lunedì 21 maggio 2012

Quando mi diverto/ quando non mi diverto

C'è che a volte mi fisso su certe cose. Le vedo magari di sfuggita e mi avvicino incuriosita; finisse lì la storia sarebbe cosa buona e giusta. Invece no. Continuo a pensarci e ripensarci finché non esaurisco le forze (o i neuroni, che dir si voglia). E' da sabato sera che il mio pensiero fisso è una costante di molti sabato sera: bevo. Bevo molto più del solito e senza un motivo. Non è per integrazione nel gruppo sociale o perché "che figura ci faccio sennò?", e nemmeno per dimenticare le grame quotidiane. Lo faccio e basta. Bevo senza motivo e mentre mi chiedo il perché, sempre senza risposta. Forse perché se bevo la mia acida misantropia si attenua fino a un neutro (e comodo) volemosebene. Bevo per vedere solo il lato buono di ogni altra cosa.



Ma siccome sono polemica fino al midollo, mi faccio comunque delle menate mentali. Ora, dopo questo lungo prologo, ecco il pensiero che ha preso fissa dimora in me da sabato sera. Dividevo con una  amica un drink non meglio specificato fuori da un certo pub quando all' improvviso vedo delle facce conosciute in mezzo alla rada folla. Ero già in fase volemosebene, indipercui mi faceva sinceramente molto piacere incontrare dei vecchi amici, la cui relazione duratura mi fa sempre pensare che forse l' amore esiste davvero e che non è soltanto il mix di sostanze chimiche prodotte dal cervello che io credo (cinismo mon amour). Quindi scolo in fretta la mia metà di drink, in fretta perché tanto sembrava succo di ananas senza vodka e quelli mica potevano aspettare me. Per essere pratica preferivo non avere il drink che faceva avanti e indietro per quattro mani. A lui scappa un commento, forse innocente o forse colpevolizzante, non so. Fatto sta che mi ha dato dell' ubriacona e che la cosa non mi ha fatto piacere. Poi ho pensato: questi sono abituati a vedermi incazzata per un nonnulla, criticare la qualunque, invece ora vedono una parte di me che non esce mai di casa. Ovunque essa sia ubicata. Quindi mi tengo il commento e passo a saluti cordiali e scambi di frivolezze; in fondo è sabato sera e non è permesso essere seri. La questione in teoria finì così, da che-bello-rivedersi a mi-va-bene-se-mi-credi-alcolista-che-forse-mi-ci-credo-pure-io. In pratica no. In pratica i miei pensieri vanno a finire sempre là: bevo perché ne ho voglia. Finché non sento il bisogno di vomitare, finché non sento il bisogno di spogliarmi, finché non sento il bisogno di svenire, non ho bevuto in modo eccessivo. Diventerò alcolista? Lo scopriremo nelle prossime puntate.


Testo di "Bevo" (Ministri, album "Tempi bui")

Bevi pure quanto vuoi basta che poi
Fai guidar qualcun altro.
Lo sponsor dice bevi tutto ciò che hai e poi
Fai guidar qualcun altro.
Gli altri dicon bevi è la tua serata e poi
Fai guidar qualcun altro.
Lasciate guido io che quando bevo
Mi sento già qualcun altro

Per dimenticare (bevo bevo bevo)
Per ballare meglio (bevo bevo bevo)
Per il prodotto interno (bevo bevo bevo)
Per scoparti in bagno (bevo bevo bevo)

Perchè non ho sete
E per riscaldarmi
Perchè mi dai da bere
Da quando ho 15 anni

Quando mi diverto (bevo bevo bevo)
Quando non mi diverto (bevo bevo bevo)
Perchè il mio Paese (beve beve beve)
Perchè gli conviene (beve beve beve)

Lo Stato dice bevi che una parte poi va a noi
E fai guidar qualcun altro
Dimmi quanti anni hai e in ogni caso poi
Fai guidar qualcun altro
Sarebbe bello un giorno uscire per vederti e scoprire che
Che si può far qualcos'altro

