinto andava ad accucciarsi accanto al box dove giocavo oppure accanto alla mia culla; se mi davano una merendina ne mangiavo metà e l'altra la imboccavo a lui. Sembra anche che mi piacesse regalargli i miei ciucci. Ditemi se non è amore questo.

  • Rocky: la mia cagnolina, la mia piccina, il mio Amore. Meriterebbe un post tutto per sé, anche un blog intero ma causerei troppi sbalzi degli zuccheri e non voglio lettori sulla coscienza. Dunque, Rocky era una volpina meticcia di taglia media, non saprei dire altro sulla natura del suo incrocio. L'avevano abbandonata ancora cucciolo all'interno del recinto di casa di una mia parente, santa donna aveva già altri cani piuttosto aggressivi e cresciuti ma voleva comunque tenersela. Sennonché mio fratello convinse i miei a prenderla. Avrò avuto forse cinque anni e ancora mi ricordo il suo primo giorno a casa, quanto scodinzolava quella briciola salterina. Purtroppo è passata a miglior vita circa un decennio dopo, appena superato un intervento chirurgico per tumore. Non potete capire la disperazione, per me è stato un vero e proprio lutto. E non sapete la rabbia che ho ancora quando penso a tutte le foto che le avevo fatto e che ho perso, per colpa di quel traditore di cellulare che me le ha cancellate di sua spontanea e crudele volontà.

  • Pesce rosso: è stato in casa Cents per boh, due mesi forse. Non ricordo neanche se avesse un nome, mi ricordo solo che era mentalmente instabile, infatti ad ogni pulizia della boccia saltava fuori ogni minuto.

  • Spadino: era un bruco di colore verde smeraldo, molto sgargiante. Era adorabile. Sono stati tre giorni molto intensi, finché non venne attaccato dalle api. La natura è un mistero.
 
  • Nikita e Rambo: due conigli grigi. I miei e Fratello hanno avuto poi il coraggio di farli ammazzare, cucinare e mangiare. Roba da incubi, gente.


Colgo l'occasione per dire che i nomi li sceglieva tutti quel piccolo dittatore di Fratello, per questo hanno quasi tutti nomi da lottatori della tv.
E con le liste ci si vede giovedì prossimo, bye!

lunedì 3 febbraio 2014

Domande senza risposta e nane semi-veggenti.

Perché Jared Padalecki non si taglia più i capelli? E come mai diventa sempre più gnocco di anno in anno? Che le due domande precedenti siano legate? Mmh...

Perché hanno chiuso l'unico locale in questa Città-che-non-c'è dove suonavano rock dal vivo già da due anni e ancora non me ne faccio una ragione?

Perché, dato il precedente dispiacere, adesso hanno chiuso pure la mia birreria preferita? Mò dove la trovo la mia Tennent's settimanale?

Perché il mio negozio di usato preferito vendeva una vecchia macchina da scrivere proprio quel giorno che non avevo venti euro in tasca? Non è una cosa crudele sbattermela in faccia e poi venderla a qualcun altro?

Perché una volta tanto che mi sono convinta a comprare uno smalto poi scopro che non è il colore che volevo? Volevo un blu notte e invece boh, una volta asciutto è diventato blu elettrico.

Perché leggere Viaggio al termine della notte di Céline sta diminuendo la mia già scarsa gioia di vivere?


Volevo raccontare una cosa, poi mi tolgo di mezzo (almeno fino a giovedì, che ho deciso essere il giorno delle liste). Sabato sera un amico mi ha convinta ad andare in discoteca. Immaginatevi la scena: nana vestita di nero e capelli scompigliati, come sempre, che si dondola sul posto per puro sforzo della volontà. Terribilmente sobria perché mi sono accorta troppo tardi di aver speso al supermercato più di quanto ricordassi, e poi mi mette a disagio farmi offrire da bere da amici. Chissà perché. Mezzo pacchetto fumato in tre ore e all'uscita si mette a piovere. Parolacce da ogni dove. Amico che mi chiede se ce la faccio a correre, io che rispondo: sei pazzo?! Correre su 'sti gradini di marmo? Ci vuole niente per scivolare.
Neanche un secondo dopo SBAM! una ragazza alle mie spalle è caduta col culo per terra. Il mio amico sostiene che sono una veggente o una maga.

Ecco, questo è stato il momento più interessante della serata. Beh, questo e il tentativo di un altro amico di cancellarmi una impronta digitale con la sigaretta. Quando passa il rossore vi dico se ci è riuscito.


PS: Se qualcuno di buon cuore prova compassione per me e volesse regalarmi una vecchia macchina da scrivere, io vi amerei finché campo. E probabilmente anche dopo.

sabato 1 febbraio 2014

The Listography Project.

Come sempre in ritardo su tutto, finalmente ho ceduto anch'io al fascino delle liste e in particolare di questa adorabile blogger. Non so cosa ne uscirà fuori, considerato che le mie idee "scappano" quando c'è da fare una lista, non so neanche se riuscirò a stare al passo. Vabbè, l'importante è partecipare :D


The Life In A Year



 Capitolo Primo della lista: FIRST.

  • First Car: mai avuta un'auto tutta mia, tutt'oggi la divido con mio fratello. Del resto ho appena 23 anni. Comunque, la prima auto che ho guidato in assoluto è stata la Panda dell'autoscuola, invece quella dove ho imparato a guidare era la Fiat Stilo di papà. Ho adorato quell'auto, anche se arrivavo ai pedali per un soffio, anche se non aveva più le maniglie interne e per chiudermi dentro dovevo prima abbassare il finestrino, anche se il cruscotto mi macchiava i jeans. L'unica cosa che posso aggiungere è che, dopo due anni dalla sua dipartita, mi capita ancora di guardarmi intorno e cercare la Stilo. Ah, amori perduti!

  • First Kiss: tredici anni, credo. Andai a casa di un compagno di classe con la patetica scusa di aiutarlo con la lezione di storia. Fu un tranquillo pomeriggio finché, seduti davanti alla tv (un cartone animato, ricordo), non mi chiese "Ti arrabbi se ti bacio?" e io giù a parlare, a ruota libera proprio, come se il mondo crollasse se non ci fossero altre parole, mica volevo fargli capire che non avevo mai baciato nessuno. Mi chiamò per nome e io come una scema mi voltai verso di lui e accadde. Mi baciò. Avevo il cuore che batteva a mitragliatrice e il cervello che ogni tanto si connetteva per dire "ah, è così?" (causa troppa salivazione di lui). Solo anni dopo capii che non esistevano solo i baci alla francese. Che tristezza.

  • First drug: nicotina al secondo anno di liceo. Mi fece un pochino schifo e la paura di essere beccata da papà mi fece anche rimpiangere di aver provato. Ironico che adesso ne sono dipendente.

  • First religion: cattolica. Ma poi ho smesso.

  • First best friend: dall'asilo alle medie era una bambina di cui ancora non so che dire. Diciamo che era una amica a intermittenza, a seconda della giornata: ottima o pessima. Poi ho scelto una scuola superiore dove non conoscevo nessuno e finì nel nulla.

  •  First telephone: non ricordo, credo fosse un Alcatel. Quanti pomeriggi spesi a fare un gioco dove un omino saliva e scendeva delle scale, evitando piccoli mostriciattoli, alla ricerca di stelline.

  • First book: non ne ho la minima idea, so soltanto che in quarta elementare una libreria ci prestava dei libri e la maestra ce li faceva leggere, per poi scrivere una specie di recensione. Credo sia da lì che m'è venuta la fissa per i libri e lo scrivere.