Per conoscer gente (bevo bevo bevo)
E per rincontrarla (bevo bevo bevo)
Perchè non c'è altro (bevo bevo bevo)
Per tenermi calmo (bevo bevo bevo)

Perhè non ho sete
E per riscaldarmi
Perchè mi dai da bere
Da quando ho 15 anni

Quando mi diverto (bevo bevo bevo)
Quando non mi diverto (bevo bevo bevo)
Perchè il mio Paese (beve beve beve)
Perchè gli conviene (beve beve beve)

E poi ci sei tu
Che non bevi mai
Ti chiedono com'è che fai?
O che cos'altro ti fai?
E allora diciamocelo
Ci si droghi soltanto così

Per farmi coraggio (bevo bevo bevo)
Per salir sul palco (bevo bevo bevo)

Quando mi diverto (bevo bevo bevo)
Quando non mi diverto (bevo bevo bevo)
Perchè il mio Paese (beve beve beve)
Perchè gli conviene (beve beve beve)
E per festeggiare (bevo bevo bevo)
Il Bianco Natale (bevo bevo bevo)
Perchè anche il prete (beve beve beve)
E per giunta in chiesa (beve beve beve)

sabato 19 maggio 2012

Sfogo del week-ed: donna al volante.

Sapete come si dice: donna al volante pericolo costante. Se la donna in questione è la sottoscritta ed è incazzata come un leone a cui hanno fregato l' antilope appena ottenuta, (o un ciccione a dieta che ha appena vinto l' estrazione di un abbonamento ad vitae di bomboloni al cioccolato) ci ha visto giusto. Ecco come riconoscermi.

Oggi gli somiglio paro paro, tranne per gli occhiali da sole che non porto.
I finestrini della piccola autovettura sono abbassati come se ci fossero quaranta gradi e se così fosse, vuol dire che tu col maglione stai per tirare l' ultimo respir fatale. Non trattenere il respiro, che oltre a non essere utile non ti serve. Suppongo... ma continuiamo l' analisi. La senti arrivare quattrocento metri prima, annunciata da chitarre elettriche e compagnia bella (del tipo che potete sentire qui e qui). In un attimo è già passata, rea di non saper il significato dei numeri o del non ricordare proprio che lì c'è un limite di velocità che va seguito e rispettato. Ma ciò che contraddistingue nella fattispecie del guidatore donna l' "io normale" dall' "io incazzata" è un' altra caratteristica: nonostante ascolti uno dei suoi cd preferiti a volume amorevolmente alto, sta muta e non canta un verso. Nemmeno una parola.
Le orecchie degli ascoltatori sono comunque grati di questa pausa canora.
Questo tuttavia è un sintomo pericoloso, perché nel giro di quindici minuti ho fregato il parcheggio ad uno che girava intorno da così tanto tempo da credere che questo fosse ancora il 1999, ho saltato il mio turno al banco dei salumi e alla cassa, ho sorpassato una tizia che all' apparenza sembrava temere che il suo volante intendesse mangiarle le mani e credo di averla spaventata a mò di un improvviso BUH! nel buio di una stanza solitaria. Torno a casa sbattendo le porte e sostenendo che sia necessario per l' allenamento delle mie facoltà telecinesi, con la chioma sparata in aria che Caparezza mi fa un baffo. Il tutto perché, nonostante ci siano quattro patentati in casa, al supermercato devo andarci sempre io, persino oggi che le mie chiappe avevano stretto una relazione seria a scopo matrimonio con il divano (il quale, risentito dal distacco, si è sentito abbandonato e mi ha mandato una diffida). Guardiamo da vicino gli attori su questo palcoscenico casereccio:
Il papi è assente giustificato: è a lavorare. Grande pà! (esclamazione priva di sarcasmo, ma solo questa; promesso.) 
La cara genitrice gioca la carta dei sensi di colpa: se non ci vai tu, nonna stasera non ha niente per cenare.
C'eri vicino, mà! Tanto così, poi... Ma piuttosto che esser causa della distruzione dell' idillio di cui sopra, dò a nonna la mia cena. Sono altruista, sì.
Il fratello: lui è il personaggio più spinoso, le cui traversie hanno radice nei primi anni della nostra comune vita, da quando volevo giocare con le sue macchinine perché la mia simil-Barbie era dal parrucchiere... come biasimarla, povera stella. Ma questa è altra storia e non è il luogo adatto per parlare dei maltrattamenti impuniti alle Barbie. Con il fratello, dicevo, c'è un rapporto amore-odio definito in un circolo vizioso, del tipo che mi chiedo "Ma questo c'ha davvero quattro-virgola-cinque anni più di me oppure quattro-virgola-cinque anni è la sua vera età?". Lui non si abbassa a certe volgari attività come fare la spesa, perché lui è un laureato in cerca di specializzazione, mica una diplomata che nemmeno frequenta l' università perché non sa che fare. Per minoranza di titoli, questo dovrebbe essere il fine della mia esistenza. Cioè, non conta che fossero le 18.45 di sabato, che io fossi in pigiama e con cinque ore di sonno, mentre lui era vestito, pettinato e sveglio come me dopo che ho sbattuto la testa contro uno stipo.
In conclusione, ho solo una domanda: sua maestà vuole anche il tappeto rosso o dico al cuoco di appropinquarsi alla preparazione della sua regale cena?
Che certe volte lo posso capire... Posso passar sopra le sue grida quando poteva usare un tono non dico amorevole, ma quantomeno civile e sereno. Posso ascoltare i suoi consigli non richiesti e superflui e non rispondere male. Posso fargli un favore senza pretendere nulla in cambio. Va bene anche se il presidente Monti mi da della sfigata; non me la prendo più di tanto. Ma prima o poi si arriva al capolinea e da lì non si torna più indietro.
Dì un po', sei una persona che rischia?

domenica 6 maggio 2012

Non tutte le ciambelle escono col buco intorno

Ogni tanto mi capita di avere idee strane, del tipo ascoltare consecutivamente due album degli HIM, pensare "Chissà che faccia avrebbe il figlio della famosa attrice Cita, euhm...  Mariangela Fantozzi e il pervertito dei mari" oppure "Faccio un disegno serio!" e poi mi esce una cosa così:

Dire "nonsense" è un eufemismo, lo so!


Comunque, ritornando ai fatti...
Oggi non avevo niente da fare e tra tutte le attività che avrei potuto intraprendere, ho scelto la cucina. Io, cioè colei per la quale il verbo cucinare ha il significato di riscaldare il latte in microonde, preparare un panino (o un toast se si sente creativa e non ha eccessiva fame), condire un' insalata, lavare una mela (perchè non ha pazienza sufficiente per togliere la buccia) o al massimo uova sode ripiene. Oggi invece i miei limiti culinari si sono espansi aggiungendo un' altra pietanza: ciambelle.
Non chiedetemi la ricetta perchè già non la ricordo più, ma visto che mi sento in vena di condivisioni beccatevi 'ste foto:
Alcune delle mie miniciambelle.
Quiz: trovate l' intruso! La soluzione a fine post.























Dopo avere impastato farina, uova e lievito (non ricordo altri ingredienti, sorry) e avere modellato la pasta morbidissima, peraltro fallendo nel tentativo di dare loro la tradizionale forma circolare, le ho messe a friggere nell' olio. A momenti friggevo anche la farina finita sui miei vestiti ma vabbè, questa è altra storia, ossia la storia della mia mitologica leggiadria felina. Mitologica nel senso che tutti la conoscono ma nessuno l' ha mai vista; me compresa.



Si vedono male perchè ho una pessima fotocamera (qualcosa doveva pur andare storta), pazienza.
Comunque, come si può notare o immaginare, ci sono alcune miniciambelle sul monte Bianco e altre in un vassoio. Correndo il rischio di autoavvelenamento, ho proseguito con la prova del nove: l' assaggio. Visto che sono qui a narrare pare che l' esperimento sia riuscito. Ho cucinato cibo commestibile e di sapore accettabile. Yuppy!
E come promesso, la soluzione al quiz è quella che segue. Buonsalve!

Un pretzel. Più o meno...